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L’Italia s’é desta

Meravigliosa riscoperta di essere un popolo. Gli italiani danno il meglio di loro nelle emergenze. Come dimenticare il commovente prodigarsi di migliaia di giovani in occasione dell’alluvione di Firenze del 1966, e lo stesso strordinario comportamento dei friulani alle prese coi disastri del terremoto di dieci anni dopo? E come non commuoversi ancora per quello che tanti volontari e veri e propri eroi hanno prodotto per i successivi disastri della natura? Anche oggi gli italiani sono più che mai in pista. E stanno dimostrando di reagire a una drammatica epidemia, purtroppo anche letale (non era una semplice influenza), con un impulso mirabile. Innanzitutto con la prova eccelsa di tanti medici e infermieri che stanno sulla barricata rinunciando alle ferie e al riposo. Quando la guerra sarà finita qualcuno dovrà pure occuparsi di loro con riconoscimenti anche economici adeguati. Poi la gente. Meravigliosa. Quella che si affaccia dai balconi e dalla finestre di mezza Italia per salutarsi e per cantare e brindare partorendo una nuova socialità possibile in epoca di quarantena. Che popolo unico quello italiano che riesce a sfidare il virus con stornelli e canti popolari e che riscopre così la dimensione, tipica degli anni del primo dopoguerra, del caseggiato e della strada. L’Italia s’é desta. Forse pecchiamo di eccessivo nazionalismo se invitiamo gli italiani ad esporre dalle loro case il tricolore? Come quando fermammo gli austriaci nel 1918, come quando cacciamo i nazisti nel 1945? Non dobbiamo sconfiggere con le armi in pugno un esercito straniero. Ma dobbiamo con le armi della scienza e della medicina, ma anche della ragione e del rigore, che solo da noi si sposano con l’allegria, un subdolo nemico senza volto che riusciremo a sconfiggere prima del previsto. Sì, noi italiani lo seppelliremo anche con una risata…