Ottobre: é tempo di scelte
Abbiamo fondato l’Associazione socialista liberale e rilanciato La Giustizia per non essere solo una tendenza di un partito piccolo chiamato Psi. Abbiamo svolto un convegno a Montegrotto, cittadina termale veneta con guida socialista del nostro Riccardo Mortandello, per decidere cosa proporre. Un congresso, la fondazione di un nuovo partito, la confluenza in un altro? Ci siamo riservati di decidere tutti insieme ad ottobre. Dobbiamo ritesserarci al Psi? Facciamo allora il punto, il più possibile obiettivo della situazione. Sul piano interno dopo le epurazioni post elettorali di una parte cospicua degli esponenti autonomisti (cioè di coloro che non accettano un’opera di gregariato politico del Pd), si sono svolti i cosiddetti Stati generali del socialismo italiano, promossi dall’attuale gruppo dirigente del Psi. Questo evento, al quale non é stato invitato a parlare, o a coordinare i gruppi di lavoro, nessuni di noi, si é trasformato in una ennesima conferenza programmatica. Se gli Stati generali avevano il compito di formare un partito più grande, sono stati un fallimento giacché nessuna organizzazione socialista (circoli, associazioni, giornali, riviste) e nessuna personalità autorevole, nemmeno Valdo Spini, che aveva iniziato a frequentare il gruppo dirigente del Psi, ha aderito al progetto. Read the full story »
Orrore Saman
Le testimonianze raccolte dai due detenuti in cella con lo zio di Saman, la ragazza pakistana trucidata perché si era opposta a un matrimonio combinato, e compiuto proprio nella mia provincia, a Novellara, mi fa tremare i polsi. All’omicidio della povera Saman sarebbero stati presenti tutti e cinque i parenti imputati: i due cugini l’avrebbero tenuta ferma e lo zio le avrebbe spezzato il collo. Nella versione di uno dei due, lo zio Danish ha riferito che anche il padre, Shabbar Abbas, avrebbe tenuto ferma la figlia a pancia in giù, mentre fumava, e la madre guardava. Secondo l’altro, invece, quello che dice di aver avuto le confidenze dirette da Danish, la madre avrebbe contribuito a bloccare la 18enne, il padre avrebbe solo assistito. Questo secondo detenuto ha riportato anche quelle che potrebbero essere state le ultime parole di Saman. Un grido disperato di pietà raccolto in un’assicurazione: “Sono disposta ad accettare il matrimonio combinato”. Promessa vana. Allucinante e unico nella sua spietatezza questo feroce omicidio. Un omicidio di famiglia. Non del solo padre. Dello zio, dei due cugini e perfino della madre. Il reato compiuto dalla figlia, il rifiuto del matrimonio combinato, era un tal disonore che poteva ricadere sul padre e la madre, su tutta la famiglia, sugli zii e i cugini, sui nipoti. Andava lavato col sangue. Nessuno si é opposto perciò alla condanna a morte e insieme, tutti insieme, l’hanno eseguita portando con un trucco la ragazza di notte in quel cascinale, troncandole la vita e seppellendola dove poi hanno rintracciato il suo corpo. Read the full story »
Napolitano e Craxi
Nel decennale della morte di Bettino Craxi, avvenuta nella solitudine di Hammamet il 18 gennaio del 2000, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrisse una lettera ad Anna Craxi e definì l’ex segretario del Psi un uomo vittima di una magistratura “di una durezza senza uguali”. Ricordò anche una delle decisioni della Corte europea di Strasburgo che annullarono alcune sentenze di condanna di Craxi perché emesse “senza giusto processo”. Fu il solo presidente della Repubblica a prendere posizione sul caso C. Gliene va dato merito. Anche se, com’è accaduto quasi sempre nella storia del Pci, si tratta di una posizione tardiva. Terracini molto tardi ammise che la scissione di Livorno, della quale fu uno dei protagonisti, era stata un errore. Il Pci riconobbe, consentendo il rientro di Terracini che con la Ravera l’aveva contestato, che anche il patto Ribbentrop-Molotov del 1939 era stato un errore. Gli ex comunisti in coro sostengono che la posizione di Togliatti di assoluzione dei carri armati sovietici in Ungheria nel 1956 era stata un errore e che aveva ragione Nenni. E che pure il primo centro-sinistra era un progetto largamente innovativo e la scelta della revisione della scala mobile anche e che il referendum berligueriano l’ennesimo errore e che l’intervento ONU in Iraq era giustificato dal momento che il governo D’Alema partecipò a quello Nato in Serbia. Dunque anche la figura di Craxi si apprestava all’ennesima riabilitazione postuma. Napolitano però ebbe l’indubbio merito di essere un anticipatore . Divenne post comunista prima della Bolognina, divenne riformista subito dopo capeggiando con Macaluso, Chiaramente, Lama una corrente propensa ad accettare l’unità socialista. Da presidente della Repubblica fu un arbitro generalmente imparziale. Tanto che fu il primo ad essere rieletto praticamente all’unanimità. Era il preferito di Giorgio Amendola, il primo che negli anni sessanta lanciò un progetto che tendeva a superare l’identità comunista e a formare coi socialisti una sorta di partito del lavoro. Vogliamo ricordarlo così il giorno dopo la sua scomparsa noi socialisti e rendergliene onore.
