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30 Aprile 2025 24 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

I socialisti si mettevano all’occhiello il garofano e facevano festa in Italia già il 1 maggio del 1890. Il loro inno l’aveva scritto Filippo Turati, la musica era di Amintore Galli, nel 1886. Era una festa non ancora conquistata e autorizzata. Ed era stata promossa per raggiungere l’obiettivo delle otto ore di lavoro che negli Stati uniti, limitatamente allo stato dell’Illinois, era stato raggiunto già il 1 maggio 1867. Venti anni dopo, il 1 maggio del 1887, i lavoratori americani degli altri stati scesero in sciopero per rivendicare gli stessi diritti di quelli dell’Illinois, ma a Chicago la polizia sparò lasciando sul selciato diverse vittime. Il giorno prima durante un’agitazione in un’azienda erano stati uccisi due operai. Quattro giorni dopo altro sangue negli scontri tra polizia e anarchici. Feroce reazione delle autorità. Vennero accusati senza alcuna colpa otto anarchici e quattro di loro furono impiccati nella pubblica piazza. Per ricordarli la seconda internazionale, a Parigi, nel 1889, dopo la fine della prima e la divisione tra socialisti e anarchici, proclamò il 1 maggio la festa internazionale del lavoro. In Italia la festa iniziò a essere celebrata nel 1890 come pressione per le otto ore lavorative, ma anche contro lo sfruttamento dei bambini e delle donne nel lavoro manuale, che venne abolito grazie alla legge Carcano, ispirata da Anna Kuliscioff, nel 1905. Il primo maggio venne abolito dal regime fascista nel 1923 e sostituito dal 21 aprile, natale di Roma, ma riprese ad essere celebrato nel 1946 dopo la Liberazione. L’Italia festeggia il 1 maggio di questo 2025 con dati sul lavoro contraddittori. Innanzitutto balza agli occhi l’aumento di lavoratori che hanno perso la vita. I numeri provvisori dell’Inail che si riferiscono ai primi due mesi dell’anno in corso parlano di 138 denunce di infortunio mortale, il 16% in più dello stesso periodo del 2024. L’anno scorso i morti sul lavoro erano stati 1090, in aumento del 4,7 rispetto all’anno precedente, con una media di tre al giorno. Si potrebbe ritenere che l’aumento degli incidenti mortali sia proporzionato all’aumento dell’occupazione. E invece si é passati dallo 0,36 ogni 100mila occupati del febbraio 2023 allo 0,4 del febbraio del 2025. Notizie relativamente migliori sul versante dell’occupazione. In un contesto di basso aumento della crescita economica l’occupazione italiana é cresciuta nel 2024 dell’1,5%, toccando nell’anno i 24 milioni. E’ dunque aumentata di 352mila unità. E’ stata trainata dagli over cinquanta e dalla crescita dei lavoratori a tempo indeterminato, in aumento del 3,3%, rispetto all’anno precedente. Si contrae la platea del lavoro temporaneo che però interessa ancora 2milioni 750mila lavoratori soprattutto giovani. Lo rileva il rapporto annuale del Cnel che sottolinea anche l’aumento dell’occupazione femminile, che però non supera la quota dei 10 milioni. L’occupazione giovanile e femminile é ancora la più bassa d’Europa. In generale per quanto abbia raggiunto il 62,2 il tasso di occupazione italiano si colloca all’ultimo posto in Europa, inferiore di oltre 15 punti rispetto a quello della Germania, di 6,8 punti rispetto a quello della Francia, di 3,9 rispetto a quello della Spagna. Rispetto alla media europea il tasso di occupazione italiano risulta inferiore di 8,6 punti e di 12,9 punti per quanto riguarda l’occupazione femminile. Ovviamente tutti i dati italiani vanno messi in relazione a un’are di lavoro nero e di alta evasione fiscale calcolata in quasi 200 miliardi, che costituisce un unicum europeo. Più controlli sul lavoro, meno subappalti, una legislazione e norme più rigorose, pene pesanti per le aziende che sgarrano sono gli strumenti oer combattere l’inaccettabile dramma delle morti sul lavoro, una lotta serrata al lavoro nero (incrementato dal reddito di cittadinanza grillino) e all’evasione fiscale, unita a norme che premino il lavoro femminile e l’accesso al primo lavoro sono gli obiettivi da lanciare per attenuare il forte dap che separa ancora l’Italia dagli altri paesi europei. Infiliamoci ancora il garofano all’occhiello per questa festa socialista perché la lotta per la giustizia sociale é più che mai necessaria.

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