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Ancora orrore

Un altro vile attentato islamista si è consumato a Manchester, alla fine del concerto dell’artista americana Ariana Grande, che si era esibita all’Arena in una kermesse assai partecipata da giovani, bambini, famiglie. Un kamikaze si é fatto esplodere provocando 22 morti e 59 feriti. I dispersi sono 12. Al momento non si conosce l’identità dell’attentatore, ma le modalità dell’azione criminale e l’esultanza dei siti terroristici hanno subito indotto le autorità del Regno Unito a parlare di attacco della criminalità islamista.

La presidente Teresa Mey ha parlato di “attacco codardo” e ha deciso la sospensione della campagna elettorale (anche Ariana Grande, rimasta illesa, ha sospeso il suo primo tour europeo). Le informazioni non comunicano l’esistenza di vittime italiane. Ancora una volta, come al Bataclan di Parigi, si é colpito un appuntamento di giovani che s’incontrano per una serata di svago. Come a Istambul, nell’attentato di Capodanno, si colpì in una discoteca. Pare che i terroristi continuino nella loro tremenda campagna di morte a seminare morte nei luoghi del peccato occidentale. Che intendano ammazzare i reprobi della criminale ideologia fanatica dell’integralismo.

I luoghi pubblici, di aggregazione e di svago, sono non da oggi a rischio. Il tentativo di attentato allo Stade de France lo testimonia. Inutile adesso ripetere i vecchi impegni disattesi. Macron ha rilanciato il tema della difesa europea comune. Adesso diventa indispensabile anche in termini di sicurezza. Il coordinamento dell’intelligence e la formazione di servizi europei non possono essere rinviati. Parliamo tuttavia del Regno Unito che ha recentemente deciso di uscire dalla Unione europea pur non facendo parte dell’Unione monetaria. Si può scegliere la Brexit, ma non isolarsi dal contesto in cui si é collocati. Il terrorismo non fa differenze. Per gli islamisti paesi dell’unione o paesi che hanno scelto il loro isolamento sono tutti uguali, tutti nemici da colpire. Lo comprendano anche coloro che si sono schierati o si schierano contro l’integrazione. La guerra terroristica unisce popoli e stati molto più di un referendum.

Se all’Europa manca l’unità politica e militare che la lotta al terrorismo richiede, l’America di Trump non ha una strategia chiara. Il nuovo presidente americano occhieggia a Putin, ma combatte i suoi alleati, lancia ad un tempo la sfida all’Isis e all’Iran, la potenza mediorientale che più la sta combattendo con eserciti di terra. Così, senza l’unione degli europei, senza l’alleanza con la Russia, senza il coinvolgimento diretto dei paesi mediorientali e arabi, i terroristi che mettono a disposizione la loro vita e che sono ispirati da uno stato islamico che resiste (ma é possibile che ancora non si sia conquistata Mosul dopo mesi di assedio?) non si verrà a capo della guerra contro la civiltà della morte, del terrore, dell’omicidio diretto e programmato dei nostri bambini.