De Luca, Craxi e la rinascita della politica
Ho letto la sintesi dell’intervento di De Luca al congresso del Psi e il suo riconoscimento a Bettino Craxi che De Luca rimpiange mettendolo al raffronto con la classe dirigente di oggi. Si tratta dell’ennesimo tributo politico all’ex segretario del Psi che trent’anni fa è stato divorato dalle denigrazioni e dalle accuse nella canea di Tangentopoli non riuscendo nemmeno a distinguere gli indubbi meriti politici dal suo riconosciuto coinvolgimento nell’illegittimità dei finanziamenti. Mi fa piacere ma anche rabbia che avvenga tutto questo trent’anni dopo. E che intanto non si sia fatto nulla per combattere l’antipolitica andandole invece in soccorso con l’abolizione dell’immunità parlamentare, del finanziamento pubblico ai partiti, dei vitalizi e approvando una legge che taglia i parlamentari riducendoli alla percentuale più bassa rispetto agli abitanti di tutti i paesi europei. Oggi servirebbe invece la politica alta, la disciplina più importante esercitata da Platone alla fine della prima Repubblica. Read the full story »
I tre errori su Ventotene
Lasciamo perdere la ricerca dei motivi che hanno indotto la Meloni ad aprire una polemica sul Manifesto di Ventotene e anche, se ne valutiamo i passaggi, a leggere frasi peraltro a metà e fuori dal contesto storico e politico dell’epoca (“datemi sei righe del più onesto degli uomini e gli troverò un motivo per farlo impiccare”, scrive il cardinale Richelieu). Restiamo invece al detto e al non detto. Primo errore, anzi orrore e vergogna. Questa é responsabilità di larga parte della stampa e delle televisioni a cui ha cercato di porre rimedio l’on. Fornaro, già Psdi e oggi Pd, nel suo vibrante discorso alla Camera. Si dimentica sempre del trunvirato di Ventotene la figura di Eugenio Colorni che fu invece centrale nella scrittura del testo e che ne riuscì a far pubblicare la stesura clandestinamente a Roma, dopo averla corretta e sintetizzata. Colorni era un socialista autonomista, viene proprio citato così, capo redattore dell’Avanti clandestino, un filosofo leibniziano, allievo di Croce e Gentile, che venne assassinato dalla banda Coch, famigerato raggruppamento fascista della capitale nel 1944, alla vigilia della liberazione di Roma. Sua moglie ha poi sposato Altiero Spinelli, quasi a rivendicare un legame non solo personale tra i due. Ma una sorta di eredità ideale. Read the full story »
Melonioso
Discorso necessariamente ambiguo, a tratti nebuloso e anche noioso quello di Giorgia Meloni al Senato all’indomani di quello di Mario Draghi sul piano europeo, denso di dati e di proposte logiche e convincenti. In un certo senso la Meloni ha negato se stessa, definendo il piano Von der Leyen “roboante: e solo “una possibilità” e che “l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal Piano”. Un sostanziale rinvio del sì gradito a Forza Italia e del no gradito a Salvini. Ma Fratelli d”Italia al Parlamento europeo aveva votato sì. La relazione della presidente del Consiglio è apparsa una lunga introduzione a un congresso di un vecchio partito. Read the full story »
Putin e “tutto quel che é suo”
Lo ha detto chiaro e tondo. Il presidente russo rivendica tutto quel che ritiene suo. Dietro questo pronome possessivo c’é un orizzonte di possibilità. Egli si riferisce a quegli stati che compongono o potrebbero comporre la federazione russa, oppure a quelli che erano aggregati al suo Impero zarista, o addirittura agli stati in cui era articolata l’Unione sovietica (la cui caduta per Putin é stata “la più grande tragedia del novecento”? A proposito della federazione russa osserviamo che sono 22 oggi i territori-nazioni che ne fanno parte: due sono state conquistate recentemente, la Cecenia e la Crimea, mentre la guerra con la Georgia ha consentito di rendere autonome ma di fatto controllate da Mosca anche l’Abkhazia e l’Ossezia del sud. Putin vuole annettersi anche l’Ucraina. O voleva, giacché il suo obiettivo iniziale era di conquistare Kiev, sovvertire il governo e sostituirlo con uno amico di Mosca, in stile Bielorussia. Si fermerà qui? Read the full story »
