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Una lista di scopo?

28 Gennaio 2024 302 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Maggi e la Bonino chiamano a raccolta i riformisti europeisti e lanciano l’idea di una lista che chiamano di scopo con la strategia di consolidare e irrobustire il processo di integrazione e di arrivare agli Stati uniti d’Europa. E’ una buona idea perché mai come ora l’Europa, come soggetto politico unitario, langue. Il mondo va ripolarizzandosi. In Africa Cina e Russia sono un po’ ovunque. La Russia controlla la metà della Libia, l’altra metà è in mano alla Turchia e mentre continua la sua orribile guerra d’invasione all’Ucraina, consolida i legami con Siria e Iran. Ma questo non basta. I paesi del Brics, da solidali sull’economia, stanno diventando complici anche politicamente. Basti pensare alla mossa del Sudafrica, che nell’organismo é entrato nel 2010, e che ha accusato di genocidio Israele e la prima udienza dell’Aja non promette nulla di buono. Si allargano nel mondo le ostilità anti israeliane quando non espressamente anti semite alle quali le recenti dichiarazioni di Netanyahu, di diniego alla proposta dei due stati, portano benzina. Due guerre, quella in Ucraina e quella in Palestina che s’intrecciano in un groviglio di alleanze e di sostegni che fino a poco fa apparivano inimmaginabili. Non si contano in mezzo mondo le manifestazioni a sostegno dei palestinesi, a volte anche dei terroristi di Hamas, non si scorgono manifestazioni per l’integrità di Israele e dell’Ucraina. Che i destini di questi due paesi siano ormai legati lo si può facilmente dedurre da chi ne osteggia la legittimità all’esistenza, mentre quel fantasma vivente dell’Onu, che pone l’Iran alla presidenza della commissione per i diritti civili, non spende una parola, nel documento approvato, per condannare il massacro del 7 ottobre. Chi si schiera per la legittimità, sancita dall’Assemblea dell’Onu del 1947, dell’esistenza di Israele sono solo Egitto e Giordania, mentre tutti gli altri paesi arabi e mediorientali non ne riconoscono il diritto di vita. Anche Netanyahu, non riconoscendo il diritto dei palestinesi ad avere una patria e incrementando gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, si pone fuori dalla risoluzione Onu del 1947 e dagli stessi accordi di Oslo. Se Trump, come non appare improbabile, vincerà le presidenziali che ne sarà dell’Ucraina? Se venissero a mancare le armi americane quanto potrebbero ancora resistere gli ucraini? E se Putin dovesse prevalere che ne sarà del diritto internazionale e della stessa sicurezza europea? Ho sfiorato appena le questioni fondamentali che stanno di fronte (é proprio il caso di dire anche di fianco) a noi. A noi europei divisi, che non abbiamo un esercito, che non possiamo difenderci, che ancora ci lamentiamo delle disparità economiche disponendo assurdi patti di stabilità, che non sappiamo rispondere uniti al fenomeno dell’immigrazione. Che ne sarà di un’Europa dove Orban mette fili spinati e si piega alle volontà di Putin e di una Nato ove la Turchia di Erdogan non spende una parola sul massacro degli ebrei? Ben venga allora una lista di scopo che alle europee possa andare da Più Europa ad Azione, comprendendo anche Italia viva, noi, le varie associazioni liberaldemocratiche e liberalsocialiste. Con una sola inderogabile premessa. Che sia unita da un forte cemento europeista, che lotti a fianco della resistenza ucraina, che si batta insieme per la sicurezza dello stato d’Israele e per il diritto dei palestinesi (non dei terroristi) ad avere una patria, che lavori perché l’Europa unita sia un forte e coeso fronte d’azione a difesa dei diritti dei popoli e non dal semplice desiderio di superare lo sbarramento elettorale. Perché se solo quest’ultima fosse la motivazione e se subito dopo le elezioni i vari gruppi si dovessero mettere a litigare tra loro é più onesto che ognuno di fronte all’elettorato vada per conto suo.

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