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Sì al terzo polo. Intervista di Del Bue a Carlo Calenda

13 Maggio 2025 29 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

In un momentro cruciale della vita politica del paese, quasi a mezza via della legislatura, molte forze legate da comuni valori liberali, socialisti, repubblicani, del cattolicesimo popolare e democratico e della socialdemocrazia stanno lavorando per costruire un’area riformista che si proponga il superamento del bipolarismo. Tra queste, una forza certamente protagonista di questo suggestivo laboratorio politico, è Azione. Abbiamo intervistato il suo leader Carlo Calenda che ci ha dato risposte molto significative e tante conferme.

Questo bipolarismo é un danno per il paese. È anomalo rispetto alle alleanze europee, é disarticolato in politica estera, e anche sui temi delle libertà civili e della giustizia. Lei conferma che Azione resterà lontana dai due poli?

Assolutamente sì. Questo bipolarismo è una trappola che ci sta definitivamente portando a fondo. Da un lato c’è una destra nazionalista che si comporta da governo sovranista nei toni ma che è inconcludente nei fatti, soprattutto in termini di governo del Paese. Dall’altro un centrosinistra che ha abbandonato da tempo la via del riformismo per abbracciare populisti e qualunquisti. Tanto la Lega quanto i Cinquestelle sono l’antitesi della cultura di governo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Siamo circa a due anni a mezzo dal voto del 2022 e siamo prossimi ai tre anni di legislatura. In che condizioni si trova l’Italia dopo questa prima tranche di governo Meloni?

Il governo in carica ha mostrato tutti i limiti di una classe dirigente totalmente impreparata. E’ evidente che Giorgia Meloni ha messo in campo una strategia precisa che la vede, anche con risultati apprezzabili, investire tutte le sue energie sulle relazioni internazionali mentre non accade nulla in termini di processi di governo. Non c’è uno straccio di idea sulla politica industriale, i salari sono fermi, la scuola è al palo, la sanità a pezzi e la ricerca dimenticata.

Di quanto c’è bisogno in Italia di un’area riformista?

C’è un vuoto enorme al centro. Il bipolarismo ha distrutto la cultura del governo. In Italia c’è bisogno disperato di un’area che sappia coniugare rigore nei conti pubblici, attenzione sociale e un approccio serio alle riforme. Non serve un centro che fa da stampella alla destra o alla sinistra: serve un polo autonomo, pragmatico e competente capace di far accadere le cose. Implementare i processi.

Come intende affrontare un percorso terzo-polista. Azione correrà da sola o cercherà solidarietà con altre forze o aree politiche? Avremo un partito nuovo che ingloberà le forze alleate, o sarà una coalizione?

Azione non nasce per stare da sola, ma per unire chi condivide valori riformisti, europeisti, repubblicani, socialisti e liberali. Che poi non sono altro che le famiglie che hanno fatto grande il nostro Paese. Per chi non si accontenta di un posto al sole ma si pone l’obiettivo di cambiare culturalmente anche il modo in cui gli italiani vivono la politica e l’impegno politico le porte sono spalancate, gli obiettivi chiari.

Esporterete questo format anche alle prossime regionali?

Sì, vogliamo esportare questo modus operandi anche a livello territoriale. Ove si può lavorare insieme, facciamolo subito. Abbiamo un personale politico capace di farlo e all’altezza delle sfide che ci attendono.

Ci dica tre punti cardine che caratterizzeranno il programma per l’Italia su cui Azione e le altre forze che si uniranno a voi stanno lavorando.

Sanità pubblica efficiente e finanziata: basta tagli indiscriminati, servono investimenti e merito. Scuola e formazione professionale: la leva per l’inclusione sociale e la competitività. Industria, energia e innovazione: serve una strategia industriale, non bonus a pioggia e soprattutto il nucleare nel mix energetico, subito.

Uno dei dati elettorali del quale la classe politica tiene meno conto e tende a ignorare è il crescente numero degli astenuti. Che significato dà a questo fenomeno? Quali ne sono le cause reali?

E’ evidente a tutti ormai che il vero partito di maggioranza oggi è quello del “non voto”. Ed è colpa della politica che ha smesso di parlare di futuro e si è ridotta a scontro ideologico sterile. Capi ultrà che aizzano gli animi delle rispettive tifoserie. Il modo migliore del resto per coprire l’assenza totale di sostanza del proprio operato. Noi dobbiamo parlare a chi non vota più perché non si fida più, perché non crede più, perche “tanto sono tutti uguali”, perché “è tutto un magna magna”. E per farlo servono fatti, onestà e coerenza non slogan sbandierati.

E’ annunciata una federazione tra Azione e il movimento socialista liberale, in funzione di un allargamento ad altri soggetti riformisti e liberali. Ci può precisare da protagonista questo percorso?

È ormai già da un po’ di tempo che lavoriamo insieme in sintonia e con una visione che è la stessa su tantissimi fronti. Serve una casa comune. Non forma ma sostanza. Ove si lavora insieme su contenuti, identità e organizzazione. E se altri soggetti condividono questi principi, come ho già detto le porte sono spalancate.

La Giustizia é un giornale fondato da Camillo Prampolini, uno dei leader del riformismo socialista, nel 1886, dieci anni prima dell’Avanti, che divenne quotidiano nel 1904 e nel 1922 giornale del Psu diretto da Claudio Treves. Dopo l’esperienza fascista é divenuto un settimanale del Psdi. E’ rinato nel 2023 diretto da me. Conta su molti collaboratori volontari ed é organo dell’Associazione Socialista Liberale. Come ritiene possa essere utile al percorso prima enunciato? Ritiene che potrebbe diventare organo della federazione?

È fondamentale avere uno spazio editoriale che custodisca e rilanci la cultura del riformismo socialista e liberale. La Giustizia può e deve essere un punto di riferimento per questo percorso, anche come megafono del nostro lavoro quotidiano. Una voce autonoma, competente, che aiuti a far crescere una nuova classe dirigente a partire dai territori. Sono sicuro che quello di oggi non è che l’inizio di una splendido lavoro che vedrà protagonisti tantissimi dirigenti e amministratori capaci, competenti e dediti al lavoro più difficile: quello di radicare e dare gambe alle nostre idee nelle comunità locali.

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