Home » Nazionale

Il terremoto

1 Marzo 2021 302 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

La scomposizione del quadro politico alla luce della formazione del nuovo governo é quella già prevista nel mio editoriale del 31 dicembre scorso, intitolato “Renzi ha il vaccino Draghi?”. Per questo il voto di fiducia a quel che restava del governo Conte non solo non é servito a nulla, ma ha mostrato la scarsa propensione a intuire gli eventi politici che si sarebbero verificati. Oggi, osservando da sinistra a destra gli schieramenti politici italiani, si assiste a un vero e proprio terremoto. Iniziamo la perlustrazione da sinistra. Leu si é divisa in due con l’Mdp di Bersani e Speranza che ha detto sì a Draghi e Sinistra italiana di Fratoianni che ha detto no. Molto difficile una ricomposizione. Il Pd si trova a fare i conti, ad un tempo, con sondaggi che lo penalizzano, portandolo ancora più indietro della fase critica di Renzi, e con l’apertura di un confronto-scontro che si fa sempre più acido tra le diverse correnti. Viene da più parti contestata la posizione del duo Zingaretti-Bettini incentrata sulla parola d’ordine “O Conte o le elezioni”, poi clamorosamente smentita dal comportamento successivo. Mi auguro che questa diatriba fuoriesca dalla questione dei giovani, delle donne, dei sindaci, dei nuovi segretari, e che si affronti finalmente il tema che sta alla base della nascita di questo partito e cioè la sua identità. Il Pd é un partito socialista o socialdemocratico europeo o un partito democratico all’americana? A quale storia si aggancia? A quella comunista di Berlinguer e democristiana di De Gasperi e di Moro o a quella socialista di Turati, Saragat e Nenni (tralascio volutamente Craxi)? Questo partito non trova contraddittorio il fatto di avere assunto in Europa un ruolo nel Pes e in Italia di continuare a rifiutare il termine socialista? Lo dico perché non dimentico la risposta di D’Alema nel 1993 e cioè che il termine socialista in Italia era diventato “impronunciabile”, perché l’avevamo portato noi, gli impronunciabili. E infine. Un partito come il Pd può conciliare le istanze riformiste con un rapporto di unità con un movimento nato sull’antipolitica e una vocazione populista? Ma andiamo oltre. I Cinque stelle sono nel caos, alle prese con una scissione lacerante, con un problema di leadership che pare siano intenzionati ad affidare a Conte e con sondaggi sempre più negativi. Si interrogano anche loro sull’identità e la scoprono ora “liberale e moderata” ora “socialista europea”, ora semplicemente “governista”. La confusione appare all’apice e i due soci fondatori ormai definitivamente collocati su opposte sponde. L’area liberalsocialista é in formazione, con l’unione tra Azione di Calenda e Più Europa di Emma Bonino, ma pare sopravvivano ancora pregiudiziali verso Renzi, il vero vincitore di questo braccio di ferro sul governo. Nel centro-destra la divisione appare forte e nient’affatto sanabile. Forza Italia paga lo scotto di anni di politica sommersa, non accenna a recuperare consensi anche se la sua posizione sul governo non ha provocato alcuna tensione interna. Più delicato il trasferimento improvviso della Lega nel fronte europeista e a difesa dell’euro, anticipato da Giorgetti, che da tempo ritiene che una funzione primaria nel governo del futuro debba passare da un accreditamento da parte dei governi europei e dunque dalla partecipazione della Lega a un governo di unità nazionale. Come si é puntualmente verificato. La Meloni resta all’opposizione. Anzi é l’opposizione. E qui vedremo se le porterà benefici o meno. Dipenderà dall’andamento del governo Draghi. Se Draghi riuscirà a conseguire successo nella campagna di vaccinazione e nella elaborazione del Recovery plan penso che si determineranno due possibili conseguenze: un ridimensionamento del consenso a Fratelli d’Italia e una cesura nel rapporto tra la Meloni e gli altri due partiti di centro-destra. Tutto questo é stato prodotto dal trapasso dal governo Conte a quello di Draghi. E, per quanto ci riguarda, dovremo ben tenerne conto nelle nostre analisi e nella nostre proposte. Non c’é cosa peggiore che inventare strategie senza saper fotografare la realtà.

Leave your response!

Add your comment below, or trackback from your own site. You can also subscribe to these comments via RSS.

Be nice. Keep it clean. Stay on topic. No spam.

You can use these tags:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

This is a Gravatar-enabled weblog. To get your own globally-recognized-avatar, please register at Gravatar.