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La vergogna di 1993…

9 Giugno 2017 766 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ho aspettato a commentare il film Sky “1993” perché ho voluto vedere tutte le otto puntate. Ho resistito fino alla fine. Non ne potevo più. Da parte mia, che quel periodo di storia ho vissuto in prima fila o quasi, posso solo rimarcare un’assoluta estraneità del racconto con la situazione del tempo. Si intrecciano nel film di Sky quattro storie soprattutto, che nulla hanno a che fare con quel che è accaduto. La prima è quella di una sensuale, provocante e giovane ragazza (parla sempre con l’espressione di chi sta provando un orgasmo),Veronica Castello, bella assai, interpretata da Miriam Leone, che si concede un po’ a tutti per fare carriera (chi mai l’avrebbe rifiutata?). Parliamo di dirigenti di Mediaset, della Rai, imprenditori, deputati, giornalisti, editori. Francamente una così nel 1993 non l’ho mai incontrata. E aggiungo, sinceramente, anche un purtroppo. Nemmeno la sorella, giornalista d’assalto che vuole le notizie in anteprima e per questo intreccia una relazione con un addetto ai lavori di Mani Pulite, ha poi un comportamento molto diverso. Solo un po’ più intellettualmente giustificato. Veronica ha un breve momento di pentimento e di spinta emotiva per uno scrittore al quale aveva demandato il racconto della sua vita. E’ solo un raptus di ritorno alla normalità, subito sedato.

La seconda storia è quella di Pastore, un aiutante del “grande Di Pietro”, ammalato di Aids, che si butta a capofitto nella battaglia contro la corruzione nella sanità, dove compare anche il sangue infetto (sic). Dunque tra le tante malefatte dei corrotti di Tangentopoli è inserita anche quella di avere partorito l’Aids, contratta anche dalla ragazza con la quale Pastore sviluppa una relazione (ma pare che stavolta i politici non c’entrino, perché lei confessa di avere avuto un rapporto con uno sconosciuto bassista di uno sconosciuto complesso musicale). Prima Pastore (anche lui un latin lover) aveva amoreggiato anche con la figlia di un noto imprenditore sanitario (che andava naturalmente alle feste dell’Avanti!) suicida, ma in realtà ucciso da un ricattatore. La terza storia è quella di Pietro Bosco, uno scapestrato nullafacente che prende a cazzotti di notte alcuni delinquenti e viene promosso deputato da Bossi. Questo Bosco, uno che ce l’ha duro, vuol rappresentare il leghista della prima ora. E’ lui (in realtà è Orsenigo) ad alzare il cappio alla Camera, boffonchia, urla, rubacchia, si fa orchestrare da un vecchio democristiano, naturalmente si concede a Veronica anche in amplessi dentro Montecitorio, scopre le trame del suo superiore che frequenta travestiti. Uno lo finge morto per mero opportunismo e carrierismo politico. Insomma ne combina di tutti i colori. La peggior figura, però, la fa Gianfranco Miglio, che si fa infinocchiare da tale stratega, che prima lo induce a guerreggiare con Bossi, poi lo vende al senatur. Un pirla di qualità questo Bosco milanes de la bovisa. La quarta storia è la più tragica. Il dottor Notte, Stefano Accorsi, gelido funzionario Fininvest, è un ex sessantottino in disuso. Un arrivista senza scrupoli. Un freddo delinquente, di rara intelligenza criminale. Uno che sorride sempre cattivo come la matrigna di Biancaneve. Prima uomo di Berlusconi, poi, scaricato dal cavaliere, frequentatore e consigliere di D’Alema, si macchia di due delitti. Conosce il carcere, pare si innamori di una donna, che lo aveva massaggiato all’ospedale per disturbi alla schiena. Non alla testa. Lei scopre la sua vocazione criminale e lo fredda proprio alla fine dell’ultima puntata. Una buona azione. Ammazzare anche il regista e chi ha scritto i testi non sarebbe stato da meno. Resta un problema forse irrisolvibile. Quando si mischia storia e fantasia si cucina un piatto immangiabile. La storia comprime la fantasia e quest’ultima distorce la storia. Meglio, molto meglio film come il Processo di Norimberga o The Eichmann show, dove i racconti si svolgono sulla base della piena corrispondenza coi verbali. La fantasia meglio lasciarla ai romanzi d’avventura. Non ci saranno le fantastiche acrobazie sessuali di Veronica Castello, ma il rispetto della realtà sì. E non è poco quando si parla di eventi realmente avvenuti.

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