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I Contebond?

Allora il governo italiano ha vinto o ha perso dopo la riunione dell’Eurogruppo, che peraltro non aveva alcun potere decisionale e ha rinviato tutto al Consiglio del 23 aprile? Inseriamo una distinzione tra quello che l’Europa ha dato prima di questo incontro e quello che ha promesso a seguito della seduta di ieri. Ho già avuto modo di scrivere che l’Europa non é stata con le mani in mano come Salvini e la Meloni strumentalmente sostengono. I primi atti sono stati: l’abolizione del vincolo del 3 per cento nel rapporto tra deficit e pil stabilito a Maastricht, e dei successivi calcoli definiti attraverso il fiscal compact, nonché il superamento del patto di stabilità, che stoltamente equiparava la spesa corrente a quella per gli investimenti. Poi due importanti novità in materia finanziaria e cioè la decisione della Bce di stanziare mille miliardi per l’acquisto di titoli di stato, dei quali 220-240 destinati all’Italia, e quella della Von der Leyen di istituire il Sure finanziandolo con 400 miliardi destinati all’occupazione. Non si tratta di cose di poco conto. Resta invece misterioso il vantato risultato positivo di Giuseppe Conte alla seduta dell’Eurogruppo. Quali sono stati i risultati concreti? Erano in discussione gli eurobond, o coronabond che dir si vogliano, il primo approccio unitario degli stati membri ad un operazione di finanziamento comune dei debiti di guerra (del virus). Pare che di questo si parlerà, senza alcuna speranza per gli assertori di questa operazione, il 23 aprile, ma Mario Monti oggi sul Corriere, dall’alto della sua professionalità mostrata anche in Europa, non prevede alcuno sbocco positivo. Poi il Mes, il vituperato Mes, che viene servito in questa nuova e separata veste: senza alcune condizionalità per gli investimenti sanitari, con le vecchie e rischiose condizioni (vedi il possibile avvento della Troika) per tutto il resto. Poi vi è un progetto, ancora da definire nei particolari, relativo alla costituzione di un cosiddetto Found recovery per la ripresa, i cui dettagli verranno, si spera, formulati al Consiglio del 23 aprile. Dunque dove sta la soddisfazione espressa da Zingaretti a tinte forti e da Conte nella sua conferenza stampa, il quale ultimo ha voluto precisare che l’unica reale novità, e cioè quella relativa al finanziamento senza condizioni delle spese sanitarie da parte del Mes all’Italia non interessa. E che l’Italia non vi farà ricorso. Ne prendiamo atto ma non ne comprendiamo i motivi che non siano di stampo ideologico. Una probabile imposizione dei Cinque stelle. Quello che nessuno ha rimarcato, ed é forse l’aspetto più negativo del recente incontro, é lo sfaldamento dell’unità conquistata tra i paesi mediterranei, e in particolare tra Italia, Francia e Spagna. Forse serviva più forza di convinzione in un legame storico e geografico, che invece si é sfaldato col governo italiano che é stato a guardare. Avrei personalmente evitato da parte di Conte, l’inesperienza a volte può giocare brutti scherzi, un attacco in diretta alzo zero all’opposizione, anche se quest’ultima spesso si rintana nel ricercare motivi di polemica e di scontro. Un tasso leggermente superiore di esperienza avrebbe peraltro consentito alla maggioranza di non bocciate pressoché tutti gli emendamenti dell’opposizione. Un presidente della prima Repubblica ne avrebbe ordinato do approvarne venti o trenta, magari quelli marginali. Ma la politica pare fuori luogo oggi. E cosi pure avrebbe sconsigliato di avanzare una proposta parlamentare per un prelievo sui redditi più alti, da parte dal mio amico Delrio e del gruppo Pd alla Camera. Calcolare i redditi del 2019 oggi put riservare fallaci sorprese e dare la sensazione che il Pd sia il partito delle tasse può recargli danno. Ma tant’è. En attendant Godot, e cioè la primavera del risveglio e delle guarigioni, speriamo che tutto volga al meglio.