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Meno drago?

8 Gennaio 2022 369 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Il Consiglio dei ministri di ieri sera pare aver trasformato l’immagine di Draghi da decisionista a mediatore. Voleva l’obbligo vaccinale almeno sui posti di lavoro, che significava in sostanza l’obbligo generalizzato, ma Lega e Cinque stelle si sono opposti. E’ iniziato un lungo braccio di ferro risolto appunto con una mediazione e non con un’imposizione, come altre volte era accaduto.

Il risultato: obbligo, ma solo per gli over 50, green pass rafforzato anche dal parrucchiere, ma non nei negozi, mentre in quelli di prima necessità si potrà continuare a entrare senza. Sono convinto che le mediazioni servano in un governo di così larga intesa. E sono altresì convinto che, se i partiti che lo compongono debbano guardare innanzitutto alla salute dei cittadini, un’occhiata alle elezioni del presidente della Repubblica e, come conseguenza della battaglia per il Quirinale, alle elezioni politiche, é naturale che la diano. A questo punto due le tendenze. Quella di chi ritiene che la risorsa Draghi rischi di evaporare nella tenaglia degli interessi elettorali contrapposti nell’ultimo anno di vita del suo governo e che quindi sia interesse suo e del Paese uno spostamento dell’inquilino di Palazzo Chigi al Colle, e quella di chi, viceversa, ritiene che senza Draghi non esista la possibilità di formare un governo e che il suo successore non possa essere che il corpo elettorale da convocare anticipatamente. Comprendo i sostenitori della prima tesi, ma non mi sento di condividerla. Chi meglio di Draghi può guidare la navicella Italia al naturale approdo elettorale? Se Draghi rischia, qualcun altro non rischia, affonda. E le elezioni anticipate senza poter giocare la carta Draghi anche per il dopo, questo rischio é ben maggiore caro Letta, consegnerebbero, con questa legge elettorale, il governo del Paese a Salvini o alla Meloni. Solo l’approvazione di una nuova legge elettorale che l’anticipo delle elezioni renderebbe vano, unito alla barriera che le forze liberaldemocratiche e socialiste possono erigere con la riproposizione di Draghi fino alla scadenza delle opere del Pnnr, possono consentire all’Italia di guardare con fiducia al futuro. Oggi il nostro Paese é quello che cresce di più e il presidente del Consiglio é l’italiano più stimato del mondo. Relegarlo al Colle con gli attuali poteri che la Costituzione gli assegna significa porre fine alla stagione della fiducia e del consenso. Perciò dico meglio un Draghi logorato che nessun Draghi. Meglio le elezioni a scadenza naturale che solo Draghi può assicurare. Meglio anche se sarà meno drago…

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