Al fresco dell’Alaska
Si troveranno in Alaska a Ferragosto. Buona idea per chi soffoca dal caldo. Ma l’obiettivo quale sarà? Intanto l’esclusione del paese aggredito non depone a favore dell’intento di pace. Mettiamo che i due si mettano d’accordo. E se l’Ucraina non ci sta, che succede? Trump si volterebbe dall’altra parte ma l’America potrebbe permettersi un distacco così clamoroso nonché una rottura con l’Europa che continuerebbe ad appoggiare l’Ucraina suscitando ancor oggi le reazioni isteriche di quel personaggio da psicanalizzare che ha nome Medvedev che ci accusa di essere tutti nazisti. Mettiamo sul tappeto le posizioni di ognuno. La Russia pretende l’impegno solenne di Kiev a tenersi fuori dalla Nato e il riconoscimento alla legittima sovranità di tutte le terre conquistate: Donetsk, Lugansk, cioè le due regioni più ricche del Paese, cioè il Donbass, il distretto di Zaporizzja, ove insiste la centrale nucleare, Cherson, fino alle porte di Odessa, nonché il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea. Zelensky, almeno per ora, fa filtrare la sua irremovibile indisponibilità a cedere territori confermando i confini del 1991, data dell’indipendenza dello stato ucraino. Su questa posizione é attestata l’Europa, o almeno i principali paesi europei, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, che chiedono di difendere “l’integrità territoriale” di quel paese. Trump parla di scambi di territori, ma quali non é dato sapere. Ad ogni modo il fatto che tra Trump e Putin si inizi un negoziato de visu, quanti saranno stati i contatti in altre forme non é dato saperlo, é indubbiamente positivo. L’importante é che i due capiscano che non si può fare la pace senza il paese direttamente e incolpevolmente coinvolto nella guerra. E che questo paese potrebbe anche essere convinto ad accettare l’assorbimento nella Russia di parte di quei territori occupati (quali la Russia dovrebbe dare in cambio, secondo il piano di Trump, non é dato sapere) ma occorrono garanzie affinché Putin non si comporti come Hitler dopo la conquista dei Sudeti autorizzata dalla conferenza di Monaco del 1938 e al primo attentato a un russo non si prenda Kiev come la Germania si prese Praga, tra la colpevole indifferenza di tutta Europa. Questo gli ucraini lo sanno e non accetteranno mai che l’esclusione dalla Nato significhi la rinuncia a forze autorevoli di interposizione ai confini tra i due stati. Questo mi pare l’argomento, non l’unico, ma quello più delicato. Se la guerra può finire in pareggio, con il ritiro delle truppe russe non da tutte ma solo da alcune regioni occupate, la pace, che secondo me non basterà il freddo dell’Alaska a mettere in frigorifero, non dovrà essere prodromo di nuove guerre, di nuove avventure, di nuove aggressioni.







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