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Gli oligarchi televisivi

Non scopro certo io il potere della televisione. E in particolare dei cosiddetti talk show televisivi diretti, coordinati e orientati dai soliti giornalisti che da decenni accompagnano le nostre serate: Vespa, Floris, Formigli, la Gruber e da meno tempo Del Debbio, Porro, la Berlinguer, la Palombelli. Generalmente, soprattutto i primi, invitano chi vogliono, morbosamente gelosi della loro supposta Si è discusso in questi ultimi tempi se l’autonomia debba trasformarsi in autoreferenzialitá. E a proposito di personaggi recentemente passati agli onori della cronaca, perché imperversano quotidianamente in TV sol per il fatto di sostenere tesi stravaganti,i a fronte di un’ipotesi di limitarne una certa qual sovrabbondanza Corrado Formigli è scattato in una reazione sbuffando: “Nei miei programmi invito chi mi pare”. Ora il problema esiste eccome. Il potere, soprattutto di un mezzo come quello televisivo che ha notevole capacità di influenzare l’opinione pubblica, di elevare o abbassare le percentuali elettorali, di promuovere o restringere la popolarità dei personaggi, non può essere assoluto. Così com’è quasi ovunque oggi in Italia sconfina nella manipolazione (basti pensare al talk show in cui imperversano all’unisono i vari Orsini, Travaglio, la Di Cesare, e via parteggiando per Putin con sulla cresta il vice direttore de La verità, la Pravda italiana, il putiniano Borgonovo). Una volta si diceva che una notizia era vera solo se pubblicata da un giornale, adesso la credenza si sposa con le parole di questo o quello in tv, nel salotto di Vespa, peraltro il più equilibrato, o da Floris e Formigli. Un partito esiste solo se il suo leader è chiamato a una comparsata in un cenacolo, un personaggio sconosciuto acquista immediata notorietà solo se li frequenta ed è costretto a vivere ignoto, anche se ha doti analoghe o superiori ad un invitato, se gli è sbarrato il video. Il tutto a discrezione di 5, 6, 7 giornalisti. Ma quale democrazia è mai questa? Almeno in epoca di par condicio esistono delle regole. Qui non c’è differenza tra televisioni pubbliche o private, tra Rai e Mediaset. Imperversa sempre l’oligarca e il suo potere assoluto trionfa. Che importa un programma approfondito o un’idea innovativa. Tutto è lasciato a piena discrezione dei sommi sacerdoti delle verità televisive. Karl Popper, il filosofo liberale eccelso del Novecento, ha scritto molto su questo tema avendo terrore di una televisione dal potere assoluto e soprattutto delle ricadute negative sulla società aperta. “Mi dispiace doverlo dire”, ammette Popper, ma non ci può essere informazione che non esprima una certa tendenza. La televisione ha un immenso potere educativo e questo potere può far pendere la bilancia dal lato della vita o da quello della morte, dal lato della legge o da quello della violenza. E’ evidente che si tratta di cose terribili! Il liberalismo classico sotto tutte le sue forme ha sempre accordato una grande importanza all’educazione e un’importanza ancora più grande alla responsabilità”. E ancora: “Devo confessare che faccio fatica a capire queste obiezioni. Potrei aver voglia di esprimermi colpendovi con un pugno, ma è chiaro che non posso, non devo farlo. E’ forse antiliberale impedirmi di colpirvi? Qui è in gioco lo stesso principio. Perché dovrebbe essere antiliberale o paradossale per un liberale come me affermare la necessità di limitare la libertà? Ogni libertà deve essere limitata”. Sembra un assalto alla televisione di Berlusconi, al mito delle meteorine, oddio anche a quelle statali che non rispondono certo a criteri di educazione. Filmacci, inni alla violenza, isole dei famosi in cui conta sopravvivere eliminando gli amici, talk show dove urlare vuol dire primeggiare. Per favore  Vespa, Floris ascoltate Popper: “Tutti quelli che invocano la libertà, l’indipendenza o il liberalismo per dire che non si possono porre delle limitazioni ad un potere pericoloso come quello della televisione, sono degli idioti. E se non sono degli idioti, sono dei porci che vogliono arricchirsi con lo spettacolo della violenza, educando alla violenza. Si tratta quindi di un principio assolutamente semplice. Se a scuola un professore vi insegna quello che bisogna fare per introdursi illecitamente in una banca o per avvelenare un genitore… voi direte che quel professore deve essere rimosso… La stessa cosa dovrebbe valere per i professionisti della televisione”. Popper non è mai finito in galera per oltraggio ai miti e ai riti televisivi. Semplicemente hanno smesso di invitarlo in tivù.. .