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De Luca, Craxi e la rinascita della politica

Ho letto la sintesi dell’intervento di De Luca al congresso del Psi e il suo riconoscimento a Bettino Craxi che De Luca rimpiange mettendolo al raffronto con la classe dirigente di oggi. Si tratta dell’ennesimo tributo politico all’ex segretario del Psi che trent’anni fa è stato divorato dalle denigrazioni e dalle accuse nella canea di Tangentopoli non riuscendo nemmeno a distinguere gli indubbi meriti politici dal suo riconosciuto coinvolgimento nell’illegittimità dei finanziamenti. Mi fa piacere ma anche rabbia che avvenga tutto questo trent’anni dopo. E che intanto non si sia fatto nulla per combattere l’antipolitica andandole invece in soccorso con l’abolizione dell’immunità parlamentare, del finanziamento pubblico ai partiti, dei vitalizi e approvando una legge che taglia i parlamentari riducendoli alla percentuale più bassa rispetto agli abitanti di tutti i paesi europei. Oggi servirebbe invece la politica alta, la disciplina più importante esercitata da Platone alla fine della prima Repubblica. Read the full story »

24 Marzo 2025 No Comments 51 views

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I tre errori su Ventotene

Lasciamo perdere la ricerca dei motivi che hanno indotto la Meloni ad aprire una polemica sul Manifesto di Ventotene e anche, se ne valutiamo i passaggi, a leggere frasi peraltro a metà e fuori dal contesto storico e politico dell’epoca (“datemi sei righe del più onesto degli uomini e gli troverò un motivo per farlo impiccare”, scrive il cardinale Richelieu). Restiamo invece al detto e al non detto. Primo errore, anzi orrore e vergogna. Questa é responsabilità di larga parte della stampa e delle televisioni a cui ha cercato di porre rimedio l’on. Fornaro, già Psdi e oggi Pd, nel suo vibrante discorso alla Camera. Si dimentica sempre del trunvirato di Ventotene la figura di Eugenio Colorni che fu invece centrale nella scrittura del testo e che ne riuscì a far pubblicare la stesura clandestinamente a Roma, dopo averla corretta e sintetizzata. Colorni era un socialista autonomista, viene proprio citato così, capo redattore dell’Avanti clandestino, un filosofo leibniziano, allievo di Croce e Gentile, che venne assassinato dalla banda Coch, famigerato raggruppamento fascista della capitale nel 1944, alla vigilia della liberazione di Roma. Sua moglie ha poi sposato Altiero Spinelli, quasi a rivendicare un legame non solo personale tra i due. Ma una sorta di eredità ideale. Read the full story »

20 Marzo 2025 No Comments 56 views

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Melonioso

Discorso necessariamente ambiguo, a tratti nebuloso e anche noioso quello di Giorgia Meloni al Senato all’indomani di quello di Mario Draghi sul piano europeo, denso di dati e di proposte logiche e convincenti. In un certo senso la Meloni ha negato se stessa, definendo il piano Von der Leyen “roboante: e solo “una possibilità” e che “l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal Piano”. Un sostanziale rinvio del sì gradito a Forza Italia e del no gradito a Salvini. Ma Fratelli d”Italia al Parlamento europeo aveva votato sì. La relazione della presidente del Consiglio è apparsa una lunga introduzione a un congresso di un vecchio partito. Read the full story »

