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La caduta di Zan

La mia posizione sul ddl Zan assomiglia a quella di Sansonetti. In linea di principio io sono favorevole a tutte le leggi di libertà. Sono stato favorevole a tutte le leggi patrocinate dai radicali e dai socialisti, sarei stato favorevole a una legge che avesse consentito agli omosessuali il diritto all’adozione, ho firmato con convinzione il referendum sull’eutanasia, e sono diventato amico di Beppino Englaro, discepolo come me di Loris Fortuna. Mi lascia perplesso una legge che prevede solo nuovi reati e nuove condanne, soprattutto, articolo 4 della legge, sulle libere espressioni. Il tutto offrendo su un piatto d’argento un potere discrezionale immenso alla magistratura italiana, sulla cui credibilità, almeno della sua parte più politicizzata, é lecito nutrire dubbi. Bastava una legge che equiparasse i reati di sesso al pari di quelli di razza e lasciar stare le lezioni sulla omotransfobia nelle scuole elementari dove invece bisognerebbe parlare di educazione sessuale. Mi hanno dato fastidio i clamori esultanti del centro-destra, ma il Pd, con la sua intransigenza, ha scavato la fossa da solo alla legge ignorando i pareri degli alleati e anche l’emendamento proposto da Nencini e sbattendo il muso contro il muro invalicabile dell’aritmetica.