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Negoziato, bombe, Europa e nuovo bipolarismo

Il mondo tira un sospiro di sollievo dopo le folli e criminali minacce di Putin di ricorrere all’uso delle armi nucleari e all’allerta proclamato nei giorni scorsi. Il fatto che in Bielorussia si siano incontrate delegazioni ucraine e russe fissando un nuovo incontro non può che essere giudicato foriero di speranze di pace. Restano sul tappeto, a quanto pare, questioni irrisolte delle quali la prima dovrebbe essere una logica e necessaria premessa.

La cessazione delle ostilità e delle bombe che vengono lanciate dall’esercito invasore contro obiettivi militari ma anche contro i civili non può non precedere, infatti, ogni tavolo negoziale basato sulla buona fede reciproca. Non é così e la guerra, da quanto si apprende, é diventata ancora più aggressiva. Da una parte si parla e dall’altra si muore. Che la Russia abbia posto sul tavolo la neutralità dell’Ucraina e il riconoscimento dell’annessione della Crimea e immagino, perché se no non avrebbe senso il loro riconoscimento, dell’autonomia sotto stretta protezione russa delle due repubbliche del Donbass, fa parte del gioco. Difficile che gli ucraini possano accoglierle soprattutto alla luce dei proclami di annessione dell’intera Ucraina alla Russia diffusi in queste ore su più di un organo russo e chiaramente ispirate dal tiranno di Mosca. Credo molto improbabile, anche se a una tregua si dovesse arrivare, che la comunità internazionale potrà accogliere Putin (dubito anche lo possa fare la stessa Cina) come un interlocutore. La stessa Russia pare intenzionata a non sopportare più i suoi atteggiamenti. La povertà che dilaga dopo le sanzioni si fa preoccupante, seimila sono già i giovani che hanno osato sfidare il tiranno e rinchiusi in carcere, mentre nel Palazzo sono state messe a tacere molte voci autorevoli a cominciare da quella del ministro degli Esteri Lavrov e del capo dei servizi segreti, brutalmente interrotto nel corso di una riunione le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, mentre gli oligarchi fremono e i miliardari, come Abramovich, spingono in altre direzioni. Non è da sottovalutare l’azione di mille hacker coordinati e che sono penetrati nei siti più segreti. Anonymus sa il fatto suo. Non può bastare a Putin la silenziosa solidarietà di una prestigiosa bacchetta che perde un podio per non dissociarsi da un’invasione, al contrario di quanto ha fatto il più grande soprano lirico, Anna Netrbko. Adesso dovrà sopportare nuove privazioni e umiliazioni economiche, culturali, sportive? Fino a quando? Non può reggere. Mentre noi, in Italia, abbiamo da fare i conti col loro gas, che copre il 45 per cento del nostro fabbisogno, ma che possiamo e dobbiamo recuperare aumentando le provvigioni dall’Algeria, che tuttora ammontano al 17% del nostro fabbisogno, e dall’Azerbaigian, anche grazie alla Tap che il nostro comico (quello ucraino é serio e oggi personaggio drammatico, il nostro fa ridere anche quando parla seriamente) contestava. E se serve potremmo, come la Germania, riattivare transitoriamente le centrali a carbone. O all’estremo rivolgerci agli Stati uniti. Su questo oggi Draghi é parso alquanto rassicurante. Qui si apre la potenziale svolta mondiale che la guerra in Ucraina conseguentemente determina. Se lo scopo di Putin é quello di creare le condizioni di un nuovo bipolarismo fondato, da un lato, su una Russia che riconquisti i confini del pre 1991, e dall’altro, su un accordo con Cina, India, Corea del Nord, con evidenti obiettivi economici e politici, l’Occidente democratico deve stabilire una nuova unità e solidarietà. Innanzi tutto deve lavorare perché questo fronte non si crei, soprattutto perché non si consolidi quell’asse Mosca-Pechino che l’ideologia comunista aveva spezzato. E poi operare anche una profonda revisione al suo interno. L’Europa, con l’invio di armi letali all’Ucraina, ha legittimato un principio di intervento anche fuori dai suoi confini a un popolo che lotta per la sua libertà e indipendenza. Non era mai avvenuto prima. Ha ragione a sottolinearne l’importanza Lucia Abbatantuono nell’articolo pubblicato sul nostro Avanti. Questo é stato possibile grazie a una coesione delle diverse nazioni europee quale prima non si era mai creata. Il ruolo attivo dell’Europa, verso il cui approdo tende oggi l’Ucraina, è la vera novità politica di questi giorni e può essere la base su cui costruire un processo unitario concreto fondato su una politica estera e di difesa comuni. Anche gli Stati uniti possono, grazie alla tendenza democratica di Biden che ha sconfitto il populismo nazionalista di Trump, concorrere a questa unità favorendo aiuti ai paesi europei in difficoltà. Penso a Italia e Germania, ma anche alla Spagna, che scarseggiano di materie prime. Si fa strada dunque un nuovo orizzonte fondato su un’economia subalterna alla politica? Così era al tempo di guerra fredda, ma con l’Europa divisa in due. Oggi l’Europa, questa la vera novità, é unita e solidale. Nel campo occidentale avrà una voce dopo le scelte compiute per l’Ucraina. Una nuova solidarietà democratica e occidentale fondata su un equilibro retto dagli Usa e dall’Europa unita, senza atteggiamenti di superiorità, ma assolutamente paritario. Questo oggi é l’obiettivo, conseguenza di una tragedia e dei piani di un uomo senza scrupoli e dei suoi progetti che bisogna assolutamente saper individuare (non é difficile perché sono da lui stesso rivelati) e con forza contrastare.