19 Marzo 2025 No Comments 50 views

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Il mondo capovolto
Il presidente americano Trump, perno principale del capovolgimento, ha richiamato l’ambasciatore dal Sudafrica accusato di essere razzista nei confronti dei bianchi. Sembra una fake news e invece la notizia era pubblicata ieri su un quotidiano nazionale a larga tiratura. Nessuno più si stupisce del nulla dopo il Rivera Gaza. Si annuncia il caos alla Camera e al Senato sul voto attorno alla mozione Van der Leyen che annuncia la proposta di impiegare 800 miliardi per le spese militari di difesa. Il problema è che sia il governo sia l’opposizione sono divisi. Come farà la Meloni a presentare un’unica mozione? Semplicemente ignorando o mettendo sotto traccia il principale capitolo della proposta Van der Leyen, e cioè la spesa per le armi. Sarebbe come se, mentre i russi invadevano l’Ucraina, si fosse presentata una mozione sulla crisi energetica. Ma poi? Il governo accetterà di stanziare e di spendere i soldi per gli armamenti? Insomma ci sarà un punto in cui si dovrà dire sì o no? Il ni non è una posizione politica. E tanti sì e no e ni sono stati annunciati nella manifestazione per l’Europa che si è svolta a Roma promossa da Michele Serra. C’erano Fratoianni e Bonelli che non avrebbero speso un soldo per aiutare la resistenza ucraina e c’era Calenda che ne avrebbe spesi anche di più. C’era la Schlein che ha bocciato il piano Van der Leyen e c’era il riformista Alfieri che lo ha approvato. C’erano i renziani come la Boschi avvolta dalla bandiera europea e c’erano gruppi con le bandiere palestinesi ed estremisti che intendevano distruggere Israele, ma intanto hanno raggiunto l’obiettivo di far distruggere Gaza e c’erano i cattolici integralisti che quando l’esercito russo ha varcato la frontiera ucraina per salvarsi la coscienza gliel’avrebbero regalata tutta. Per fortuna non c’erano i Cinquestelle che avrebbero fatto acquisire alla manifestazione un carattere ancor più confuso e grottesco. Perché per loro gli ucraini vanno sorretti anche militarmente quando sono al governo e vanno invece abbandonati quando sono all’opposizione. Intanto Putin non ha ancora risposto alla tregua suggerita dal tandem Trump-Zelensky, improvvisamente ricomposto dopo il furioso litigio e la cacciata del leader ucraino (che ha superato in un sondaggio il 75% dei consensi nel suo paese) cacciato in diretta dallo studio ovale. I dollari promessi pare abbiano placato la furia del presidente americano. I colloqui tra Trump e Putin inizieranno a ore e valuteremo i risultati. Che Zelensky si sia convinto di cedere alcuni territori (quanti e quali si vedrà) pare scontato. Il tema resterebbe relativo alle garanzie future di sicurezza. Putin non vuole truppe Nato, ma neanche europee a vigilare sui confini. La Meloni propone di attivare l’articolo 5 del trattato Nato in base al quale un attacco ad un paese equivale a una dichiarazione di guerra agli altri paesi aderenti all’Alleanza. Il che è poi un’adesione alla Nato senza dirlo. Difficile però che Putin che non vuole l’Ucraina nella Nato evidentemente per potersela annettere quando ne ha voglia accetti che questo paese sia vincolato dal principale articolo del trattato Nato che glielo impedisce. L’Europa pare che non dorma più. Solo l’idea che gli Stati uniti non spendano più soldi per la difesa europea, che smantellino le loro basi o addirittura che cambino le fondamenta dell’Alleanza atlantica induce i paesi europei a dover accelerare il percorso della sua unità. Se Putin non ha attaccato le repubbliche baltiche è perché queste sono nella Nato mentre la Georgia, o quel che resta della Georgia dopo l’indipendenza russa dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, spinge per entrare in Europa al pari dell’Ucraina. La Polonia e la Romania, dove al neo eletto Georgescu, filo russo, sono state contestate irregolarità e interventi esterni diretti per favorirne il successo, è stata annullata l’elezione, sono in fermento. E la domanda è quella fondamentale e cioè: Trump riuscirà a frenare le ambizioni di Putin di procedere a conquistare quel che ritiene suo, e cioè le nazioni appartenenti all’impero russo, oppure ognuno dei due penserà ai territori suoi e Trump al Canada e.più ancora a Panama e alla Groenlandia, mentre la Cina potrà, indisturbata annettersi Taiwan relegando Chiang kai Shek nella soffitta delle robe vecchie e dimenticate? Il mondo capovolto potrebbe cavalcare nuove dottrine, vedi la monetizzazione dei valori di libertà e di indipendenza e il riconoscimento dei diritti rapportati alle ragioni dei più forti. Quel che ci attende non sarà un mondo migliore. Ma solo un mondo capovolto.

