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Pace o tregua?

15 Ottobre 2025 113 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Hanno firmato. Tutti. Anche Hamas. Hanno accettato il piano Trump in venti punti alcuni dei quali leggermente modificati, vedremo come. Adesso ci basta la notizia. Si fermano i bombardamenti su Gaza e la sua gente festeggia nelle strade. Ci sarà entro pochi giorni lo scambio dei prigionieri e poi inizierà, si spera, il disarmo di Hamas e la ricostruzione di Gaza. Non sappiamo esattamente il percorso temporale che potrà portare alla pace. Sarà tregua o pace? Per adesso direi tregua. Per costruire una vera pace che non c’è dal 1948 si deve necessariamente imboccare la strada dei due popoli e due stati come raccomandava la decisione assunta dall’Assemblea delle Nazioni unite nel 1947. Lo stato di Israele fu subito costituito, quello palestinese no. E questo perchè gli stati arabi, e soprattutto quelli che avrebbero dovuto cedere territorio per istituirlo, preferirono dichiarare guerra a Israele. Adesso il cammino può riprendere. Certo la doppia carneficina, quella del 7 ottobre del 2023 perpetrata da Hamas che é costata la vita a 1200 israeliani oltre a 250 rapimenti di giovani, ragazze e bambini e il massacro successivo di civili a Gaza, che il governo di Netanyahu ha compiuto colpendo decine di migliaia di uomini, donne e anche bambini, sono benzina che non sara semplice eliminare o tenere custodita perché non prenda fuoco. La moderata fiducia sta nel fatto che non solo l’Autorità nazionale palestinese ma tutti gli stati arabi, a cominciare dell’Arabia Saudita (ovviamente escluso lo sciita Iran) hanno sostenuto l’accordo e saranno vigili sul suo rispetto. Ho scritto in un editoriale precedente che è meglio una pace imperfetta di una guerra perfetta. Questa dovrebbe essere la posizione degli autentici pacifisti. Prendo atto invece che non è così. E che gli estremisti pro Pal avrebbero preferito continuare la guerra, che significa massacro innanzitutto dei palestinesi e forse accusare di tradimento perfino Hamas. Li lascio nel loro brodo irrazionale di livore. Oggi si apre una nuova pagina di un libro ancora da scrivere. Sono chiamati a farlo un’Israele che deve ritrovare la sua credibilità internazionale dopo averla persa sotto le macerie di Gaza e un mondo arabo che ha ritrovato unità e che deve rilanciare il progetto di uno stato per i palestinesi. Il cammino sarà a zig zag, come recitava un detto cinese, ma la meta è luminosa.

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