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Zingaretti, Gramsci e Moro

18 Marzo 2019 506 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Nella sua prima uscita da segretario Nicola Zingaretti ha detto molte cose giuste. Ha manifestato interesse per una coalizione di centro-sinistra sempre più unita, ha continuato a dichiarare la sua volontà di costruire una lista unica per le europee, ma sbattendo il naso contro il muro di Più Europa, ha aperto un dialogo, come è sempre corretto, oltre che opportuno, con le sue minoranze interne, anche se quella renziana senza Renzi appare divisa e financo frastornata.

Quel che ancora non può convincere i socialisti sono le solite evocazioni. Che poi rappresentano la storia a cui ci si ispira, quell’icona identitaria a doppia faccia che costituisce ancora l’anima del Pd. Zingaretti ha citato, oltre alla sedicenne Greta, Gramsci e Moro. Non a caso. A Gramsci, o Berlinguer, e a Moro, o La Pira, si ispirano i gruppi dirigenti e larga parte dell’elettorato del partito, che proviene in larga misura dal Pci (come lo stesso Zingaretti) o dalla Dc o dalle organizzazioni cattoliche (come Renzi, Guerini, Delrio). Pochissimi sono i casi di socialisti approdati al vertice del Pd (Epifani, che poi é uscito, Nannicini, Pittella).

Non si può costruire un soggetto che aggreghi anche l’area socialista se non le si riconosce la ragione della storia. E’ inimmaginabile, e fonte di contraddizione che non segna con coerenza i confini di un’identità, questa natura di un partito che diventa socialista in Europa, democratico in Italia e il cui passato é prevalentemente comunista e democristiano. Lo so che se a Zingaretti chiedi di citare Turati, Nenni e anche Saragat, non avrebbe problemi a farlo. Ma che nelle sezioni del Pd appaiano prevalentemente le foto di Enrico Berlinguer, e spesso quelle di Aldo Moro, cioè dei leader di un partito comunista e di uno democristiano la dice tutta sul Pantheon di questo partito.

Se nel Pd la figura che ancora ottiene maggiori consensi e apprezzamenti é quella di Enrico Berlinguer noi che siamo più o meno tutti figli della storia di Bettino Craxi come potremo identificarci con questo partito? Certo la vicenda di Craxi é attraversata anche da traversie extra politiche. E spesso si fa conti su queste per non riconoscergli una paternità e per negargli l’intitolazione di vie e piazze, soprattutto da parte della sinistra. Non sono cosi sicuro che questo sia il motivo unico e principale delle tante e perduranti diffidenze , per non dire ostilità.

La verità é che Craxi combatté a lungo e con parziale successo proprio l’egemonia del Pci berlingueriano sulla sinistra, cioè la sua teoria del compromesso storico contrapposta a quella dell’alternativa socialista, la preferenza, in nome di un alto tasso di cattocomunismo, all’accordo con la Dc rispetto al confronto col Psi. Non é giunto il momento di uscire dalle ambiguità e creare un nuovo soggetto politico che non deformi la storia e che non dia ragione a chi ha avuto torto? Non é giunto il momento per un partito socialista europeo di vantarsi della storia socialista italiana più che non di quella comunista o democristiana? Non è giunto il momento di riconoscere al Psi di Craxi, vice presidente dell’Internazionale socialista, di avere avuto ragione su quasi tutto quello che il Pci di Berlinguer contestava? Dal fratello commissario impari Zingaretti a indagare per scoprire la verità.

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