Il governo Frankestein
Dinnanzi a noi si potrebbe recuperare il vecchio detto di Mao “Alta è la confusione sotto il cielo la situazione è eccellente”. Sennonché prima di noi ci sta l’Italia e tutto si può pensare per difenderla e migliorarla tranne agevolare la vittoria del movimento grillino, piazzando un ragazzo senza alcuna cultura alla presidenza del Consiglio, a mo’ di cavallo caligoliano, guidato da un comico, a sua volta agli ordini di una società privata d’informatica. Un conflitto d’interessi che potrebbe fare impallidire quello di Berlusconi.
Se dopo le elezioni l’unica maggioranza numerica fosse quella tra Grillo, Salvini e la Meloni, e si formasse davvero il governo Frankestein consiglio di mandare a letto presto i vostri bambini. Nell’Italia dei paradossi se ne aggiungerebbe uno davvero clamoroso. Meno male che il populismo italiano è diviso. Altrimenti potrebbe essere maggioritario, visto che tutti i sondaggi non danno altra possibile maggioranza, nemmeno quella del nuovo patto Renzi-Berlusconi. Che sarebbe la più a sinistra possibile, Bersani se ne faccia una ragione.
Bel capolavoro di una sinistra reduce da due storici errori. Quello del dopo ottantanove: il suo rifiuto di fare i conti con la storia e di lavorare per la formazione di un unico soggetto socialista, di omogeneizzare la sinistra italiana a quella europea, attribuendole una identità specifica nella quale si può dissentire, ma dalla quale è più difficile distaccarsi, come insegnano tutte le forze socialiste europee, sia quelle che, come la tedesca, godono di un certo benessere, sia quelle che, come avviene in Francia, sono in grande difficoltà. Poi l’errore, conseguente a questo, di Veltroni, di americanizzare la sinistra, di puntare al partito a vocazione maggioritaria e al bipartitismo perfetto. Dopo questa intuizione il Pd ha perso elezioni e voti, la sinistra si è frantumata e il sistema politico italiano ha registrato la moltiplicazione dei partiti. Bella intuizione davvero.
Il tentativo renziano meritava attenzione. Si è scontrato con la fragilità politica dei suoi protagonisti e la frammentarietà dei suoi provvedimenti. Oggi il renzismo, con o senza Renzi, è finito. E perfino la maggioranza ReBer sembra un miraggio. Restano però scorie politiche e personali. Con una sinistra ove prevale l’odio per il vicino più che per l’avversario l’offensiva grillina ha buon esito. Se il principale bersaglio di Sinistra italiana e di Dp è Renzi si finisce per agevolare chi potrebbe avere i numeri per sconfiggerlo. Il governo Frankestein, sondaggi alla mano, si agita come un mostro all’orizzonte. La speranza è che i grillini non ce la facciano a mutare opinione su Salvini e Meloni. E viceversa. E che il 40 per cento (se la legge non cambierà) non sia alla loro portata. Se Parigi val bene una messa, Roma vale per ora almeno una prece…
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