Ci risiamo. A Reggio Emilia si scordano che Matteotti era socialista
Dunque sabato 7 dicembre Reggio dedicherà la giornata a Giacomo Matteotti, martire antifascista, barbaramente ucciso da un gruppo di criminali guidati da Amerigo Dumini. Matteotti aveva da pochi giorni chiesto l’invalidazione delle elezioni politiche del 1924 citando episodi di violenza e di morte, tra i quali l’assassinio di Antonio Piccinini, candidato dal Psi reggiano ed eletto post mortem. Da poche settimane, inoltre, era entrato in possesso di documenti delicati che accusavano di corruzione il governo e la monarchia (il famoso affare Sinclair). Un eroe, Matteotti, che si espose solitariamente contro il dispotismo, il malaffare, la coercizione. Read the full story »
Pillitteri: un uomo colto e ironico
A Paolo Pillitteri che ci ha lasciato. Ci mancheranno la tua simpatia e la tua carica umana che non si affievolivano neanche di fronte alle tragedie politiche e giudiziarie. Ci mancheranno anche la tua cultura e la tua competenza cinematografica. Ci mancheranno il tuo coraggio e la tua coerenza che ti portarono nel Psu, poi Psdi, dopo la scissione del 1969 non senza giustificazioni politiche e poi nel Psi, attraverso il Muis, dopo l’elezione di Craxi alla segreteria e l’inizio del nuovo corso autonomista e riformista. Ci mancherà il tuo amore per Milano, una capitale europea della quale fosti primo cittadino. Ciao Paolo, anche se ci siamo frequentati poco ti ho voluto bene.
Calcio e morte
Quando a Firenze a poco più di un quarto d’ora dall’inizio del match tra i viola e l’Inter, un ragazzo di 22 anni, Edoardo Bove, giocatore della squadra toscana proveniente dalla Roma, si é improvvisamente accasciato al suolo, quando i giocatori, gli allenatori, gli staff in panchina si sono diretti di corsa verso di lui agitando le braccia, e poi piangenti, quando il calciatore, tra urla di far presto e gesti che non promettevano nulla di buono, é stato portato in barella verso l’ambulanza, quando insomma un nuovo dramma pareva incunearsi nelle nostre agitate domeniche calcistiche, abbiamo un po’ tutti temuto il peggio. La morte, col suo ghigno beffardo, con la sua improvvisa e inaspettata tempestività, si stava ancora una volta accompagnando con noi. Abbiamo pensato ai casi di Curi e di Morosini, tragici, a quelli di Antognoni, Manfredonia ed Eriksen fortunatamente risolti e a quello di Ndicka, che si é rivelato niente in tutto, e rivolto alla vita e non al calcio le nostre attenzioni. Read the full story »
Lo sciopero della duplice
Non ripeterò cose ovvie. E cioè che lo sciopero é legittimo atto di protesta promosso dalle organizzazioni sindacali. E che i numeri delle persone che lo hanno adottato sono sempre attendibili, e che i lavoratori che rinunciano a otto ore di paga vanno sempre rispettati. Ma ci sono alcune cose che mi sfuggono. Da anni ormai la triplice sindacale si è trasformata in duplice. Tutte le manifestazioni, le proteste, i documenti vengono firmati dalla Cgil e dalla Uil. La Cisl non aderisce mail. La Uil sempre. Bombardieri é sempre d’accordo con Landini. Non vi é occasione in cui si differenzi. Neppure quando il leader della Cgil invita alla “rivolta sociale”. E quando, come oggi, rileva che compito del sindacato é “rivoltare il Paese come un guanto”, non pensando che chi il guanto o il calzino lo ha invocato se l’é tenuto com’era. Quando Craxi era presidente del Consiglio sosteneva una tesi razionale e cioè che lo sciopero é utile quando si pone un obiettivo realistico da raggiungere. Questo sciopero che obiettivo si é posto? Si é fissato come obiettivo il miglioramento della situazione del pubblico impiego quando diversi contratti sono già stati firmati e la trasformazione della politica industriale del governo, scopo un po’ troppo generico in realtà. In verità lo sciopero più che coi provvedimenti assunti dall’esecutivo (taglio strutturale dell’Irpef e defiscalizzazioni delle assunzioni) é stato proclamato contro il governo, che ha commesso tanti errori (non puntare su una massiccia assunzione di medici e infermieri attraverso l’aumento della spesa sanitaria, non incrementare la spesa per la scuola, ma i vincoli dei nuovi patti europei in relazione al debito italiano obiettivamente li frenano). E lo sciopero politico contro il governo si è trasformato in una giornata di lotta e di rivolta sociale, cogli studenti in primo piano. A Torino, dove in 15-20 mila hanno assistito al comizio dei sindacati, i precari e gli studenti hanno bloccato, prima della manifestazione, Campus Einaudi e Palazzo Nuovo e poi conquistato il palco. Dopo il comizio gli studenti hanno lanciato fumogeni contro la prefettura “nel nome di Ramy”. E bruciato i fantocci di Salvini, Meloni e Cingolani. Gli antagonisti hanno dato assalto alle stazioni. Respinti dalla polizia a Porta nuova, é poi riuscita l’occupazione dei binari a Porta Susa. Nulla di drammatico, ma la tensione sale. I cortei da sciopero sindacale si trasformano in proteste per la Palestina e contro il governo. Di rivoltato come un guanto, così, c’é il contenuto delle ragioni dello sciopero.
