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La libertà

8 Agosto 2024 108 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Mentre sul lato governativo si balbetta, sulla politica estera, sulla giustizia, sul dramma delle carceri e soprattutto non si progetta il futuro.(la transizione ecologica, il ritorno o meno del nucleare, l’intelligenza artificiale) e mentre il ministro degli Esteri Tajani fa le dichiarazioni in fotocopia, si tratti di Israele, di Gaza, dell’Iran, dell’Ucraina, e cioè che l’Italia si augura che i conflitti non si allarghino assicurando che il nostro Paese non é in guerra con nessuno, anche la sinistra continua a calpestare, in occasione del dibattito sulle carceri svolto in Parlamento, uno dei suoi fondamentali principi del passato: quello del rispetto del diritto alla libertà anche dei suoi avversari. Quando leggo che il povero Costa, liberale nel cuore e nel cervello, viene definito “salva Toti” perché propone um restringimento del carcere preventivo che porterebbe in buona parte a sanare la sproporzione tra numero di carcerati e capacità ricettiva delle carceri, non mi stupisco più. Manca a sinistra una forza consistente del socialismo liberale, il Psi, il Psdi, soprattutto i radicali, che salvaguardavano quell’area dall’istinto del nemico, da abbattere ad ogni costo. Quando mai l’attuale sinistra ha portato avanti una battaglia contro lo strapotere della magistratura, quando mai ha votato in parlamento contro un’autorizzazione a procedere, quando mai si é esposta (vero senatore Pellegrino?) per difendere un imputato, da Craxi ad Andreotti a Berlusconi? Tutta la morale sta nella battuta di D’Alema durante Tangentopoli riportata dallo stesso Pellegrino, e cioè “i magistrati di Milano stanno facendo la rivoluzione. Cosa vuoi che sia un innocente in galera”. Accettare che i magistrati, e non il proletariato, facciano la rivoluzione significa appoggiare un colpo di stato e un innocente in carcere é un obbrobrio da cancellare come se ce ne fossero trecento. D’altronde anche Davigo disse la sua su quell’unico perseguitato: “Meglio un innocente in carcere che un colpevole fuori”. Il dibattito di ieri é una cartina di tornasole. Che diritto aveva la magistratura genovese di tenere ai domiciliare il governatore della Liguria neanche rinviato a giudizio e poi di liberarlo non appena convocate le nuove elezioni e annunciata la sua ritirata dal campo? La magistratura può subordinare un atto giudiziario a una scelta politica? E invece Pd e soci hanno manifestato non per i diritto di un avversario, ma per assecondare le pretese della magistratura a subordinare le sue dimissioni con la sua libertà. E perché l’odg Costa é stato definito “salva Toti” se Toti é già stato liberato in cambio della rinuncia a candidarsi? Perché non é stato votato quell’odg approvato oltre che dalla maggioranza di governo anche da Italia viva e Azione? Perché la Schlein non si ricorda del sen. Agostino Viviani, suo nonno, che della materia fece il pane per i suoi denti (a proposito fu di Viviani la prima proposta di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati). Perché non ritrova nelle tradizioni libertarie della sua famiglia la forza per cambiare questo connotato degenerativo della attuale sinistra? Renzi, che ha cambiato idea sui Cinquestelle in base alla trasposizione dei “veti nei voti”, non può d’un colpo essersi dimenticato quel che ha subito lui e la sua famiglia. E non chiedersi se sul tema forse più importante e cioè quello della libertà si può essere alleati e pensarla in modo opposto.

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