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Due o tre cose che so di noi…

Dovremmo fissare bene, dopo tanti anni di tentativi, quel che possiamo fare noi socialisti italiani. E anche avere piena consapevolezza di quel che non possiamo e non dobbiamo ripetere. Per avere coscienza di tutto questo non dobbiamo mai dimenticare quel che é accaduto in questi 23 anni in Italia, comprese le scelte compiute dalle varie organizzazioni socialiste. Troppo spesso ce lo dimentichiamo e improvvisiamo possibili soluzioni già sperimentate senza successo. Iniziamo col dire che i soggetti che si ispiravano a una linea di continuità col vecchio Psi, sciolto nel 1994, non sono riconducibili alla sola esperienza del Si, poi divenuto Sdi nel 1999, dopo l’unificazione col gruppo del Ps di Intini, con il Psdi di Schietroma, con la corrente di Claudio Martelli. Per questo il tema dell’unità socialista, aperta anche a coloro che non provenivano dal vecchio Psi, é stata una costante.

Il 1999 fu il primo tentativo di rilanciare, in occasione delle elezioni europee, una lista socialista autonoma e unitaria. Il risultato fu lo stesso 2,1 per cento ottenuto alle elezioni del 1994 sulla quota proporzionale dal Ps di Del Turco. Il 2000 fu l’anno della morte di Craxi e del successivo tentativo di creare, col superstite Ps di De Michelis, la Lega socialista di Bobo Craxi e Claudio Martelli, un nuovo partito che ereditasse il meglio dell’esperienza craxiana. Nel gennaio del 2001 nacque il Nuovo Psi che, alleato con la Casa delle libertà, conseguì un misero 1 per cento nella quota proporzionale. Nel 2004, mentre lo Sdi confuse se stesso nella lista unitaria dell’Ulivo, la lista socialista alle Europee, promossa dal Nuovo Psi, che candidò tra gli altri anche Claudio Signorile, conquistò ancora il 2,1. Un destino?

Poi la grande speranza della Rosa nel pugno del 2006, col 2,6 per cento (meno di quanto ci si attendesse) e il suo scioglimento nel 2007 in funzione di una Costituente solo socialista con una parte (Angius, Spini, Grillini, altri) dei Diesse che non aveva accettato la confluenza nel Pd e con la parte del Nuovo Psi (De Michelis e il sottoscritto) che non aveva accettato la confluenza nel Pdl. Personalmente, dopo la mia adesione al gruppo parlamentare della Rosa nel pugno, votai contro il suo scioglimento e pregai Boselli di non convocare una Costituente socialista, ma liberalsocialista coi radicali, rinverdendo il meglio dell’esperienza della Rosa nel pugno. Non fui ascoltato. Veltroni ci mise del suo per far fallire l’esperimento della Costituente, negandoci l’apparentamento. Rifiutammo i posti accettati dai radicali. E l’1 per cento scarso ottenuto alle politiche mise fine ai sogni di riscatto.

Al congresso di Montecatini, dopo la cocente sconfitta elettorale, senza parlamentari, senza soldi, senza una politica che non fosse quella costituita dal nostro orgoglio, si poteva chiudere. Restammo in piedi. Con fatica, duro lavoro, iniziative anche provocatorie, sit in, invasione della Camera con volantini contro la legge elettorale, formazione del Comitato per la democrazia, tentativo di promozione di referendum. Nel 2013 tornammo in Parlamento, ma non, come avevo proposto e come sarebbe stato più produttivo, presentando la nostra lista, ma grazie all’inserimento di nostri candidati nella lista del Pd. Questo lungo excursus per dire cosa? Che l’idea di unire i socialisti non ha prodotto risultati (lo abbiamo fatto due volte, nel 1999 e nel 2008), anche se i socialisti che si muovono fuori dal Psi è certo un bene recuperarli. Ma non è certo risolutivo.

La seconda consapevolezza è che una posizione autonoma e senza legami con altre liste ha prodotto il più magro risultato della storia di questi 23 anni. Questo contrasta col sentimento che affiora in taluni compagni che scambiano i sogni con la realtà. L’autonomia scelta nel 2008 ha portato meno dell’1 per cento e l’azzeramento dei seggi socialisti nel Parlamento. La terza riguarda la natura dei nostri dissidi. Chissà perché nascono sempre in occasione delle elezioni o sarebbe meglio dire della scelta delle candidature. Dopo il 2008, gia prima dal comitato per la Costituente si era defilato Formica, i due terzi dei dirigenti si sono allontanati. Mi vengono in mente Boselli, Angius, Spini, Mancini, Grillini, Turci, De Michelis. E potrei continuare. Dopo le elezioni del 2013 é stato prima il caso di Bartolomei e Risorgimento socialista, poi del duo Di Lello-Di Gioia, infine di Area socialista, interna-esterna, di Bobo Craxi.

Vogliamo evitare questi errori oggi? Evitiamo di lanciare ancora sfide senza costrutto sull’unità dei socialisti e di inventarci collocazioni autosufficienti. Abbiamo già dato. Se possibile evitiamo anche, ma questo é solo un auspicio, di separarci ogni volta che si deve fare una scelta di candidature. Lo dico anche per quanto riguarda la costituzione dei nostri organi. Lo dico al segretario che deve compiere delle scelte. Non si può evitare di scegliere per non scontentare nessuno. Alla fine si rischia di scontentare tutti. Penso che l’unico progetto che valga la pena rilanciare oggi sia quello che già in passato ha dato i risultati migliori. Parlo di una Rosa nel pugno aperta ai verdi, ai riformisti, ai laici, magari impastata di nuovo civismo e se sarà possibile anche della presenza di Pisapia. Personalmente non vedo altro che possa permetterci di lanciare un progetto insieme politico ed elettorale. Non solo una ciambella di salvataggio, ma un’isola dove poter salvare la nostra gente integrata con altre e vivere nel futuro. Ne abbiamo bisogno. Mi dicono che non sarà facile. Ma quando mai, in questi 23 anni, é stata facile la vita per un socialista italiano?