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Altalena

19 Giugno 2025 85 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il G7 canadese è finito nell’assurdo. Come una commedia di Ionesco. Aperto con la parola d’ordine della de escalation che era condivisa da tutti si è interrotto con la partenza improvvisa di Trump a metà gara. Quale de escalation nel conflitto tra Israele e Iran? Il presidente americano pronunciava la parola due minuti prima ma, dopo, la rinnegava. Come sui dazi, prima promessi e varati, poi ritirati, poi ancora minacciati. Nel documento conclusivo e firmato anche da Trump l’intento è poi ritornato d’incanto assieme a una dura requisitoria sul regime iraniano. Come in un’altalena. Di là e di qua e poi ancora di là. Come sull”Ucraina e la pace in 24 ore, poi meno velocemente, infine convinto che “la guerra continuerà almeno per un po” perché Zelensky e Putin sono “due scolaretti” che giocano e non i presidenti di un paese aggredito e di un altro aggressore. Come, appunto, sull’attacco di Israele all’Iran. L’America non c’entra e si tiene fuori, poi da ieri invece è entrata solennemente in guerra e chiede all’Iran di arrendersi e alla guida suprema Khamenei di consegnarsi subito altrimenti morirà. Ma non solo. Al G7 Trump si è chiesto dov’è Putin e perché è stato rimosso e che la mediazione tra Israele e Iran deve essere la sua. Chi meglio di lui che è in guerra può mai portare la pace? Penso che gli umori di un personaggio del genere non siano casuali ma il frutto di una sindrome narcisistica schizzofrenica pericolosa per gli assetti mondiali. Non a caso si è unito in convivenza non solo politica con Elon Musk, poi ha legiferato eliminando i contributi alle auto elettriche. Ed elettrizzando l’instabilità iraconda dell’ex amico padrone di Tesla che ha finito per accusarlo di tutto, anche di aver tramato con Epstein sulla verginità della ragazze da college. Trump offende i capi di stato che dovrebbero essere suoi alleati (Macron “capisce poco e vuole farsi pubblicità”) mentre Xi in un giorno da nemico numero uno diventa suo alleato. L’intesa con Pechino è stata trovata. Quella con.l’Europa invece no. Ma sui dazi con l’Europa non dovevano esserci problemi, aveva assicurato alla povera Meloni? “Con l’Europa l’accordo lo troveremo” aveva dichiarato. Con Pechino no. Anzi sì. Qualcuno lo tenga fermo. Almeno una mezza giornata. La sensazione è che voglia cavalcare qualche vittoria perché gli sono andate male tutte le partite giocate. E già che Israele sta vincendo la guerra, si voglia intestare il successo. Come Mussolini voleva sedersi al tavolo dei vincitori, ma aveva calcolato male la loro identità, cosi Trump si è tenuto fuori e poi è entrato sul 3 a 0. Il suo obiettivo è ripulire le basi atomiche bombardando con armi che sarebbero in pugno solo agli Stati uniti, la superbomba, una centrale in profondità. Oppure è di cambiare regime? Di esportare la democrazia cacciando gli Ayatollah? Già è andata maluccio in Iraq e in Libia. Non importa. Quando vuole lui suonerà la tromba della marcia trionfale.  Zelensky, che è arrivato ospite del G7 quando Trump era già partito, è ancora troppo debole nonostante i due miliardi che il vertice canadese ha deciso di stanziare. E gli ucraini, bombardata Kiev ieri e 16 morti sotto le macerie, e i palestinesi a Gaza, che chiedevano farina e sono stati colpiti (50 morti), loro,  possono attendere. La riviera, per ora, resta solo quella adriatica. E anche le altalene….

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