Da il Resto del Carlino: Le crepe di Reggio. San Prospero aiutaci tu….
Oltre via Resti inizia via Franzoni, che s’imbatte in piazza San Prospero dove é ubicata l’omonima basilica, eretta poco prima dell’anno mille e poi crollata e ricostruita in fasi successive, con la facciata che risale a metà settecento. Davanti i leoni che hanno fatto per secoli la felicità dei bambini che li cavalcano a mo’ di cavalli del far West. A fianco la torre cinquecentesca, realizzata in fasi diverse e da scultori diversi e con stili diversi. Il progetto originale nel 1538 fu sottoposto all’architetto Giulio Romano che operava a Mantova. Un consulente di enorme prestigio per l’epoca. A pianta ottagonale la torre prevedeva questi ordini: dorico, ionico, corinzio e composito. Quest’ultimo non fu realizzato, nonostante gli sforzi del nostro Prospero Sogari, detto il Clemente, quello che forgiò le statue della facciata del Duomo, e la torre rimase incompiuta. Qualcuno potrebbe anche pensare che il vederla costantemente coperta da impalcature e panni rotti, costituisca un richiamo alla sua incompletezza. Invece no. La torre è da anni violentata da ferri e lenzuoli che ne impediscono la visuale. Alla base un pannolone infarcito di falsi murales. Trascuratezza del Comune, stupido imput della sovrintendenza? Una vergogna che si sposa con l’insipienza. Adesso pare che qualcosa si muova. A giorni annunciano un intervento, dopo nove anni di nulla. Vedremo. Ma andiamo con ordine. Sulla destra, appena arrivati sulla piazza ancora costellata di sanpietrini rimossi, a volte sostituiti con l’asfalto, ecco ergersi un immobile senza restauro da molti decenni con persiane alle finestre povere e rotte, in parte vuoto, preceduto da un porticato deteriorato e scolorito. In mezzo pochi negozi e un bar, che si affaccia d’estate anche sulla piazza e che richiama nel nome il santo patrono. Più avanti un altro bar. Di fronte il famoso forno Melli. ristrutturato recentemente anche come ristorante. Grazie a loro l’estate diventa vivace. Interessante e coinvolgente, molto. Tavoli e camerieri e vino e tovaglie bianche. Arrivano da ogni parte e San Prospero ritorna Santo. Reggio sembra Parigi? Se non fosse per il retro del Vescovado che si intravede e che grida vendetta. Un immobile a pois come la zebra di Mina. A chiazze bianche su fondo arancione. Mai sistemato. Come pure il Broletto, passaggio di unione della piazza Grande (piazza Prampolini) con piazza Piccola (piazza San Prospero), aperto addirittura nel quattrocento e oggi alle prese con il loggiato del palazzo vescovile, stupendo nel suo interno prospiciente, desolatamente rovinato. E il soffitto del Broletto annerito e pieno di fili e di corrente di elettricità che si collega a qualche presa in diretta. Pericoloso? Mah. Dal soffitto si mostrano un’infinità di pungiglioni mai rimossi, forse un tempo utilizzati come pose dei panni in vendita. Tutto qui sembra eternamente fermo. Non ricordo un solo intervento sul Broletto, tranne quello del pur encomiabile rifacimento del selciato, da quando ho cominciato a guardare la città coi miei occhi. Sotto banchi di formaggi e frutta e abbigliamento. Schegge di vita e brulichio di anime che si incontrano. Lingue e razze differenti che assaggiano il centro del centro. Con avidità. Potrebbero meritare di meglio? Penso di sì.
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