 

18 Marzo 2025 No Comments 58 views

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Il Pd e la doppia identità
Non é un caso che il Pd si divida. Il Pd é un partito diviso. Fin dalla nascita, al Lingotto, dove, con la supervisione di Veltroni, congiungeva due anime, quella post comunista dei Ds e quella prevalentemente cattolica della Margherita. Il “mai stato comunista“ Veltroni pensava di riassumerne l’identità nel mito americano dei Kennedy e ancor prima di Rosevelt. Aggiungendoci magari un po’ di Martin Luther King e di Obama e del suo “Yes, we can”, tradotto nel veltroniano “Si può fare”. I precedenti italiani sono poi divenuti Berlinguer e Moro, che insieme al governo non sono stati mai. E perfino De Gasperi che dei comunisti era fiero oppositore cacciandoli dall’esecutivo nel 1947.  Insomma una grande frittata che di americano aggiungeva anche il nome. Esisteva solo in America infatti il Partito democratico. Il Pd era alla sua nascita un partito a-europeo, che disdegnava le socialdemocrazie e che non era iscritto al Pse. Tra i suoi punti di riferimento non c’erano Turati, Nenni, Saragat, mentre Craxi i pidini lo consideravano, molto più della destra, tranne qualche timida revisione dalemiana, un politico fallito, quando non qualcosa di peggio. Tutti i nodi vengono al pettine. Magari uno alla volta e piano piano. Mettiamoli in fila. Il Pd é passato dalla segreteria Renzi, che rappresentava un riformismo moderno, alla segreteria Schlein, che rappresenta un massimalismo vetusto. Tra un presidente del Consiglio che si vantava del suo jobs act a una segretaria che lo vuole abolire. Non tutti sono ovviamente d’accordo. L’area riformista lo vuole mantenere giudicandola un’ottima legge. Per non parlare della riforma della giustizia. La separazione delle carriere dei magistrati (era a suo tempo una battaglia specifica del nonno della Schlein, il senatore socialista Agostino Viviani) é valutata dal gruppo che sta intorno alla segretaria come um tentativo di “minare l’autonomia della magistratura”, potere sacrale, come quello degli aruspici romani, che di errori ne hanno fatti a bizzeffe anche nei delitti comuni (trasecolo al pensiero, a proposito di Garlasco, che si sono riaperte le indagini mentre il condannato sta orami terminando la sua pena e a proposito di Avetrana che ci siano due donne in carcere che si professano innocenti mentre lo zio della vittima, che si autoaccusa del delitto, sia invece fuori). Ma lasciamo perdere. Leggevo invece che il guru del Pci, Pds, Ds, Pd Goffredo Bettini, gran cerimoniere e sacerdote a cui gli altri dirigenti affidano i loro dubbi, si era detto favorevole. Ma é in Europa che questo partito fa acqua. Per due volte, l’equiparazione tra nazifascismo e comunismo e poi tra croce uncinata e falce e martello (quest’ultima obiettivamente un po’ storicamente azzardata), avevano preso in contropiede i deputati europei del Pd che si sono divisi nel voto, mentre non é stato così per i deputati socialisti, socialdemocratici e laburisti. Evidente che il cordone ombelicale con la storia del comunismo italiano non sia stata rescissa. Ed é comprensibile. Il solo partito socialista europeo che non ha un passato socialista é il Pd. Ma la divisione più esplicita é stata prodotta dal voto sul piano Re arms Europe o Defend Europe proposto dalla Von Der Leyen: 11 astenuti e 10 favorevoli. Ha pienamente ragione Piero Fassino, un ex comunista col cuore e i genitori socialisti, che sostiene che un partito deve avere un’unica politica estera (per la verità non ce l’ha neppure il governo, ma si tratta di un’alleanza). L’ex cossighiano ed ex presidente del gruppo Pd al Senato Zanda invoca il congresso e sostiene che la Schlein non può fare la candidata premier, mentre Bonaccini, che pure ha votato sì, smorza i toni. La Schlein é stata la sua vice e lui é il suo presidente. Noblesse oblige. Anche i riformisti, tra i quali emerge sempre più la tentazione di lanciare Gentiloni, non si capisce se come leader di un’alleanza o di un nuovo partito, paiono divisi. D’altronde sono coerenti, in un partito diviso come il Pd, dove l’unità é artificio sconosciuto.

