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Il partito che non c’é

Le cosiddette sette sorelle sono riuscite a portare in piazza a Torino trenta, qualcuno dice quarantamila, persone per sostenere la Tav, che l’ignoranza e la supponenza dei Cinque stelle vorrebbero bloccare. Abbiamo letto il documento di adesione scritto dal nostro Francesco Forte e lo abbiamo trovato razionale e convincente. Ma l’aspetto politico più interessante di questa manifestazione, e di quella di Roma contro la giunta Raggi che l’ha preceduta, consiste nel fatto che nessun partito l’ha promossa, nessuna bandiera vi ha sventolato, nessun uomo politico vi ha aderito. Stiamo attraversando una fase nuova e inedita della storia della democrazia italiana, in cui per la prima volta l’opposizione é affidata al civismo, col consenso anche dei partiti di opposizione. Perché la si ritiene la formula migliore e più convincente.

Ora é ben chiaro che il civismo da solo non può reggere e deve confluire in un progetto politico se vuole sfidare alle prossime elezioni questa maggioranza, o quella che ci sarà. Da tutti i sondaggi emerge un elemento costante. Mentre i Cinque stelle perdono una quantità di punti sempre crescente, non un solo decimale va al partito più consistente dell’opposizione che a sua volta continua a perdere punti. Ciò significa che un vero partito di opposizione oggi manca all’Italia e che o il Pd cambia sostanzialmente se stesso (nuovo nome, nuovo leader, nuova classe dirigente, nuovo programma) o un partito nuovo deve nascere. E può nascere solo al di fuori degli ideologismi stile LeU o Potere al popolo, che confidano ancora in vecchi schemi destra-sinistra o del più a sinistra.

Può nascere solo da valori nuovi e condivisi che si contrappongano sia a quelli della estrema destra salviniana, sia a quelli della deleteria incompetenza grillina. Le opere pubbliche non sono marginali. Rappresentano il perimetro della società industriale moderna, rifiutarli annega l’Italia nella marginalità, ne deprime la credibilità, ne riduce l’approdo verso l’Europa e il mondo, mentre comprime Pil e occupazione. La visione delle opere pubbiche da parte grillina é di stampo arcaico, luddista, medioevale come la loro cosiddetta decrescita felice. Un evidente e stupido ossimoro. Le opere pubbliche vanno realizzate nel più scrupoloso rispetto per l’ambiente e l’Italia ne ha bisogno se vuole uscire dai suoi dissesti, crolli, alluvioni nell’ambito di una illegalità diffusa e dannosa. Basta dunque coi vecchi riti politici. Tutti guardino con fiducia, i socialisti in testa, al partito che non c’é e che ci sarà.

In un recente sondaggio pubblicato dal Corriere su un campione di oltre settecento cittadini nel cuore dell’Emilia rossa, a Modena, risulta che i valori più apprezzati siano l’individualismo e la professionalità, mentre da ultimi arrivino cooperazione e sindacalismo. Ne vogliamo prendere atto e tornare alle nostre vecchie intuizioni sui meriti e sulla persona che individuammo a Rimini molti anni fa? E riflettere sulla crisi della cooperazione che ha colpito l’Emilia e sulla precarietà di un sindacato che al congresso, parlo della Cgil, a Reggio Emilia mette improvvisamente e clamorosamente in minoranza il suo segretario che poi se ne va dando dei farabutti ai suoi delegati? Ci accorgiamo che perfino l’Emilia e la Toscana hanno voltato la schiena al Pd? Quanto tempo dovrà ancora passare per capire quel che é già avvenuto?