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I socialisti e il Terzo polo

29 Dicembre 2022 665 views One CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

La riforma dell’istituto della prescrizione crea un’obiettiva convergenza tra Terzo polo e Centro-destra. Si fondano sul garantismo (separazione delle carriere dei magistrati, fine della più assoluta discrezionalità dell’azione penale, riforma del carcere preventivo e dell’elezione del Csm) le intenzioni riformiste del ministro Nordio. I socialisti devono stare da questa parte. Sono ancora più convinto che sulle questioni essenziali le convergenze col Terzo polo sia sostanziale: sulla politica estera, sostegno alla resistenza ucraina, sulla politica economica, riforma del reddito di cittadinanza e ritorno al Rei di Gentiloni, sull’Europa, un obiettivo federalista, come rivendica anche Più Europa, sulla riforma presidenzialista dello stato, il primo che la propose fu Craxi, sulle grandi battaglie sui diritti civili e la laicità dello stato, che il governo Renzi e la sua maggioranza hanno avuto il merito di portare a fondo, e soprattutto sulla giustizia, io non vedo cosa impedisca di considerare questa l’area ove finalmente collocare i socialisti che soprattutto in questo luogo si potrebbero unificare partendo da collocazioni diverse se non opposte. Mi batto da anni per costruire una simile prospettiva. Da quando segnalai, assieme a Intini, la necessità politica di non votare la fiducia al Conte due, collocando i nostri due parlamentari nel blocco di Più Europa e della nascente Azione. Mi sono poi raccomandato di dare valore politico alla nascita del Gruppo Psi-Italia viva al Senato e ho pregato, supplicato il mio partito di non votare la fiducia al governo Conte messo in crisi da Renzi, lanciando noi stessi la proposta del governo Draghi. La mia coerenza non é discutibile. Tanto che, al congresso, il mio intervento fu ispirato da questi caposaldi, nel Psi il mio successore alla direzione dell’Avanti mi ha addossato la critica di voler progettare una prospettiva liberaldemocratica. E questa sarebbe solo in assenza di un apporto socialista perché, in caso contrario, si trasformerebbe in liberalsocialista. Oggi fa specie che dopo la batosta elettorale il mio partito insista, come se nulla fosse avvenuto, a sostenere la linea politica che l’ha visto soccombere e uscire dal Parlamento. Si tratta di un caso unico di mancata autocritica e di assenza di revisione politica dopo un disastro elettorale.

One Comment »

  • Claudio Malavasi said:

    Condivido caro Mauro il tuo ragionamento aggiungerei poi che ogniqualvolta si sono raccolte firme per i referendum sulla giustizia giusta il PCI, PDS, PD non si è mai presentato mentre, vedi gli ultimi, la lega ed il centro destra li hanno promossi e sostenuti.
    Credo che la casa dei liberali e dei riformisti sia sempre dalla parte opposta dello schieramento dove c’è questo PD e Art.1 che altro non sono che il vecchio partito comunista con l’aggiunta della sinistra della DC.

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