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Campo largo e capo largo

Letta da tempo ritiene che il centro-destra si possa battere solo con una grande alleanza chiamata campo largo. Ritiene che non ci debbano essere esclusioni e che ognuno debba portare il suo raccolto. Come se la politica fosse un’azienda agricola. Solo arruolando molti lavoratori si riuscirà a mietere di più.

Ma ci sono coloro che non la pensano così. E questo da tempo. Calenda, la Bonino e Renzi escludono di mietere assieme ai Cinque stelle perché costoro fanno perdere qualità al raccolto. Lo espongono al rischio del deprezzamento sul mercato. Ma Letta ha insistito. Pensava che con questa legge elettorale, che il centro-destra non vuol cambiare perché gli assicurerebbe la maggioranza dei seggi anche con poco più del 40% dei voti, anche i tre partiti indisciplinati si sarebbero convinti. Col voto unico e la necessità per le liste sul proporzionale, che eleggono i 2 terzi dei parlamentari, di optare per una coalizione sul maggioritario, costoro si sarebbero piegati al rito dell’opportunità. La scissione di Di Maio dovrebbe aver convinto anche Letta. Non solo i tre partiti che vengono abusivamente definiti centristi, ma lo stesso gruppo che fa capo a Di Maio intende porre un deciso freno al campo largo. Ora delle due l’una. O il Pd si accontenta di restringere il campo a un campetto di periferia arato in modo assai faticoso dai soli Pd, Leu e Cinque stelle, con probabilità di vittoria uguale a zero, oppure scarica i Cinque stelle residui e allarga sì il campo ad altri proprietari. I socialisti, che celebreranno il 15-16-17 luglio a Roma il loro congresso staranno, io credo, su quest’ultima razionale posizione. E mi auguro vorranno completarla rilanciando il progetto del governo Dragh e, se possibile, anche la sua candidatura alla guida del paese. Nel centrodestra il candidato alla guida del governo, nel caso di successo, sarà il leader del partito della coalizione che avrà conquistato più voti. Cioè la Meloni, secondo tutte le previsioni. Chi sarà il candidato del centrosinistra? Non mi si dica che é ininfluente. Non mi si dica che dovremo aspettare il Pd prima di pronunciarci. La carta Draghi va lanciata per tempo. Non serve una lista Draghi. Di quella di Monti non se ne ricorderà nessuno. Serve una soluzione Draghi, la migliore risorsa oggi disponibile. Il Pd cincischia e rinvia il tema. Ma anche su questo arriverà. E’ un partito strano, con personalismi e correnti che litigano anche se raramente si comprende su cosa. Ma Letta é intelligente. Sa che che il campo largo é morto. Che il nuovo centro-sinistra é vivo. E che adesso serve un capo. Un capo largo.