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Tonino e il pugno chiuso

Qualcuno é rimasto favorevolmente impressionato. Si torna a salutare come un tempo facevano i vecchi socialisti. Anche Mitterand, Soares e Gonzales, e perfino il nostro Craxi, negli anni settanta alzavano il pugno. No, ragazzi, Tonino, che vede tunnel che non ci sono e nega ci siano quelli esistenti, non conosce la storia. Non credo abbia mai letto un libro. Forse Pinocchio. Non é socialista o comunista. Quel pugno lì, al Senato, lo ha alzato per esultare a mo’ di ultras. Come se avesse fatto gol la sua squadra. E aveva solo visto approvato il decreto per Genova. Che nostalgia per l’asciutto e anche un po’ algido comportamento dei vecchi democristiani. Che approvavano quel che volevano senza un sorriso, anzi dispiaciuti per finta di aver fatto un torto all’opposizione. Siamo oggi invece nella Repubblica dei buzzurri. La ragazza a Cinque stelle che sedeva accanto al Tonino (non ricordo il cognome, forse anche lei al governo) ha risposto alla reazione delle opposizioni con le dita della mano piegate per invitare tutti a levar le tende. Noblesse obblige, dopo gli insulti ai giornalisti (pennivendoli, corrotti, cani, puttane) ecco nuove oscenità nel linguaggio e comportamento parlamentare. D’altronde perché stupirsi. Trattasi di un partito nato non da un congresso, un convegno, un seminario, ma solo e proprio da un Vaffa…