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Del reddito di cittadinanza si può far senza?

Quando si propone, come ha dichiarato ieri la Meloni, “un nuovo strumento per combattere la povertà e per le politiche attive del lavoro” non c’è che d’attendere il disvelamento di tale novità. Sono diventato allergico alle frasi fatte e anche agli slogan del passato, tutti anticipati dall’aggettivo “nuovo” che già mi mandavano in bestia. Ricordate il nuovo modello di sviluppo? O il nuovo rapporto tra maggioranza e opposizione? Per non parlare della fase che era sempre nuova. E quella vecchia sempre chiusa. Ma signori cari svelate di che si tratta anziché nascondervi dietro giochi di parole che spesso nascondono confusione di idee

Diciamo innanzitutto che personalmente condivido la valutazione negativa (lei dice che è stato un fallimento) che la Meloni fa risalire al momento dell’approvazione della misura grillina. E cioè di aver mischiato il sostegno alla povertà con lo sviluppo dell’occupazione. Si era immaginato un inesistente circolo virtuoso in base al quale parte del reddito poteva essere utilizzato dall’azienda per assumere un percettore senza accorgersi che l’occupazione dipende dallo sviluppo economico e non dai disegnini di coloro che avevano dichiarato eliminata la povertà per legge.
Adesso però il governo nella legge di bilancio ha annunciato immediate revisioni. La prima e fondamentale riguarda la divisione tra gli occupabili e no. I primi, i percettori del reddito tra 18 e i 65 anni, che non si trovino in particolari situazioni, lo percepiranno solo per 7 mesi in attesa di una proposta di lavoro anche non congrua. E coloro che non hanno conseguito titoli di studi dovranno frequentare corsi di avviamento al lavoro. Ma coloro che dopo i sette mesi non avranno ricevuto uno straccio di proposta di lavoro? La risposta non é ancora chiara. Tutto però finora langue. Ancora il governo non è in possesso della platea degli occupabili (si é rivolto per il censimento anche ad agenzie private) e i corsi non sono ancora stati organizzati. Dalle intenzioni ai fatti ci passano quattro mesi di inedia e di disattenzione del ministro del lavoro. Questo fa presumere che almeno per l’anno in corso non succederà nulla. O quasi. E il Conte di Puglia potrà in questi ultimi giorni di campagna elettorale continuare ad utilizzare il reddito per accaparrarsi voti. La sua proposta é chiara. Dotiamoci di redditi di cittadinanza regionali. In Lombardia e in Lazio soldi a palate a chi non lavora se vinciamo noi. Macchè scarpe. Quelle le prometteva un altro…