Un matrimonio all’incontrario?
La fiction televisiva di Pupi Avati “Un matrimonio” scambia i dati della realtà. Li vede all’incontrario. Il giovane Taddeo Osti, d’ispirazione comunista, viene assunto all’Avanti. È un bravo giovane d’una famiglia bolognese. Siamo negli anni settanta e si respira il clima dello scontro piu acceso, siamo negli anni della guerra al cuore dello stato. Durante i drammatici giorni del caso Moro, Taddeo scrive un articolo apprezzato dal direttore, favorevole alla trattativa per salvare la vita di Moro. La cosa crea sgomento e dopo un intervento di un deputato socialista, chi sa, forse lo stesso Craxi o qualcuno vicino a lui, naturalmente spavaldo e un tantino arrogante, gli viene chiesto di ritrattare. Taddeo non lo fa e dopo la morte di Moro abbandona il giornale. Poi parte per il Brasile a sostegno di una associazione di volontariato. Orbene, c’è da trasecolare. Il regista e lo sceneggiatore non conoscono la storia? O la manipolano a loro piacimento? Come si fa a non ricordare che furono proprio il PSI con Craxi e l’Avanti, direttore del quale era lo stesso segretario del Psi, con Ugo Intini, giovane direttore responsabile, a sostenere la posizione della iniziativa per salvare la vita dell’ostaggio, contro la linea della improduttiva e retorica fermezza, propugnata al Pci di Berlinguer e dalla Dc di Zaccagnini e Andreotti? Un fiction non è tenuta a rispettare le vicende storiche al millesimo. Si può accordare e accettare una loro versione particolare e funzionale a una trama romanzata. Quello che non si può passivamente subire è la contraffazione della verità storica, il più completo stravolgimento dei fatti, il racconto all’incontrario. Stupisce, ma fino a un certo punto, che questo avvenga in una fiction televisiva della Rai, pagata col canone dei contribuenti. Che la Rai, il suo direttore, il suo presidente, il suo consiglio di amministrazione, non debbiano intromettersi nel prodotto confezionato a un autore, è naturale, ma che a fronte di un misfatto storico inaccettabile alzino le braccia questo noi lo dobbiamo contestare. Lo farebbero anche di fronte, che so, alla resistenza al nazifascismo che vede i partigiani dalla parte del torto, lo farebbero anche di fronte a un De Gasperi che diventa filo comunista, lo farebbero anche di fronte a un Berlinguer che non rompe con Mosca? Questo è stato fatto. Tratteggiare un Psi sulla linea della fermezza che chiede a un giornalista dell’Avanti di ritrattare la sua posizione umanitaria è un insulto non solo a noi che, isolati, quella stessa posizione abbiamo sostenuto, ma alla storia d’Italia.
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