Lo sfregio a Prampolini
Camillo Prampolini, l’evangelico, per la sua adesione al messaggio cristiano contrapposto alla Chiesa del suo tempo, il costruttore di un’oasi riformista con cooperative, comuni, leghe, case del popolo, scuole elementari, assistenza verso i bisognosi, che caratterizzavano Reggio Emilia tanto che si parlava di “fare come a Reggio” contrapponendolo al “fare come in Russia” dei rivoluzionari, Prampolini, fondatore del nostro giornale nel lontano 1886, dieci anni prima che nascesse l’Avanti, é stato oltraggiato e vilipeso a Roma. Nel parco a lui intitolato, nel V Municipio, è comparsa ieri una scritta inneggiante a Hitler e una svastica. Non ci poteva essere offesa più grande per chi dedicò la sua vita a combattere non solo le ingiustizie ma anche la stessa violenza, predicando che non con la violenza si può marciare verso il socialismo ma con l’educazione e l’unità. E fondò scuole per insegnare a leggere e a scrivere e anche l’igiene per i contadini e gli operai ed educò il proletariato a unirsi attraverso il suffragio universale perché si poteva democraticamente conseguire la maggioranza, mentre tutte le dittature o erano tirannie o erano un non senso, perché la classe dei lavoratori era la stragrande parte dell’elettorato. Semmai occorreva introdurre il principio democratico del rispetto della minoranza che le dittature negavano. Prampolini aveva repulsione per i sanguinari si chiamassero Alessandro Magno, Napoleone, Robespierre, Lenin. E contestava la guerra (ma non quelle d’indipendenza perché amava Garibaldi e Mazzini come tutti i socialisti delle origini che non conoscevano Marx) perché, rilevava, “la questione non è di dare la propria vita ma di dare quella degli altri” E se avesse vissuto di più avrebbe certamente odiato anche Hitler e Stalin. Dunque non c’è nulla di più violento che inserire accanto al suo nome quello di Hitler e la svastica nazista. Ha fatto bene Andrea Silvestrini, segretario del Psi romano, a convocare per mercoledì 5 marzo alle ore 17 un presidio dei socialisti al Parco Prampolini e a pretendere una condanna ferma di questi episodi da parte del governo Meloni. Anche l’Associazione socialista liberale ha condannato questo episodio. La Giustizia, ovviamente, il suo giornale, il giornale che dedica a lui una rubrica quotidiana, il giornale del suo socialismo umanitario e riformista, non può che associarsi a questa denuncia ricordando la fulgida figura di Camillo Prampolini, storicamente oltraggiato da più parti e oggi divenuto punto di riferimento dei più. Leggete i libri scritti su di lui e l’appassionata orazione funebre di Giovanni Zibordi in cui l’ex direttore de La Giustizia quotidiana non ringraziava i presenti per essere venuti, ma li invitava (era il 30 luglio del 1930 in una Milano fascista) a ringraziare il fato che li aveva premiati per presenziare ad una cerimonia di estremo saluto ad un uomo come Camillo Prampolini
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