Il casino europeo
Che poteri reali ha la Commissione europea? E’ statutariamente un organo di individui contrariamente al Consiglio che é un organo di stati. Ma tutti i 27 paesi della Ue ne fanno parte. Si pensava di limitarne il numero ai due terzi dei paesi aderenti, ma il Parlamento europeo ha soppresso questa novità. Chi sarebbe rimasto fuori? Dunque la Commissione di 27 rappresentanti di altrettanti paesi é non é organo politico? Dipende o non dipende dal Parlamento europeo unica istituzione europea eletta a suffragio universale? No signori. Mescolando rappresentanza nazionale e provenienza politica la Commissione si trova a dover allineare rappresentanti della maggioranza (Socialisti, Popolari e Verdi) con esponenti della minoranza, attribuendo a quest’ultimi anche deleghe importanti e vice presidenze. Intendiamoci subito, sic rebus stantibus gli italiani, cioè il Pd, hanno deciso giustamente di votare a favore della nomina di Raffaele Fitto, che era l’unico italiano proposto. Ma questa situazione che definire kafkiana e dire poco, ha creato una situazione ancor più confusa. Read the full story »
I figli di Grillo
C’erano tutti all’assemblea definita costituente svoltasi a Nova. In realtà un Gsezemani in cui l’Elevato é stato tradito. Senza neanche l’ultima cena. C’erano tutti. Quelli di doppia legislatura che attendevano il via libera per la terza. Quelli che pensano che Giuseppe Conte sia un leader salvifico che li farà resuscitare, non dopo tre giorni, ma dopo tre botte, quelle in Liguria, in Emilia-Romagna e in Umbria. Quelli che son stanchi di pagare il guru che ha inventato, ispirato e trascinato alla vittoria il movimento. Trecentomila euro visto che i suoi spettacoli non vanno bene non sono male per evitare la povertà e il reddito di cittadinanza. C’era Paola Taverna, contiana della prima ora col suo tajurino, c’era l’intellettuale Vito Crimi, l’Appendino, sempre appesa a una chioma folta e nera di capelli. E c’era l’ex presidente della Camera Fico che parla un linguaggio tra napoletano stretto e un vago accento da paese colonia. Tutti coi volti gravi, pensosi. E c’erano i Figli delle stelle, giovani grillini incazzati foraggiati da Danilo Toninelli e non da Alan Sorrenti. Toninelli l’ex ministro delle Infrastrutture che si presentava così: “Sono il ministro. Non si direbbe”. Read the full story »
Riflessioni post elettorali
Dunque ë finita 2 a 0 per il centro-sinistra o, se inseriamo la Liguria, 2 a 1. Se estendiamo il campo a tutte le regioni che hanno rinnovato gli organi finisce 11 a 3 per il centro-destra. Quanto possono influenzare il quadro politico nazionale le tendenze elettorali emerse nelle ultime tre elezioni regionali? I sondaggi delle politiche rilevano ancora una netta prevalenza del centro-destra anche rispetto al campo largo che é come l’Araba fenice: che ci sia ciascun lo dice ma dove sia nessun lo sa. In Emilia-Romagna e in Umbria c’era e il centro-sinistra ha vinto. In Liguria no e il centro-sinistra privato dell’apporto di Renzi, ha perso per un pelo (di Renzi). E dunque, si dice, creiamolo ovunque questo campo e vinceremo. Un momento. In Emilia-Romagna avrebbe vinto anche un campo stretto, viste le proporzioni della vittoria e la tendenza sempre prevalente in questo territorio. In Umbria, come a Perugia, si é semplicemente ricostituita la maggioranza tradizionale, sconfitta solo nelle precedenti elezioni anche per questioni extra politiche. Piuttosto in queste due regioni, in cui è crollata l’affluenza elettorale (addirittura di 27 punti in Emilia-Romagna e di quasi 15 in Umbria), si é affermato solo il Pd con i suoi candidati e le loro preferenze, unico partito organizzato sul territorio, mentre gli alleati, con l’eccezione di Avs ma solo in Emilia-Romagna, hanno fatto flop. Read the full story »