Attacco Usa
Poco prima delle due del mattino, ora italiana, il presidente Trump ha annunciato di avere attaccato e bombardato tre siti nucleari dell’Iran. Dunque ad Israele, che aveva già cominciato le operazioni militari nei giorni scontri, si affiancano da oggi anche gli Usa. L’attacco ha colpito ancora i siti nucleari di Natanz e Isfahan dove la stragrande maggioranza di uranio arricchito non è stata trasferita, quindi si trovava lì al momento dell’attacco. L’attuale mancanza di notizie precise sul reale risultato dell’attacco americano agli impianti di Fordow e Isfahan deriva dal fatto che entrambi i siti si trovano in profondità nel sottosuolo e non dal timore che qualcosa sia andato storto durante l’attacco. La valutazione finale dirà se il programma nucleare sia regredito o sia stato completamente annientato. Intanto registriamo le reazioni. Pechino “condanna l’attacco americano all’Iran e agli impianti nucleari sotto la supervisione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Questa mossa degli Stati Uniti viola gravemente gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale e aggrava le tensioni in Medio Oriente”. Lo sostiene in una nota il ministero degli Esteri cinese. “La Cina invita le parti in conflitto, in particolare Israele, a cessare il fuoco il prima possibile, a garantire la sicurezza dei civili e ad avviare il dialogo e i negoziati”. Silenzio per ora da parte del Cremlino che oggi celebra il giorno del dolore e cioè la data dell’inizio dell’aggressione delle truppe naziste nel 1941. E l’Europa? L’Europa non può attaccare, difendere, pacificare, ma solo parlare e augurarsi che il conflitto si plachi e, visto che dalle dichiarazioni americane non si fissa l’obiettivo di un cambio di regime in Iran, che si percorra ancora la via diplomatica. Il laburista Keir Starmer, evitando tuttavia di esprimere chiaro sostegno all’iniziativa dell’alleato americano, ha dichiarato: «Abbiamo da tempo serie preoccupazioni sul programma nucleare iraniano e siamo stati molto chiari: l’Iran non può ottenere un’arma nucleare». Starmer ha sottolineato la necessità di “stabilizzare la regione» e di tornare a un processo negoziale. Gli Stati Uniti hanno agito per alleviare quella minaccia. Ora è importante una de-escalation e riportare le parti al tavolo dei negoziati. Stamattina ho parlato con leader internazionali proprio in questa direzione”, ha precisato Starmer. Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha avuto questa mattina due colloqui successivi, uno con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, poi con il sultano dell’Oman, per fare il punto sulla situazione in Medio Oriente dopo gli ultimi attacchi degli Stati Uniti sull’Iran. Lo si apprende da una fonte dell’Eliseo. Il presidente Macron, informano le fonti, “intende proseguire nelle prossime ore i suoi contatti con i partner europei e i leader della regione”. Anche il ministro degli Esteri italiano Tajani, sulla scia di quanto affermato da Starmer, ha sostenuto la via negoziale. Manca una presa di posizione ufficiale europea, e di fronte ad accadimenti di questo rilevo la parola é passata ai leader dei principali paesi. Ciò denota, se mai ce ne fosse bisogno, quanto l’obiettivo di un’unità europea almeno sui grandi temi di politica estera sia ancora lontana. La reazione dell’Iran é annunciata e in parte già praticata in tre direzioni: attaccare coi missili Israele, con morti e ferito tra i civili, fomentare il terrorismo degli Hezbollah e degli Houthi, chiudere lo stretto di Hormuz, da cui transita il 30% delle merci che raggiungono l’Occidente, ma la scelta a giudizio del vice presidente Usa Vance si trasformerebbe in un suicidio per l’Iran. Intanto sabato la triade italiana della piazza, Movimento Cinque stelle, Avs e la maggioranza del Pd, ma senza Schlein perché ufficialmente occupata, si é ritrovata a Roma per protestare contro il Re arme europeo.Si ha la netta sensazione che sempre più il Pd, contro la volontà dei riformisti, si stia spostando dalla collocazione dei Socialisti europei, favorevoli al Re arme per la difesa europea, in una posizione simile ai gruppuscoli di estrema sinistra. La Picierno, punta avanzata dello schieramento riformista, ha definito le scelte del Pd di Elly Schlein quelle del gruppo di un centro sociale. Evidente che su un tema cosî rilevante il campo largo si sia già irrimediabilmente spezzato. Da una parte Calenda, che non ne fa neppure parte, ma anche Renzi e i riformisti del Pd schierati su posizioni europee e atlantiche. Dall’altro Schlein, Avs e Conte collocati su posizioni tipo Melanchon e Linke, decisamente anti israeliane e anti occidentali. Con una rottura cosi e che sarà sempre più evidente non si può che dirsi addio. La politica ha delle regole. O le avrebbe….
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