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18 Marzo 2025 No Comments 60 views

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Putin e “tutto quel che é suo”

Lo ha detto chiaro e tondo. Il presidente russo rivendica tutto quel che ritiene suo. Dietro questo pronome possessivo c’é un orizzonte di possibilità. Egli si riferisce a quegli stati che compongono o potrebbero comporre la federazione russa, oppure a quelli che erano aggregati al suo Impero zarista, o addirittura agli stati in cui era articolata l’Unione sovietica (la cui caduta per Putin é stata “la più grande tragedia del novecento”? A proposito della federazione russa osserviamo che sono 22 oggi i territori-nazioni che ne fanno parte: due sono state conquistate recentemente, la Cecenia e la Crimea, mentre la guerra con la Georgia ha consentito di rendere autonome ma di fatto controllate da Mosca anche l’Abkhazia e l’Ossezia del sud. Putin vuole annettersi anche l’Ucraina. O voleva, giacché il suo obiettivo iniziale era di conquistare Kiev, sovvertire il governo e sostituirlo con uno amico di Mosca, in stile Bielorussia. Si fermerà qui? Read the full story »

12 Marzo 2025 No Comments 79 views

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La Schlein dice no al Re arm
Suarez, Sturmer, Scholz, Gluksman dicono sì al Re arm presentato da Ursula. Cioè i maggiori esponenti dei partiti socialisti europei lo approvano, la Schlein, sola, lo disapprova. Oggi Musk propone addirittura agli Stati uniti di uscire dalla Nato perché l’America non può finanziare la difesa dell’Europa. Dunque, già Trump ci aveva rimproverato di spendere meno del 2% sul Pil mentre l’America superava il 4, dobbiamo investire di più sulla difesa. Negli ultimi giorni sono accadute cose imprevedibili. Gli Stati uniti hanno tagliato i fondi per l’Ucraina e le hanno sottratto l’intelligence mentre lo stesso Musk ha minacciato di portarsi via Starling, il sistema. satellitare di comunicazione. Dobbiamo ben comprendere il nuovo mondo.  Che sarà un mondo capovolto e che noi non potremo affrontare se vogliamo la pace con le ricette di prima. L’America non avrà più alleati che confliggono coi propri interessi economici. Non elargirà nuovi piani Marshall e nuovi supporti bellici di difesa. In Germania ha già cominciato a smantellare i suoi. Putin dice che vuole recuperare “quel che é suo”. Parla dell’Impero o dell’Unione sovietica? Di ambedue facevano parte i paesi baltici e la Polonia, che oggi sono protetti dalla Nato. Ma una Nato senza Stati uniti o con una riforma, auspicata da Rubio, tra paesi che spendono molto, i quali sarebbero protetti, e paesi che spendono poco, e che non sarebbero protetti, che fine farebbero? E con un’Europa che complessivamente fatica a superare il 2% di spese per la difesa che accadrebbe? Singolare la posizione della Schlein, ottuse e strumentali quelle di Salvini e di Conte. La segretaria del Pd attenderebbe la formazione di una Difesa comunitaria per spendere soldi. Ma in quanti anni l’Europa potrà unirsi politicamente, con un governo unico, un debito unico e una difesa comune? Tre, cinque anni se tutto andrà bene. E nel frattempo restiamo tali e quali? Proprio negli anni del pericolo trum-putiniano? E proprio ora che parliamo di 800 miliardi di euro tra risorse nazionali, liberate dalla deroga al Patto di stabilità, e soldi freschi comunitari, presi a prestito dall’esecutivo Ue sui mercati. Cioè di nuovi eurobond. Il governo italiano, con la Meloni in testa, penso proprio che li accetterà e farà lavorare anche le industrie italiane in un momento difficile per il Paese con un Pil che é il peggiore degli ultimi anni e un debito in rapporto al Pil che é tornato sia pur lievemente a crescere, dal 134,6% al 135,3 dopo anni di continua discesa dal 2020, anno di Covid in cui il debito era salito oltre il 150. Questo, secondo Gianfranco Polillo, é dovuto non ad aumenti di spesa ma alla diminuzione, in rapporto al triennio precedente, del Pil. L’Italia potrebbe essere la sola (se dovesse mai vincere un asse Pd-Cinque stelle lo sarà) a rifiutare i soldi del Re arm. Se passerà dal Parlamento italiano non so come andrà a finire, visto che Pd, Lega, Avs e Cinque stelle sfiorano la maggioranza. Certamente cadrebbe il governo mentre tutta Europa si metterebbe a ridere. I soliti italiani spaghetti e mandolino, si dirà, che, anche quando erano alleati con Hitler, continuavano a cantare e a ballare. Altro che Titanic…
11 Marzo 2025 No Comments 77 views