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Vladimir Trump

21 Febbraio 2025 90 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non sono solo parole, usate volutamente a sproposito per deragliare e riprendere un cammino più sicuro. Sono atti ufficiali. Trump sposa la tesi di Putin. Anzi va oltre. La Russia paese aggressore? Niente affatto. Sarà stata l’Ucraina a invadere la Russia. E l’America di Vladimir Trump non vota il documento di condanna all’invasione russa al G7 e contesta la bozza di documento da approvare all’ONU. Trump capovolge il mondo, capovolgendo, ed è la prima volta che accade, la politica estera della precedente amministrazione. Sarebbe come se Eisenhawer avesse deciso di ritirare l’appoggio al Sud della Corea assicurato da Truman per darla al Nord, appoggiando poi l’invasione russa all’Ungheria, con una dichiarazione bomba secondo la quale non sarebbe stata la Russia a invadere l’Ungheria ma l’Ungheria ad invadere la Russia, come se Kennedy, dopo la costruzione del muro nel 1961 avesse appoggiato l’est di Berlino o come se Jonshon avesse appoggiato l’aggressione dell’Urss alla Cecoslovacchia. D’accordo, erano tempi in cui il mondo era diviso dalle ideologie e se mai un presidente avesse rivoltato non solo la realtà ma la tradizionale collocazione dell’America avrebbe fatto una brutta fine. Ma oggi che il mondo scivola via verso interessi economici prevalenti, nella forma di nuovi e vecchi imperialismi e di neo colonialismi e si avvia a delineare nuove sfere di influenza, che ideali come libertà, indipendenza, sovranità vengano gettati nel cestino perfino da quell’America che tradizionalmente asseriva di difenderli, non può che creare apprensione in tutti i sinceri democratici. Dunque l’America di Trump non giudica la Russia l’aggressore dell’Ucraina, valuta Zelensky un dittatore che non ha vinto le elezioni ed è ora al 4% dei consensi e che rinvia continuamente il ritorno alle urne per paura di perderle, poi aggiunge che l’Ucraina deve ridargli il costo degli aiuti militari (114 miliardi) moltiplicati per cinque, 500 miliardi, e il controllo delle terre rare piene di ogni ben di Dio. Aggiunge anche, per farsene beffa, che il presidente ucraino é anche stato un pessimo comico e che se, vuole, Putin l’Ucraina può anche prendersela tutta (in cambio di una partnership in Groenlandia dove ha messo gli occhi anche la Cina), ma ora si accontenti di quella che ha conquistato. L’altra parte senza la Nato e con forze di interposizione delle quali non farà parte l’America, arriverà dopo. Putin potrebbe anche non sedersi al tavolo. Gli interessi russi li rappresenta lui, Vladimir Trump, e l’Ucraina non può che piegarsi. Ora ripetiamo quel che ha già scritto con assoluta precisione Lorenzo Cremonesi sul Corriere. E cioè che quel che dice Trump é falso. Totalmente e irrimediabilmente falso. La Russia non é stata provocata da nessuno e nessuno ha pensato che l’Ucraina dovesse entrare nella Nato (cosa garantita da tutti i leader, americani ed europei, prima dell’invasione), che Zelensky ha vinto le elezioni democratiche che si sono tenute prima dell’invasione (aggiungiamo che i due partiti di estrema destra, a proposito di denazificazione, non sono arrivati neppure al 2%), che dai sondaggi svolti in Ucraina Zelensky conta tuttora di oltre il 50% dei consensi destinati ad aumentare dopo gli attacchi di Trump, che il rinvio delle elezioni é la logica conseguenza della guerra (non potrebbero votare i milioni di ucraini all’estero né gli ucraini delle terre occupate dai russi). Pertanto le elezioni si terranno dopo la firma del trattato di pace. In Italia si agitano i trumpian-putinani. Salvini esalta Trump come il leader che ”sta facendo grandi cose, porterà la pace, cosa che Biden e Ursula non hanno fatto”. Conte sostiene in tv la strana tesi di Trump e cioè che gli ucraini dovevano firmare un trattato di pace prima di iniziare la guerra (ma quando mai i russi gliel’hanno proposta a Minsk e a Istambul?), mentre la Meloni, la sola assieme a Macron, impegnato a Washington, a non presenziare all’incontro a Kiev dei presidenti europei in occasione del terzo anniversario della guerra, tiene un piede in Europa e quell’altro in America. Gli schieramenti di questo assurdo e presunto bipolarismo italiano sono lacerati dalla questione più rilevante: il giudizio sul nuovo assetto del mondo. Che significa da che parte stare. Ha ragione Carlo Calenda a rilevare che i democratici, i liberali, i riformisti non possono stare con i trumpian-putiniani. Si decida la Schlein a rompere con loro o mai costoro si potranno alleare col Pd. Il campo largo é sempre più un campo minato. Si costruiscano gli Stati uniti d’Europa con la difesa e il debito comune, come terza o quarta forza dello schieramento mondiale, autonoma e sovrana, o saranno anche per noi giorni cupi. E una maggioranza europea tra democristiani e socialisti, la sola che salverà la Germania dall’attacco dell’Afd, si crei coerentemente anche in Italia.

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