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Una giornata molto particolare

La festa della Repubblica di quest’anno viene celebrata più o meno con la stessa maggioranza di quel 1946 in cui i socialisti, grazie a Nenni, festeggiarono ad un tempo, col referendum la nascita dello stato repubblicano e con le elezioni per la Costituente la loro superiorità sui comunisti nella sinistra italiana.

Oggi il governo Draghi si regge su un consenso larghissimo come il governo Parri e poi il primo gabinetto De Gasperi a solo un anno dalla fine del secondo conflitto bellico. Allora l’Italia era chiamata a ricostruire il suo sviluppo anche con quel che derivò poi dal piano Marshall, oggi si trova a dover ripartire dopo quasi un anno e mezzo di pandemia, che ha fatto scivolare al meno nove per cento il suo Pil, grazie al Recovery fund predisposto dall’Europa.  L’Italia dal 1946 fino agli anni sessanta ha conosciuto il più alto tasso di sviluppo di quasi tutti i paesi occidentali, ma tenendo bassi i salari e costringendo il popolo del Sud ad una faticosa emigrazione al Nord. Ci volle il centro sinistra dai primi anni sessanta a favorire con la programmazione un riequilibrio sociale e, sia pur parzialmente, territoriale. Oggi sapremo noi essere all’altezza di quanto fatto dai nostri padri? Riuscirà l’Italia a risollevarsi dal pozzo in cui é stata cacciata, nelle vesti di Cenerentola, già prima dell’epidemia? Ci attende un compito immane. Le risorse del Recovery andranno spese entro il 2026, mentre in Italia per eseguire un’opera pubblica servono almeno il doppio degli anni. Le manovre legislative sulle semplificazioni e sulla giustizia (per accorciare la lunghezza dei processi e ci auguriamo per riformare profondamente una giustizia malata) sono all’ordine del giorno. Paiono invece deposte in soffitta le riforme costituzionali ed istituzionali delle quali l’Italia abbisogna. Si è bocciato al referendum una proposta organica che toccava i due rami del Parlamento oltre a quel Titolo V, ancor più nefasto oggi, voluto dalla maggioranza ulivista nel 2000. Si é preferito appoggiare una riforma di stampo populista che tagliava il numero dei parlamentari. E che ha ridotto l’Italia in rapporto alla popolazione agli ultimi posti in quanto a rappresentanza nel panorama europeo. E adesso? Si parlava di riformare la legge attinente il rapporto tra parlamentari e consiglieri regionali per eleggere il presidente della Repubblica, mentre ancora non conosciamo con esattezza i nuovi collegi ricavati da questa legge alla luce del taglio né la volontà o meno di procedere a una nuova legge elettorale. Si è zigzagato all’italiana, così per simboli, per singole battaglie vinte, senza preoccuparsi dell’assetto dello stato. Si parla di seconda, poi di terza, e oggi addirittura di quarta repubblica, ma la Costituzione resta quasi interamente quella della prima. Le leggi elettorali ormai non si contano, da quella per l’elezione diretta dei sindaci, a doppio turno, a quella per l’elezione dei governatori regionali, a turno unico, a quella proporzionale con sbarramento al 4% per l’elezione del Parlamento europeo, a quelle a tre quarti uninominale e un quarto proporzionale, cosiddetta Mattarellum, approvata nel 1993 per l’elezione del Parlamento nazionale, poi sostituita col cosiddetto Porcellum nel 2006 interamente proporzionale con sbarramento al 4% per le liste fuori dalle coalizioni e al 2% (ma col recupero della prima lista sotto il 2%) per le liste coalizzate e poi col Rosatellum nel 2018, proporzionale per due terzi, con sbarramento al 3% e maggioritario per un terzo. Questa confusione generale di intenti e di interessi politici non ha intaccato né i poteri del presidente della repubblica né quelli del governo, aumentando solo quelli delle regioni, con l’introduzione di nuovi veti e di materie concorrenti che rendono più problematico il cammino. A questo siamo. Saremo più credibili sul versante europeo e internazionale se decidessimo finalmente di mettere mano a quella grande Riforma che tanti anni orsono un leader socialista ebbe il coraggio di agitare inascoltato. Magari eleggendo, come nel 1946, una nuova Assemblea costituente. Chissà che qualcuno, magari dal cielo, non ci aiuti…