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Intervista di Del Bue a Prima Pagina: “Superare le rivalità con una nuovo patto Parma-Reggio

Mauro Del Bue, per anni parlamentare e uomo di governo, poi amministratore del Comune di Reggio, è oggi direttore de l’Avanti e del Centro Prampolini. E questo centro ha promosso, col circolo Pertini di Parma, un inedito convegno che interessa le due realtà di Parma e di Reggio dal titolo intrigante: “Verso un patto Parma-Reggio, idee per azioni comuni”. Due campanili storicamente divisi chiamati a una prova di collaborazione strategica che metta il territorio e le sue eccellenze al centro, superando le rivalità. Ne parleranno, il 16 marzo dalle ore 17 e 30 al Fuori Orario di Gattatico, i sindaci delle due città e i presidenti delle due provincie. Ma saranno presenti e probabilmente interverranno anche il presidente del Parco dell’alto appennino, i presidenti delle due fiere, dei due teatri, le associazioni di categoria, le cooperative, i sindacati. Si tratta insomma di una sorta di stati generali di Parma e di Reggio che per la prima volta si danno appuntamento. Non a caso, a metà strada.

Del Bue, come nasce l’dea?

L’idea era nell’aria da tempo, ma ha preso forma dopo un incontro col sen. Fabio Fabbri, anche lui parmigiano-reggiano, essendo nato a Ciano quasi per caso, ma cresciuto a Tizzano, nella montagna parmigiana.

Ma perché sono stati i socialisti a promuovere questo incontro che, come quello di Teano, tende a far convergere chi in passato spesso ha guerreggiato?

Bisognerebbe chiederlo agli altri. Ci abbiamo pensato noi perché forse abbiamo ancora voglia di pensare e di promuovere iniziative. Perché siamo malati di politica, di quella buona s’intende. Partiamo da un presupposto e cioè che la crisi di credibilità dell’istituto regionale e il superamento, sia pur parziale e anche contraddittorio, delle province, rischia di farci ripiombare nei vecchi campanili. E questo sarebbe un danno. Ormai la pianificazione deve essere pensata su larga scala. Noi abbiamo una stazione mediopadana dell’alta velocità che serve almeno quattro province. Ha senso definirla reggiana?

Ma perché avete pensato proprio a un accordo con Parma mentre sono circolate, nel recente passato, soluzioni differenti?

Nella definizione delle nuove province o aree vaste, Modena vorrebbe ricostituire l’antico ducato estense, Reggio preferisce una provincia Emilia Ovest che da Modena arriva fino a Piacenza. Modena non ci sta. Ho ascoltato sabato in un convegno il sindaco di Bologna Merola che ha dichiarato che la muova area metropolitana di Bologna, prevista per legge, si allargherà ai confini della sua provincia attuale, e che sarà la base per costruire un nuovo rapporto con le due province di Modena e di Ferrara. Resta il fatto che Reggio e Parma sono destinate a stare insieme e ad allargarsi a Piacenza.

Come imposterete il discorso in questo convegno? Sarà il primo o il solo? Si stabiliranno anche incontri tematici?

Parleranno, coordinati dal giornalista Cacopardo, dopo due brevi introduzioni di Fabbri e mia, il sindaco di Parma Pizzarotti e di Reggio Vecchi e i due presidenti delle province. Ma mi auguro che un prezioso contributo possa essere fornito anche dai rappresentanti delle varie associazioni economiche, culturali, territoriali. Spero che il convegno sia la premessa di tanti tavoli tematici destinati a proseguire nel tempo. Faccio l’esempio dei due teatri. Possibile che qualche anno fa si pensasse a Reggio come centro produttivo del balletto e a Parma come centro produttivi della lirica, nell’ambito di una pianificazione dell’Ater, e oggi ognuno vada avanti per conto suo? Anche se, a dire il vero, quest’anno per la prima vota si torna a parlare di coproduzioni. Ma penso alla sinergia tra stazione mediopadana e aeroporto di Parma. Penso a un parco che interessa ormai comuni di entrambe le province. E a opere come la via Emilia bis e la Tibre, incredibilmente bocciata dalla regione, o la Cispadana che pare invece finanziata più o meno completamente. Insomma Reggio ha sempre vissuto all’ombra della polemica dei due ducati (Parma e Modena), Parma del conflitto con Bologna e del sogno di una regione tutta sua (Lunense). Bisogna depositare tutte queste vecchie suggestioni nel dimenticatoio e stabilire un nuovo sistema di relazioni e un nuovo modello. Siamo qui per questo. Per far sì che la pagina la si volti. E troppo affermare che si tratta di un appuntamento storico?