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Se 14 miliardi sembran pochi…

Buono il risultato ottenuto da Renzi in Europa. L’Italia ha ottenuto lo 0,85 in più di spesa sul Pil. Quantificandolo si tratta di circa 14 miliardi di euro autorizzati. Non male. Resta il fatto che una parte saranno devoluti alle spese per i migranti e per la difesa. Quanto ne rimarrà per gli investimenti? E soprattutto quanto per la diminuzione delle aliquote Irpef che servono, a giudizio di tutti gli economisti, per incrementare una ripresa ancora troppo debole e che viene prevista, decimale in più o in meno, attorno all’1 per cento per il 2016?

Vi sono poi i ritocchi all’Iva che vanno assolutamente evitati e che ci costeranno circa 10 miliardi che devono essere assolutamente tagliati alla spesa corrente. Dunque bene la flessibilità concessa, ma per l’economia italiana questo risultato rischia di essere solo, come è stato richiamato, una spintarella. Anche perché i primi dati sull’occupazione del 2016 non sono positivi. Pare essersi raffreddato il positivo impatto tra Jos act e soprattutto defiscalizzazione delle prime assunzioni, molte delle quali erano riassunzioni e riguardavano in massima parte fasce d’età superiori ai 40 anni. Il meno 13 per cento del 2016 non può non destare preoccupazione anche se, Renzi ha ragione, non si tratta di un meno assoluto, ma di una diminuzione (forte) della crescita.

L’impressione è che serva altro. La disoccupazione, quasi al 12 per cento, ha ancora un indice troppo alto e in essa quella giovanile (attorno al 42) resta il dato più preoccupante. E non accenna a diminuire se non di zero virgole. Servirebbe una più cospicua detrazione fiscale per le imprese vincolate alle assunzioni riproducendo le esenzioni del 2015 per il primo lavoro, servirebbe un piano massiccio di investimenti pubblici (scuola, ospedali, strade, autostrade, ferrovie, certo, ma soprattutto un piano per la messa in sicurezza del territorio italiano che frana e che uccide ogni volta che le piogge sono troppo copiose e lo saranno sempre di più per i cambiamenti climatici).

Si può e si deve arrivare a una crescita del 2 per cento per invertire la dinamica occupazionale. Ma andando così lentamente, molto più lentamente di quasi tutti gli altri paesi europei, quando ci arriveremo? Rilanciare lo sviluppo, anche attraverso tagli alla spesa corrente, ma soprattutto facendo crescere il Pil, è oltretutto lo strumento più efficace per abbattere il debito che la politica del rigore ha solo aumentato. Salvini propone la flex tax al 15 per cento, poi la corregge al 18 al 20 e la rende progressiva, te la serve a piacimento. Le proposte dell’opposizione sono sempre, Tsipras è il caso più clamoroso, molto piacevoli. Poi le stesse formazioni, una volta al governo, sono costrette a cambiarle. Sono pure illusioni che spesso ingannano l’elettorato. Resta il fatto che passo dopo passo anche il governo, se non vuole inimicarsi l’elettorato, da cui dipende, deve aggiungere qualcosa al suo pur sano realismo.