E si riparla di legge elettorale
Non c’é legislatura, a partire da quella aperta dalle elezioni del 1992 e traguardata con il referendum Segni sul maggioritario, in cui non si sia discusso di legge elettorale più o meno in concomitanza con altre riforme istituzionali e costituzionali. Nel 1993, sotto il peso della rivoluzione giudiziaria e della criminalizzazione della cosiddetta prima Repubblica, venne approvato dalla Camera il cosiddetto Mattarellum (la definizione col neutro latino é di Giovanni Sartori). Questa legge comportava l’elezione col maggioritario uninominale dei 3/4 dei deputati e col proporzionale con sbarramento al 4% dell’altro quarto. Per il Senato restava la ripartizione dei seggi su scala regionale, prevista dalla Costituzione, sempre adottando lo schema della Camera. In ogni caso venivano abolite le preferenze, sinonimo di corruzione, non cancellate invece dalle elezioni comunali, regionali ed europee, perché sinonimo di partecipazione. Nella legislatura seguente, dopo l’interregno berlusconiano del 1994-96, arrivò la Bicamerale D’Alema. Si capiva bene che alla legge elettorale occorreva dare una cornice istituzionale. Cioè fondare la Seconda repubblica con riforme costituzionali condivise. Il testo prevedeva la nascita di una forma di governo semi presidenziale alla francese e una legge elettorale a doppio turno di coalizione. Berlusconi oppose alla fine una forma di cancellierato alla tedesca e una legge elettorale proporzionale e la Commissione saltò. Tra il 2001 e il 2006 la maggioranza berlusconiana partorì il Porcellum, la legge Calderoli del 2005, che attribuiva un premio di maggioranza alla coalizione che fosse arrivata prima senza fissarne un limite minimo e uno sbarramento al 2% delle liste alleate nonché il recupero di una lista sotto il 2% per ciascuna coalizione. Questa legge sarà dichiarata incostituzionale dopo le elezioni del 2013. Tra il 2006 e il 2008 il Parlamento fu chiamato a discutere della bozza di Luciano Violante che correggeva, istituendo il Senato delle regioni e diminuendo a 514 il numero dei deputati, il bicameralismo perfetto, ma non se se ne fece nulla. Tra il 2008 e il 2013, esattamente nel 2009, ancora Segni con l’appoggio di Fini e Parisi volle un referendum per abolire parti rilevanti della legge elettorale ma non si raggiunse il quorum. La Corte dichiarò illegittimo il premio di maggioranza attribuito dalla legge alla lista col maggior numero di voti, unito all’impossibilità di esprimere preferenze. Dunque ha lasciato in vigore una legge proporzionale pura (il Consultellum). Tra il 2013 e il 2018, il governo Renzi partorì l’Italicum, un meccanismo che mandava al ballottaggio due coalizioni e poi un riforma costituzionale completa che prevedeva il Senato delle regioni, l’abolizione del Cnel e altre innovazioni, bocciata al referendum del 2016. Nel 2017 nasce il Rosatellum, la legge che porta il nome dell’omonimo deputato allora renziano e che é un maggioritario mascherato: voto unico e simboli omogenei tra due terzi di proporzionale e un terzo di maggioritario con sbarramento al 3%. Ma essendo le liste presenti sia nel proprzionake sia nel maggioritario prevale labtendenza alla coalizione. Poi nel 2020 la leggevdel tagliomdei parlamentari voluta dai grillini e accettata dal Pd come condizione per il governo. Questa legge, poi approvata al referendum, riduce la Camera da 630 a 400 deputati e il Senato da 315 a 200 senatori, finendo per far scalare l’Italia all’ultimo posto in Europa nel rapporto tra rappresentanti e corpo elettorale. E si discute ancora. Intanto di premierato. La legge approvata dalle Camere dovrà essere sottoposta a referendum e si parla ancora di legge elettorale. Già Franceschini (Pd) aveva proposto un ritorno al proporzionale e ieri la Meloni ha ipotizzato un proporzionale di coalizione con premio di maggioranza (il 55%) a quella che supera il 40%.Tempo perso? Non saprei. So che da trent’anni l’Italia non riesce a darsi una forma di stato diversa e una legge elettorale conseguente. Il presidenzialismo o il premierato impongono una legge che abbia margini ampi di maggioritario assicurati perché un premier non sia un eremita politico, o dal doppio turno di collegio o dal premio di maggioranza, mentre un sistema parlamentare, sia pur corretto col cancellierato. porta seco un sistema elettorale proporzionale sia pur corretto con uno sbarramento. Andando avanti cosî, come si è fatto in questi trent’anni le leggi elettorali continueranno a cucinare leggi secondo gli interessi della varie maggioranze. Che non sanno neanche fare bene i calcoli. infatti col Mattarellum, voluto dal centro-sinistra, nel 2006 avrebbe vinto Berlusconi che ha scelto che si affrettò a votare il Porcellum. L’unico comun denominatore di queste leggi e delle singole proposte é il Parlamento dei nominati. Perché, si sa, le preferenze, ma solo alle politiche, sono fonte di corruzione…
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