La Schlein dice no al Re arm
Suarez, Sturmer, Scholz, Gluksman dicono sì al Re arm presentato da Ursula. Cioè i maggiori esponenti dei partiti socialisti europei lo approvano, la Schlein, sola, lo disapprova. Oggi Musk propone addirittura agli Stati uniti di uscire dalla Nato perché l’America non può finanziare la difesa dell’Europa. Dunque, già Trump ci aveva rimproverato di spendere meno del 2% sul Pil mentre l’America superava il 4, dobbiamo investire di più sulla difesa. Negli ultimi giorni sono accadute cose imprevedibili. Gli Stati uniti hanno tagliato i fondi per l’Ucraina e le hanno sottratto l’intelligence mentre lo stesso Musk ha minacciato di portarsi via Starling, il sistema. satellitare di comunicazione. Dobbiamo ben comprendere il nuovo mondo. Che sarà un mondo capovolto e che noi non potremo affrontare se vogliamo la pace con le ricette di prima. L’America non avrà più alleati che confliggono coi propri interessi economici. Non elargirà nuovi piani Marshall e nuovi supporti bellici di difesa. In Germania ha già cominciato a smantellare i suoi. Putin dice che vuole recuperare “quel che é suo”. Parla dell’Impero o dell’Unione sovietica? Di ambedue facevano parte i paesi baltici e la Polonia, che oggi sono protetti dalla Nato. Ma una Nato senza Stati uniti o con una riforma, auspicata da Rubio, tra paesi che spendono molto, i quali sarebbero protetti, e paesi che spendono poco, e che non sarebbero protetti, che fine farebbero? E con un’Europa che complessivamente fatica a superare il 2% di spese per la difesa che accadrebbe? Singolare la posizione della Schlein, ottuse e strumentali quelle di Salvini e di Conte. La segretaria del Pd attenderebbe la formazione di una Difesa comunitaria per spendere soldi. Ma in quanti anni l’Europa potrà unirsi politicamente, con un governo unico, un debito unico e una difesa comune? Tre, cinque anni se tutto andrà bene. E nel frattempo restiamo tali e quali? Proprio negli anni del pericolo trum-putiniano? E proprio ora che parliamo di 800 miliardi di euro tra risorse nazionali, liberate dalla deroga al Patto di stabilità, e soldi freschi comunitari, presi a prestito dall’esecutivo Ue sui mercati. Cioè di nuovi eurobond. Il governo italiano, con la Meloni in testa, penso proprio che li accetterà e farà lavorare anche le industrie italiane in un momento difficile per il Paese con un Pil che é il peggiore degli ultimi anni e un debito in rapporto al Pil che é tornato sia pur lievemente a crescere, dal 134,6% al 135,3 dopo anni di continua discesa dal 2020, anno di Covid in cui il debito era salito oltre il 150. Questo, secondo Gianfranco Polillo, é dovuto non ad aumenti di spesa ma alla diminuzione, in rapporto al triennio precedente, del Pil. L’Italia potrebbe essere la sola (se dovesse mai vincere un asse Pd-Cinque stelle lo sarà) a rifiutare i soldi del Re arm. Se passerà dal Parlamento italiano non so come andrà a finire, visto che Pd, Lega, Avs e Cinque stelle sfiorano la maggioranza. Certamente cadrebbe il governo mentre tutta Europa si metterebbe a ridere. I soliti italiani spaghetti e mandolino, si dirà, che, anche quando erano alleati con Hitler, continuavano a cantare e a ballare. Altro che Titanic…