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Apologia di una strage orribile

8 Ottobre 2025 202 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando dei giovani palestinesi di Bologna, città famosa per la sua civiltà e la sua accoglienza, inneggiano al 7 ottobre e poi rivendicano la possibilità di farlo (c’erano anche non pochi italiani) in un’assemblea pubblica in nome della libertà di parola, mi vengono in mente molti ricordi. Quando ad esempio si inneggiava alla rivoluzione culturale cinese che costò milioni di morti, quando anche L’Unità esaltava Pol Pot che di cadaveri ne lasciò un numero esagerato rispetto alla sua popolazione, o quando Pci e Psi esaltavano Stalin che di vittime ne causò milioni tra i quali i tre e passa di ucraini, lasciati morire di fame durante l’olomodor, nonché l’eliminazione dei due terzi del Comitato centrale del suo partito mandati alla fucilazione col marchio del tradimento. Non é dunque la prima volta che si esaltano stragi. Ma rispetto a quella del 7 ottobre si trattava di stragi o sconosciute o talmente lontane da noi che una comunicazione ancora primitiva e di parte si riteneva avesse deformato, quando non letteralmente inventato. Il 7 ottobre é invece stato meticolosamente documentato, con foto e registrazioni che ne hanno segnalato la ferocia immane: trecento ragazzi che assieme ad altri stavano pacificamente e allegramente festeggiando sono stati colpiti a morte dopo essere stati inseguiti in mezzo ai campi, intere famiglie sono state trucidate nei kibbutz, bambini e neonati sono stati infilzati dalle pallottole dei terroristi e alcuni orrendamente massacrati. E’ stata registrata una conversazione tra un terrorista e suo padre che fa rabbrividire. “Papà ho ucciso nove ebrei”. E il padre: “Bravo, sono orgoglioso di te, come vorrei essere lì”. Ugualmente questi giovani palestinesi esaltano, alla stregua di Hamas, del quale ostentano le insegne, questo feroce massacro e lo vogliono festeggiare, nel giorno stesso dell’agghiacciante evento, in una delle piazze principali di Bologna in nome della libertà di parola. Ma la libertà di parola in Italia é assoluta? No, essa é regolata dalle leggi e soprattutto dalla Costituzione. L’articolo 21 della Carta stabilisce che tutti hanno il diritto ad esprimere le loro idee, ma pone dei limiti, in particolare per prevenire o reprimere la diffamazione, la calunnia, l’incitamento all’odio, le lesioni al buon costume e le minacce alla sicurezza dello stato e dell’ordine pubblico. Altro che libertà di parola assoluta. Non si può ad esempio incitare all’odio verso una razza, non si possono esaltare i campi di concentramento nazisti (incitamento all’odio), non si può fare apologia di fascismo e nemmeno propagandare una strage come quella del 7 ottobre. In linea col dettato costituzionale la polizia é dunque intervenuta per sciogliere a Bologna la manifestazione. Stona che poi, nello stesso giorno, il sindaco Lepore abbia offerto la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, reduce dall’irrisione del sindaco di Reggio, reo di aver ricordato gli ostaggi israeliani, e giustificazionista rispetto al terrorismo di Hamas, ma anche protagonista della fuga in televisione dopo che era stata citata la Segre, scampata ai campi di sterminio nazisti. Una scelta grave quella di Lepore, primo cittadino della città felsinea, anche più grave della decisione di Reggio Emilia di fregiarla del primo tricolore, perché i due episodi erano già avvenuti e Bologna poteva valutare la congruità della sua opzione. Ma si sa, nel campo largo, tranne che per Renzi e uno sparuto gruppo di coraggiosi riformisti del Pd, non c’é aria di revisioni. Sbattere la testa contro il muro marchigiano e calabrese non é bastato.

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