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Mentre la nave affonda il Pd suona il piffero

Mettetela come volete, ma questo governo arriverà alle europee, poi sarà resa dei conti. In Europa le collocazioni dei due partiti di governo appaiono antitetiche: a destra Salvini e né coi popolari né coi socialisti Di Maio. Trattandosi di una coalizione, anzi di un patto avvenuto attraverso un contratto, questo potrebbe non essere un gran problema, sennonché l’incipiente campagna elettorale europea, la più importante della storia per le conseguenze politiche che determinerà e che incideranno profondamente sul futuro dell’Unione, porterà inevitabilmente a evidenziare le profonde differenze tra i due partiti di governo.

Già ne sono emerse e altre ne emergeranno. Pensiamo alle infrastrutture e al risultato prodotto dalla commissione ad usum delphini sui costi e i benefici della Torino-Lione. Ne trae spunto Di Maio per dire no, mentre Salvini continua a dir di sì e la Lega va in piazza a Torino a favore della ferrovia. Pensiamo al fenomeno dell’immigrazione, con Conte ormai schierato sulle posizioni grilline contrario alla chiusura dei porti (e degli aeroporti) e Salvini fermo sulle posizioni di sempre. Pensiamo al reddito di cittadinanza e ad un decreto che ancora non vede la luce non solo per problemi di sintassi e al testo sulla legittima difesa contestato dai Cinque stelle. La vera prova di forza avverrà dopo le europee e se il risultato, come finora i sondaggi hanno annunciato, sarà troppo favorevole alla Lega e sfavorevole per i Cinque stelle con ogni probabilità sarà crisi di governo.

A quel punto le possibilità aperte saranno solo due. O un nuovo governo, probabilmente presieduto da Salvini anche se gli alleati preferirebbero Giorgetti, con Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia più un nutrito gruppo di dissidenti grillini, ne servono un po’ troppi però, o nuove elezioni. In questo contesto che fa il Pd? Fino a marzo litigherà sul segretario e sugli organi dirigenti, poi dovrà affrontare una probabile debacle nelle zone rosse, Emilia-Romagna e Toscana, dove l’unica ancora di salvezza, lo hanno capito in Toscana Nardella e qualche altro, é proprio nascondere il simbolo del Pd, e infine dovrà fare i conti con un risultato elettorale europeo che, se gli andrà molto bene, sarà poco meno della metà del precedente.

Infine, dovesse intervenire una rottura tra i due partiti di governo il Pd sarà costretto a un nuovo conflitto interno, forse a una scissione, tra chi intende recuperare un dialogo coi Cinque stelle e chi invece intende chiudere la porta a chiave. E’ troppo evidente che mai come ora servirebbe un nuovo soggetto politico del centro-sinistra italiano e il Pd dovrebbe esso stesso farsene promotore. Non credo che avverrà, per logiche di nomenclatura. E allora che nasca senza il Pd e con tutti coloro che ne avvertono la necessità. Parlo della nostra comunità socialista, dei radicali, dei verdi, di Più Europa se saprà superare la sua vocazione integralista, di gruppi e movimenti cattolici, di pezzi importanti di società senza partiti, di settori del sindacato e delle associazioni di categoria, di autorevoli dirigenti del Pd a cui non si vuole dare ascolto. Altro non c’è da fare, perché i prossimi tre, quattro mesi segneranno il futuro dell’Italia e restare inermi a suonare il piffero mentre la nave rischia di affondare é di tutte la soluzione peggiore.