Esplosione
Pare quasi che la guerra mondiale a pezzi, come la definì papa Francesco, tenda ad unificarsi, anche se dai vertici delle autorità competenti giungono rassicurazioni al riguardo. Prima l’aggressione della Russia all’Ucraina il 24 febbraio 2022 e il giusto sostegno della comunità europea e occidentale al diritto alla resistenza del popolo aggredito. Poi il barbaro attacco di Hamas ai civili israeliani del 7 ottobre del 2023 che ha scatenato la controffensiva israeliana e i massacri di Gaza. In mezzo gli attacchi ad Israele degli Hezbollah libanesi appoggiati dall’Iran e degli Huthi che, sotto il controllo di Teheran, hanno scatenato la guerra civile nello Yemen che è costata 110mila vittime, poi hanno preso possesso delle sponde del mar Rosso bersagliando imbarcazioni mercantili americane ed europee. E inoltre le scudisciate di un uomo di governo Usa, tal Pete Hegseth, segretario alla Difesa che, prendendo sul serio gli annunci trumpiani, minaccia una imminente invasione di Panama e della Groenlandia, nazione europea con protettorato danese. “I piani sono pronti”, ha ammesso candidamente l’incauto. Adesso l’attacco di Israele all’Iran che non ha voluto sottoscrivere il trattato cogli Usa patrocinato dallo stesso Trump. E si separa così dall’Aiea (Agency intenational energy atomic). L’azione di Israele (bombardate le infrastrutture nucleari nonché i vertici militari e gli scienziati nucleari, 78 morti) ha scatenato la reazione iraniana. La guida suprema Alì Kamenei ha minacciato una risposta severa. L’unica certezza è che la repubblica islamica, dopo aver lanciato più di cento droni contro Israele, non potrà che rispondere ulteriormente attraverso nuovi attacvhi e gorse attivando e orientando il terrorismo. Il conflitto rischia di allargarsi. Trump si tira fuori. Sostiene che non c’entra con l’attacco israeliano ma dalle sue dichiarazioni si comprende che Netanyahu l’aveva avvertito. Lo stesso Trump, scaduto l’ultimatum dato all’Iran,.si è poi augurato che Teheran ci ripensi e che esista un secondo tempo nella trattativa. Certo ora come non mai i due veri nemici stanno l’uno di fronte all”altro: Israele, governato da un esponente della destra estremista che nega la politica dei “due popoli e due stati” e che ha scatenato l’inferno a Gaza, e l’Iran che sostiene tutti i movimenti terroristici che intendono distruggere lo stato di Israele, finanziando e istruendo anche i sanguinari di Hamas. Il presidente francese Macron, che non è certo stato tenero con l’attuale governo israeliano, ha dichiarato, dopo l’attacco di Israele, che quest’ultimo “ha diritto a difendere la sua sicurezza” e ha aggiunto: “Per non mettere a repentaglio la stabilità dell’intera regione invito le parti alla massima moderazione e alla distensione”. Un invito che difficilmente sarà recepito. Ci si prepara a una guerra di lunga durata. Con Tel Aviv che sloggia le sue ambasciate e invita la popolazione ebrea in tutto il mondo a non mostrare simboli e bandiere che possano fare riferimento a Israele. Pare di essere tornati indietro di decenni. Eppure siamo ancora in un vortice di paura e di terrore.
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