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La dèbacle dell’Emilia-Romagna

24 Novembre 2014 1.189 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Alla fine ha votato solo il 37%. No, questo non era previsto. Per quanto alta fosse la previsione dell’astensione, per quanto si toccasse con mano che difficilmente avrebbe votato più del 50 per cento, no, una percentuale di votanti così bassa é andata ben oltre le più nere previsioni. Dunque bisogna riflettere seriamente su quel che è accaduto. Innanzitutto perché l’Emilia-Romagna è la regione, da sempre più vicina alla sinistra, che da sempre ha votato di più. E improvvisamente si trova oggi maglia nera dell’astensionismo elettorale nella storia d’Italia. Mai prima d’ora in nessuna regione, né tanto meno alle politiche o alle europee, aveva votato così poca gente. Il problema dunque esiste, eccome se esiste e fa male Renzi a far finta di niente. Esaltando la più grande vittoria di Pirro che l’Italia abbia mai conosciuto dopo Pirro.

Le motivazioni sono certamente molteplici. Innanzitutto il recente scandalo dei rimborsi che ha messo in prima pagina la stragrande parte dei consiglieri regionali, coi loro furbeschi modi di spendere il denaro pubblico. Mettiamoci pur dentro il fatto che prima che esplodesse la vicenda Fiorito, la magistratura si era ben guardata di verificare come venisse spesa questa somma messa a disposizione e soggetta solo alla discrezionalità dei consiglieri. Ma lo spettacolo non è certo stato esaltante. Tuttavia saremmo superficiali se individuassimo solo in questo (in Calabria è successo di peggio e la percentuale è stata più alta) la causa dell’astensionismo.

Il problema di fondo sta nell’insoddisfazione generale nei confronti delle classe politica giudicata non in grado di dare risposte soddisfacenti alla crisi economica e sociale. Non è vero che da quando Renzi è al governo l’Italia stia meglio. Non sarà colpa sua, ma gli italiani oggi devono fare i conti con una situazione addirittura peggiore. Peggiore in termini di crescita, di occupazione, e anche di prelievo fiscale, perché gli ottanta euro sono stati risucchiati da un’insieme di tasse sui beni e sui consumi. Si ha l’impressione che il governo non sia in grado o non voglia uscire dai parametri europei e anzi sia tuttora subalterno agli ordini che provengono dalla Ue, come l’ultimo relativo alla decisione di tagliare quattro miliardi dalla legge di stabilità. Anche l’opposizione del movimento sindacale non ha certo rafforzato il governo.

In Emilia-Romagna tutto questo si avverte in modo particolare. È vero che il movimento Cinque stelle, che pure ha racimolato circa il 13%, non è più considerato un’alternativa e che la nuova Lega di Salvini col 20% ha quasi triplicato la percentuale di Forza Italia, ma quel che desta più stupore è che il Pd ha perso in voti più di quel che ha conseguito. Alle europee aveva ottenuto circa 1 milione e duecentomila voti, ieri solo 500mila. Che la crisi emiliano-romagnola segni anche una forte crisi del Pd è fuori discussione. L’Emilia-Romagna ha rappresentato storicamente gli umori della sinistra. E se non se ne avvantaggia Sel, che tiene la percentuale delle regionali precedenti e perde metà del suo elettorato, questo dovrebbe insegnarci che il messaggio giusto non è quello di Landini. Gli elettori non hanno più fiducia nella politica, perdono fiducia in Renzi e non la trovano in nessun altro. Così se ne stanno a casa a ingrassare il primo partito. Quello dell’astensione.

Abbassare i toni, portare a casa qualche risultato concreto, dire gatto solo quando ce l’hai nel sacco, questo dovrebbe insegnare a Renzi la dèbacle emiliano-romagnola. Perché è vero che nel risultato qualcosa ce l’hanno messa gli emiliano-romagnoli, ma molto è conseguenza di quel che accade a Roma. Quando esisteva il Pci la nostra regione era l’ultima ad arrendersi. Solo nel 1990, quando il Pci di fatto non c’era più, quel partito perse la maggioranza assoluta. E le giunte di sinistra sono sopravvissute quasi ovunque alla fine del Pci, all’affermazione di Berlusconi, alla crisi di Prodi. Mai il principale partito della sinistra aveva conseguito in termini di voti meno della metà di quel che aveva ottenuto solo l’anno prima. Questa novità, questa stravolgente novità deve essere oggetto di profonda riflessione e non di due battute e un mezzo sorriso per un due a zero senza avversari e pubblico…

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