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Trump: “E chi se ne frega di Kiev”

3 Luglio 2025 57 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dunque nonostante la preghiera accorata della giornalista ucraina e l’assicurazione del presidente americano Trump comunica che negherà i Patriot, sistema difensivo contro le bombe e droni che continuano ad essere lanciati dai russi. Con la compiaciuta dichiarazione di Putin, che osserva che così la pace arriverà presto. E sarà la resa dell’Ucraina sotto i devastanti bombardamenti russi che renderanno Kiev una novella Dresda. Il ministro degli esteri americano, sulla scia dell’America first trumpiano, ha detto alla Cnn che prima vengono gli interessi americani. Cioé i soldi. Tutto si può e si deve comprare. Anche la libertà e l’indipendenza. Il ministero della Difesa ucraino ha riferito di non aver ancora ricevuto comunicazioni ufficiali circa modifiche nei programmi di consegna, ma a Kiev l’annuncio è stato preso sul serio. Colto pressoché alla sprovvista il presidente Volodymyr Zelensky, che in un messaggio pubblicato su X si è detto “pronto ad acquistare sistemi americani per proteggere le nostre citta”, che fronteggiano durissimi bombardamenti notturni quasi quotidiani da parte di Mosca. Più tranchant Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza, che ha definito”disumana” la scelta di sospendere la fornitura dei Patriot”. Qui si tratta di aiutare o non aiutare la popolazione civile a non essere colpita a morte. Dove sono i pacifisti, dove sono i Tarquinio e i Conte? Protestano contro Trump per la scelta di non fornire la difesa ai missili stragisti che porteranno decine di migliaia di morti? I bambini non sono solo a Gaza e il genocidio, se si può dire (ma gli ucraini lo hanno ben conosciuto attraverso l’holomodor degli anni trenta che ha causato milioni di morti), si protrae anche in Ucraina. Certo la pace é più vicina. Cioè la resa all’imperialismo russo. Vien da sperare che Trump, sempre in preda ad annunci roboanti e a clamorose marce indietro, ci ripensi. Non sarebbe la prima volta. Anzi sarebbe l’ennesima volta, dai dazi, prima annunciati, poi ritirati, poi riformulati, alla guerra e poi all’accordo con la Cina, all’annuncio dell’invasione di Panama e della Groenlandia, alla guerra all’Ucraina che doveva finire in due giorni, all’accordo vicino con l’Iran, poi all’annuncio del “bombarderò forse” e poi delle due settimane di tempo per bombardare e infine del bombardamento dopo due giorni. E che dire di quella commedia da teatro napoletano nel rapporto con Musk, prima elogiato come un genio e poi deciso a farlo tornare in Africa in un contesto di accuse tra i due che sono andati dal reato di furto a quello di pedofilia? Certo che affidare ad un instabile e violento (almeno a parole, chi non la pensa come lui é sciocco, stupido, incapace, vero Powell?) le redini della più grande potenza e alla logica del “chi se ne frega” e del “mi faccio i fatti miei” che pare la nuova filosofia di un paese che é stato di Roosevelt e di Kennedy, di Clinton e di Obama, induce al pessimismo sulle sorti del mondo intero.

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