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Appunti su di noi

Prima fotografiamo chi siamo. Siamo una piccola comunità storico-identitaria. Una comunità che intende ad un tempo contribuire a non cancellare una storia e a proiettare un’identità nel presente e nel futuro. Duplice, anzi triplice, compito proibitivo. Siamo sinceri, il compito si é fatto progressivamente più arduo perché non siamo riusciti a coinvolgere nel nostro percorso esponenti che non derivino direttamente dal vecchio Psi, tranne qualche eccezione che riprenderò, e perché anche coloro che derivano dal vecchio Psi si sono progressivamente, e anche recentemente, ulteriormente divisi.

Le due eccezioni sono state la Rosa nel pugno, l’unica intuizione politica secondo me apprezzabile del vecchio gruppo dirigente dello Sdi, che ha aggregato socialisti e radicali (conquistando la percentuale più alta degli ultimi 30 anni di una lista a partecipazione socialista alle elezioni politiche) e la Costituente socialista, con la partecipazione di un gruppo proveniente dai Diesse, che ha invece raggranellato il risultato più basso. Cito questi due casi estremi anche per dimostrare che solo con l’identità non si raccolgono voti in un sistema non identitario, mentre se ne possono raccogliere con aggregazioni politiche e programmatiche. Ciò non significa che il sistema non possa cambiare. Con il ritorno al proporzionale ritorneranno le identità. Forse non d’acchito quelle vecchie, ma indubbiamente la si smetterà di far finta di votare governi e non parlamentari e ogni lista sarà libera dalle catene delle coalizioni che si presentano all’elettorato e poi si sfaldano in Parlamento. Nel breve periodo mi permetto di consigliare a noi stessi di insistere, puntando su un minimo di visibilità, sulla denuncia della crisi, anzi del collasso, del sistema politico nato nel 1994, unico e anomalo in Europa e che ha aperto un vulnus con la storia d’Italia. Se non apriamo noi il processo a questa seconda Repubblica mai nata, che offende la democrazia e la Costituzione con partiti fondati non sul metodo democratico come prescrive la Carta ma sul concetto di proprietà e che calpesta, come il recente caso dei Cinque stelle dimostra, anche le minime garanzie di uno statuto, chi può farlo? E se non apriamo noi una vertenza democratica con la magistratura, anche con atti clamorosi come ha fatto Renzi che ha denunciato i suoi giudici, chi altro lo dovrebbe fare? Contestualmente, perché in politica non c’è un prima o un dopo, dobbiamo occuparci non solo di un’alleanza, ma di una lista. Se la legge resterà questa dovremo occuparci di entrambe le cose: di un’alleanza per il maggioritario e di una lista da presentare sul proporzionale. Se si andrà verso un proporzionale solo di una lista. In entrambi i casi lo sbarramento ci impedirà di presentare una lista da soli o con frammenti che non suscitino la minima speranza di poterlo superare. Lo sguardo é ancora puntato sulle forze dell’area liberlsocialista che però paiono divise tra chi (Azione e Più Europa) volge a sinistra e chi (Italia viva) intende formare un nuovo centro. Si dovrà ragionare anche sulle mosse di Letta. Vorrà ancora tenere fermo l’asse coi Cinque stelle che oggi si presentano lacerati, e con quali poi? O intende costruire una lista e una coalizione, nel caso la legge rimanga qual’è, di stampo riformista? L’importante per noi é aver chiaro il cammino, senza suscitare illusioni che generano desolazioni, senza dar retta a coloro che pensano che i socialisti sono destinati a risorgere e poi ci negano il voto, e senza seguire quanti ci porterebbero per la seconda volta fuori dal Parlamento, senza seggi, senza soldi, senza Avanti, senza sede. Questa, di tutte, sarebbe la soluzione peggiore, una vera e propria eutanasia non voluta. Dunque punibile.