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Via al centenario granata

Forse é un’ovvietà, ma un centenario cade una volta sola nella nostra vita. Quelli che assistono al bicentenario del famoso pittore reggiano Antonio Fontanesi certo non c’erano a celebrare il centenario. I miei predecessori alla Camera Giuseppe Amadei e Dino Felisetti, che festeggiano cento anni nel 2019 e che hanno il dono dell’immortalità, forse ci saranno anche per il bicentenario della nostra Reggiana calcio, che oggi siamo costretti a chiamare Reggio Audace. Da tutto questo nasce l’importanza, la solennità, l’unicità di questo nostro avvenimento. Il centenario della Reggiana non é solo un fatto sportivo, ma si inquadra in una rete storica di relazioni che investono il piano sociale, economico, culturale e politico di una città e di una provincia.

Mi piace infatti rimarcare che la Reggiana é la squadra della intera provincia di Reggio, i suoi aficionados si estendono dal Po al Cerreto lambendo le coste del Secchia e dell’Enza. La Reggiana nasce ufficialmente il 25 settembre del 1919. Nell’anteguerra le due squadre di calcio che si contendevano il primato di Reggio erano il Reggio football club e la Juventus Reggio, che si unificarono nell’immediato dopoguerra formando
l’Unione sportiva reggiana che a sua volta, nel settembre del 1919 appunto, aggregando anche l’Audax Reggio, diede vita all’Associazione Reggiana del calcio, poi Associazione calcio Reggiana, che si iscrisse al campionato 1919-1920 di Promozione (allora esistevano solo due categorie, la Prima divisione e la Promozione).
La nuova Reggiana scelse di giocare nei prati del Mirabello, allora demanio militare e sito delle gare della Juventus e non al campo della Badia (viale RIsorgimento) dove giocava il Reggio. Indossò anche i colori della Juventus, nero con bordi bianchi, per tornare poi l’anno successivo ai colori del Reggio, il granata. Nel 1919 sindaco di Reggio era il conte Giorgio Palazzi, suo fratello Vittorino sarà presidente della Reggiana nel campionato 1923-24 quando i granata conquistarono la serie A. Nel 1919 si fece la fredda contabilità dei morti in guerra. In provincia furono 6.039, nel Comune di Reggio 947. Una strage. Morirono anche quattro calciatori e il primo cronista sportivo Ulderico Pedroni.
Primo presidente della Reggiana fu il conte Giuseppe Cassoli, suo vice Gaetano Galloni, consigliere il ragionier Gino Andreotti. La sede scelta fu il bar Falcelli ubicato nell’attuale piazza Prampolini, ma ben presto fu spostata sotto in portici della Trinità. Nel 1919 si tennero le elezioni politiche che segnarono un grande successo di socialisti e popolari, Girardengo vinse il suo primo Giro d’Italia, a marzo a Milano erano nati i Fasci di combattimento, a Reggio si svolgono scioperi nel settore agricolo e metallurgico, il consiglio comunale a giugno stabilisce la chiusura domenicale dei negozi (che tema questo, di cui ricorre il centenario) e in piazza Cavour si apre il primo bagno pubblico. Si cantavano canzoni tristi come “Cara piccina”, “Come le rose”, “Addio mia bella signora”, “Come pioveva”.
D’altronde nessuno poteva rallegrarsi a seguito della carneficina bellica. Per la prima volta il jazz e il fox trott vennero ospitati in città, all’Excelsior club, mentre al Ristorante popolare minestra, secondo piatto, pane, frutta o formaggio e un quarto di vino costavano solo 3 lire e cinquanta centesimi. I giocatori della Reggiana, che non avevano certo ingaggi simili a quelli di oggi, ne approfittavano spesso. La prima partita della Reggiana fu una gara amichevole con la Spal disputata al Mirabello, privo
di tribuna e di recinzione, il 19 ottobre 1919, finito 3 a 3. La prima partita ufficiale fu Reggiana-Audax Bologna, disputata il 23 novembre sempre al MIrabello e finita 0 a 0, giocata pare dinnanzi a quasi 500 persone. Molte di più di quelle che cento anni dopo, in questo increscioso campionato di serie D, incontriamo nei campi che ci ospitano. In stadi che assomigliano molto a quel primo Mirabello del 1919. Campi di cent’anni fa…