Questo ex leader di un ex partito di maggioranza di un ex e di un neo governo deve essere impazzito. Chiama in piazza i suoi contro la restaurazione. Peccato che al governo ci sia lui. Se avesse detto che occorre anche una diversa politica estera avrebbe chiuso il cerchio. Di Maio pensa che ci sia un complotto contro di lui e il suo movimento, che qualcuno trami contro i felici risultati elettorali che non ci sono più da anni, che un demone, quello della restaurazione appunto, incomba ogni qualvolta una regione italiana si reca al voto. La colpa non é dei Cinque stelle, non é del governo, anzi dei due governi a cui i Cinque stelle hanno partecipato, ma di una sorta di oscura trama che qualcuno ha ordito. Bisogna dunque ribellarsi. I vituperati vitalizi innanzitutto. Che la commissione giurisdizionale del Senato, ma lo vedremo, abbia accolto o stia per accogliere i ricorsi, dopo avere consultato organi istituzionalmente preposti, li fa andare su tutte le furie. Quella dei vitalizi era una loro bandiera. Ma ammettere che si è trattato di un provvedimento chiaramente illegittimo e incostituzionale e ricorrere ad eventuali altri mezzi per approvare prelievi legittimi, proporzionati, transitori sui vitalizi non gli passa neppure dall’anticamera del cervello. Meglio gridare contro la restaurazione. E poi la prescrizione. Mica hanno i numeri per fare approvare la sua abolizione in Parlamento. Ma si rifiutano di prenderne atto. E nonostante Conte tranquillizzi tutti e parli di mediazioni possibili Renzi si limita a proporne un rinvio di un anno, il Pd propone una mediazione più soft, Di Maio e Bonafede preferiscono la piazza. Personalmente credo sia nota la mia posizione su questo governo. Vedo che si apre una concreta possibilità di creare un polo riformista fortemente critico e competitivo col Pd, che esclude una strategia comune coi Cinque stelle, formato da Renzi, da Calenda, dalla Bonino e dal Psi. L’ha proposto ufficialmente Roberto Giachetti in un’intervista su Il Foglio. Concludo così: sia benedetta questa proposta, i socialisti dicano subito di si. Di questo ha bisogno l’Italia di oggi e di domani.