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Il Maramotti buono e quello cattivo

5 Luglio 2025 54 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

C’era un tempo in cui io mi incazzavo perché Maramotti aveva solo rapporti col Pci e in particolare con il sindaco Benassi e l’assessore all’urbanistica Venturi. Era in discussione la variante Max Mara sulla via Emilia e poi la nuova sede sull’autostrada, ma erano sul piatto anche gli immobili di Maramotti nel centro storico. Una mattina notammo che quello di piazza Prampolini era divenuto sede della banca del Credito romagnolo. Dicevano che bastava una licenza commerciale e che non era necessaria una variante. Lo feci notare al gentile presidente degli Industriali dell’epoca avv. Agostini e lui sinceramente ammise “De minimis non curat praetor”. I socialisti trattati da minimi? Ce l’avemmo a male e da allora lo abbiamo considerato un avversario preferendogli il grosso, in tutti i sensi, Lauro Ferrarini, re del prosciutto cotto, che ci permise di inserirci nel mondo dell’imprenditoria agro alimentare. Tuttavia personalmente con Achille Maramotti ebbi un rapporto educato e cordiale. Ricordo quando il Psi gli propose, ma la proposta fu rifiutata, di entrare nel consiglio di amministrazione de I teatri: era il 1990. Tuttavia non capivo e non condividevo il fatto che un geniale uomo d’affari come lui, passato dall’industria alla finanza, non applicasse l’accordo sindacale dei tessili, e non volesse rapporti col sindacato. Per un socialista non era cosa di poco conto. Tuttavia ammiravo Benassi e Venturi che sapevano separare il buon Maramotti da quello cattivo. Il primo se lo tenevano per loro e magari riuscivano a scucirgli soldi, non un granché, per il premio Borciani, così come Bonazzi aveva fatto col Kabuki e la pallavolo femminile, insistendo invano perché si comprasse la Reggiana. Quello cattivo lo lasciavano alla Cgil e al Pci che gli abbinavano negli slogan di piazza lo stesso nome che affibiavano a Nixon a proposito del Viettnam. Dunque il buon Massari, novello sindaco di Reggio, non sa in che ginepraio sì é cacciato. Non so se nella sua giunta esiste un assessore che abbia tessuto la tela, sfrangiata assai, delle relazioni imprenditoriali. Conosco solo di vista Luigi Maramotti, mentre il vecchio triunvirato (suo padre Achille, Benassi e Venturi) é scomparso. Dico solo che il polo della moda é una bellissima idea del Maramotti buono e lasciarsela sfuggire per ingenuità o intemperanza sarebbe imperdonabile. Per colpa di chi, direbbe Zucchero, é secondario.

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