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Siamo su Scherzi a parte?

26 Luglio 2019 901 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Commedia pirandelliana con vaghi richiami all’assurdo beckettiano quella cui siamo obbligati ad assistere in questi giorni. Rivediamo le ultime scene. Salvini col supporto di Siri, cioé il Ministro degli interni, più il dimissionato sottosegretario alle Infrastrutture, incontra i sindacati senza presidente del Consiglio e ministri economici sulla flat tax e la prossima legge di stabilità. Ieri la partita di ritorno, Di Maio, ministro dello Sviluppo economico, col presidente del Consiglio Conte e il ministro dell’Economia Tria, più altri ministri e sottosegretari, hanno reincontrato i sindacati, assente la Lega. Mai come oggi i sindacati sono stati così spesso consultati e Landini si é anche detto soddisfatto di tanta attenzione. Li richiameranno adesso i ministri tecnici?

Aggiungiamo la pantomima sulla nomina della presidente della Commissione europea, sulla quale il presidente Conte ha espresso voto favorevole col consenso dei Cinque stelle, mentre la Lega ha fatto fuoco e fiamme contro quel voto. Cosi siamo l’unico paese che a Bruxelles é ad un tempo in maggioranza e all’opposizione. Son cose che capitano… solo in Italia. D’altronde tenere i piedi in due staffe non é connaturato alla migliore tradizione italiana?

Sul caso Savoini, il presidente del Consiglio Conte decide di riferire in Senato. Pensiamo su sollecitazione di Di Maio e dei suoi. Conte inizia a parlare e chi esce dall’Aula, l’opposizione, come sarebbe stato anche logico visto che non c’era Salvini? Neanche per idea. Escono i Cinque stelle, arrabbiatissimi per l’assenza del loro partner di governo. E’ un caso clamoroso. Crisi di governo? Neanche a pensarci. Se c’é un partito che non la vuole è proprio quello dei Cinque stelle. Perderebbe troppi voti alle elezioni. Protestano contro il governo ma stanno al governo. Superano Becket nel teatrino dell’assurdo.

Sul caso Tav siamo invece al teatro dell’illogico Jonesco. Il presidente Conte (intanto l’85% dei sindaci della Val di Susa si é detto favorevole all’opera) ha detto che non farla costerebbe di più che completarla. Anche Di Maio ha abbassato i toni fingendosi solo sorpreso. Decide il governo che fare? No, neanche per idea. Stanno cercando un’altra soluzione. Il governo andrà in Parlamento senza una sua posizione e deciderà il Parlamento dove la maggioranza pro Tav é amplissima. E’ la democrazia, bellezze, ha aggiunto Grillo. I Cinque stelle voteranno contro, qualcuno, nonostante i consigli del prefetto di Torino, sarà alla manifestazione che giungerà a Chiomonte. Crisi di governo? Neanche a pensarci. Il motivo? Se i Cinque stelle lasciassero le poltrone partirebbe una cementificazione integrale e magari si tornerebbe pure al nucleare (frasi dichiarate da autorevoli dirigenti grillini). Meglio restare e vigilare sulla scorta del meno peggio. Con Toninelli ministro anti Tav che dovrà gestire il sì Tav. Qui Jonesco diventa più logico.

Si tratta di una giustificazione risibile. Ma non é tutto. Di Maio oggi dichiara: “La Tav é un regalo alla Francia e la flat tax é senza coperture. Ma fiducia al governo”. Toninelli alza le barricate contro la Tav e dichiara che l’opera “era e resta inutile”, e chi non l’aveva capito, il suo consulente pro Tav, é stato licenziato perché “chi se ne frega di andare a Lione”? La sindaca Raggi chiede quei soldi per Roma e Il ministro Barbara Lezzi propone di spostare il tracciato della Tav al Sud. Guardate che non siamo su Scherzi a parte. O sì

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