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La vittoria di Artioli

Sono molto contento dell’affermazione dell’amico e compagno Germano Artioli. Se penso che ha vinto a Campegine, il comune più inespugnabile d’Italia, ne deduco che il mondo é davvero cambiato. Germano Artioli non ha mai smesso di definirsi un socialista, (é tuttora iscritto al Psi) anche in piena campagna elettorale. É stato prima vice segretario e poi segretario del Psi di Reggio Emilia dal 1990 alla sua fine. Era, allora e lo ricordo come tale, uno dei giovani più preparati e impegnati, prezioso collaboratore del presidente della Provincia Ascanio Bertani. Germano é stato amministratore del suo comune, al quale è rimasto sempre legato. Se penso che Artioli ha vinto a Campegine ne deduco due riflessioni. La prima é riferita al fatto che i socialisti sono usciti finalmente dall’inferno che una manovra subdola e strumentale aveva contribuito a confinarli. Una piccola nemesi. La seconda é riferita alla crisi del modello cooperativo che in una realtà come Campegine ha certamente influito. Non a caso il competitore di Artioli, nonché già sindaco del Comune, era un ex dipendente della Coopsette, una cooperativa che ha recentemente chiuso i battenti, lasciando a casa centinaia di lavoratori. Penso che Campegine, in particolare, dimostri che anche a Reggio nulla è scontato, che nulla é come prima. Occorre che la sinistra reggiana ne tenga conto, che si interroghi sui suoi limiti, errori, deficienze, sufficienze e strumentali esclusioni e costruisca un futuro, anche in relazione alle successive scadenze amministrative, senza la presunzione della vittoria scontata. Non é più così. Questo il succo dell’insegnamento delle elezioni di Campegine che un uomo libero e coraggioso, di professione avvocato, ha saputo regalarci.