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Un papa per i poveri?

9 Maggio 2025 115 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ma il nuovo Papa sarà in linea con le prorompenti novità enunciate da Francesco o le correggerà? Sarà un papa innovatore o moderato come lo dipingono alcuni dopo la bocciatura di Parolin? Avrà avuto anche il voto dei tradizionalisti? Sono domande senza risposta. Anzi con molte risposte, offerte dai vari commentatori dentro e fuori dal Vaticano. Il fatto che Leone XIV si sia presentato con l’invocazione alla pace, “una pace disarmata e disarmante”, non può chiarire la posizione che la Chiesa intenderà assumere verso la guerra all’Ucraina e verso il suo aggressore, mai nominato dal suo predecessore, o sul conflitto tra Israele e Hamas e sui continui e sanguinosi bombardamenti a Gaza. Non si può dedurre solo dal recupero del corpetto rosso, mai indossato da Bergoglio, se intenda recuperare anche altre parti della tradizione e se la sua maturazione nell’ordine degli Agostiniani e non dei Gesuiti gli imponga un più marcato dogmatismo rispetto a Francesco sulle coppie di fatto e sui gay. Quello che è invece chiaro, anche dalla sua lunga esperienza in America latina e dalla scelta di usare lo spagnolo e non l’inglese (lui è di Chicago) come seconda lingua nella sua invocazione alla pace, è che la scelta del nome Leone si collega alla volontà di Leone XIII di affrontare per la prima volta con l’enciclica Rerum novarum il tema della questione sociale e dunque la sofferenza dei poveri. Certo l’enciclica venne emanata il 15 maggio del 1991 soprattutto per limitare la popolarità del messaggio socialista che nelle campagne, tra i braccianti e i mezzadri, ma anche nelle fabbriche, ove le ore di lavoro non erano ancora diventate otto (per escludere il lavoro dei bambini e delle fanciulle bisognerà attendere la legge del 1905 voluta da Anna Kulidcioff), era divenuto molto preoccupante. Infatti una parte dell’enciclica si impegna a contestare le teorie socialiste sulla lotta di classe e l’eliminazione della proprietà privata tanto che “è impossibile, scrisse Turati (“Postilla”, in “Critica sociale”, 31 maggio 1891), immaginare cosa più pretenziosamente vuota, più nulla e più inconcludente di quella non mai finita dissertazione, di quel mare di parole e di frasi, in cui la Sua sedicente Santità non isdegna di stemperare e diguazzare i tritumi delle idee più rancide, più sciocche e confuse che si ripetono contro il socialismo”. Si trattava di un giudizio inclemente. Ed eccessivo. L’enciclica infatti non difendeva affatto la classe dei proprietari e anzi si lamentava dell’eccesso divario tra i pochi possessori della ricchezza e i molti lavoratori che non avevano mezzi sufficienti per vivere e auspicava un cambiamento frutto di un incontro tra proprietari, dipendenti e Chiesa per lenire le sofferenze della povertà. La Chiesa diveniva quindi un’istituzione che doveva agire per eliminare le sacche di miseria e di sfruttamento difendendo però il diritto alla proprieta privata che non si può sopprimere a chi ce l’ha e non si può negarla a chi se la vuole conquistare con il lavoro. I cattolici potevano creare loro organizzazioni sociali non solo a fini caritatevoli ma con obiettivi sociali e sindacali. E’ quest’ultimo un punto molto importante per comprendere il carattere innovativo dell’enciclica, visto che la Chiesa non riconosceva allora l’unità d’Italia e i cattolici erano ben lungi dall’aver formato un loro partito e sindacato. L’enciclica va oltre e immagina uno stato e non solo dei valori astratti in cui capitale e lavoro siano chiamati a dialogare e a concertare insieme lo sviluppo e la Chiesa in mezzo, come momento di coordinamento e di unione. Nel centenario di questa enciclica, nel 1991, papa Giovanni Paolo II ne emanò un’altra, la Centesimus annus, in cui attualizzava le intuizioni della Rerum.novarum alla luce della fine del comunismo e del fenomeno della globalizzazione. Non ci stupiremmo se la prima enciclica del nuovo Papa si muovesse sullo stesso territorio. Magari coniugandola con quella di Fratelli tutti, dedicata all’immigrazione, scritta da papa Francesco.

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