Migranti: un esodo?
Il flusso migratorio verso l’Italia, porto naturale per coloro che provengono dall’Africa, non é, almeno al momento, un esodo. Lo confermano tutti i dati del Viminale. Vediamoli. Risulta che dal primo gennaio del 2023 all’8 settembre siano sbarcati 127.207 migranti. Difficilmente supereremo il record di 181.436 del 2016. Il fatto é che l’anno dopo ci fu una svolta. Nel 2017 la cifra scende infatti a 119.369. Quell’anno il governo italiano, nel tentativo di contrastare l’immigrazione irregolare in arrivo soprattutto dalla Libia, approva il decreto Minniti, che prevede regole più severe in tema di migrazione, oggi contestate, al pari del jobs act, dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Tra queste la creazione di 20 centri per l’espulsione di stranieri non in regola. È anche l’anno del memorandum firmato tra il premier Paolo Gentiloni e il primo ministro libico Fayez al Serraj, che rafforza la cooperazione tra i due Paesi anche in ottica di limitare le partenze dalla Libia. Read the full story »
Quello che Barbero dimentica
Alessandro Barbero é anche uno storico televisivo. Non é semplice unire le due caratteristiche. Molti storici, studiosi e scrittori di migliaia e migliaia di pagine ormai anche ingiallite, non sono personaggi televisivi. Per esserlo non basta sapere, bisogna anche saper comunicare. E farlo in modo chiaro, sintetico e diretto. Alternando date e ragionamenti seri con battute, paradossi e commenti ironici per attirare l’attenzione anche di chi storico non é. Orbene, Barbero, questo fa. E lo si ascolta sempre volentieri. Read the full story »
Io dò i satelliti a te e tu i missili a me
“Mentre noi siamo qui a parlare sul Grappa si muore”, ebbe a dire Turati alla Camera dopo Caporetto e alla luce della sua conversione a combattere una guerra di resistenza all’invasore austro tedesco. Vale per noi. Mentre parliamo, in Ucraina c’é gente che muore per difendersi da una barbara aggressione. Che non accenna a placarsi, perché come ha ieri ripetuto il contestato ministro della Difesa Soighu, e anche i sordi ormai l’hanno capito: “L’unica soluzione é la vittoria della Russia”. Proprio ieri a testimonianza della mancata disponibilità a qualsiasi trattativa Putin ha incontrato il dittatore della Corea del Nord Kim. L’incontro tra il presidente russo e il leader nordcoreano si é svolto nel cosmodromo di Vostochny: lo zar ha promesso “tecnologia spaziale”, il Maresciallo ha mostrato la sua mercanzia facendo sparare due missili dalla Nord Corea. Un baratto che dimostra la volontà di Putin di proseguire ad ogni costo la guerra all’Ucraina. Kim ha offerto aiuto alla battaglia che ha definito “sacra” della Russia contro le potenze occidentali con un riferimento indiretto alla guerra in Ucraina. Putin ha fatto un brindisi al “rafforzamento della cooperazione” con la Corea del Nord e Kim ha risposto con un augurio di “nuove vittorie per la Russia”. Gli Stati Uniti hanno già affermato che un accordo militare tra i due leader isolati condurrebbe a un inasprimento delle sanzioni. L’Onu ha vietato alla Nord Corea di vendere armi all’estero e la Risoluzione 2270 proibisce a Pyongyang di collaborare con qualsiasi altro Stato membro nel campo dei missili balistici “anche se si tratta di lanciare satelliti o veicoli spaziali”. Quella risoluzione venne approvata con il sì della Russia. Evidente che lo scenario sia cambiato e così anche la decisione del leader russo di contraddire se stesso. Putin si è lanciato nell’avventura ucraina e ora è stretto dalle sanzioni occidentali e dalla controffensiva della resistenza ucraina: necessita ora di un partner che condivida la guerra anche offrendo armi (cosa che non ha fatto la Cina). Ora, oltre che sul campo, occorre che si accenda, ma é già in corso, un’attività diplomatica fertile per approfittare di tutte le differenze e anche delle smagliature che il fronte filo russo o anche neutrale può registrare L’incontro di Biden col vice premier cinese Li Qiang nel corso del G20 di ieri l’altro che si é svolto a Nuova Delhi va in questa direzione così come l’incontro tenuto dal presidente americano con il presidente indiano Modi. Staccare decisamente la Cina e l’India dal fronte più o meno anti ucraino potrebbe essere decisivo. Non penso che i governi delle due nazioni saranno insensibili neppure di fronte al baratto di armi e satelliti tra Russia e Corea del Nord. Nel documento finale del G20 c’é una frase condivisa anche da Cina e India che dice: “Tutti gli Stati devono astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza per perseguire l’acquisizione di territori contro l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”. Nessun accenno all’Ucraina. Ma a buon intenditor poche parole. Qualcosa si sta muovendo e può essere che il ricorso a Kim da parte di Putin sia solo la testimonianza di un nuovo e pericoloso isolamento, più che di un allargamento delle sue alleanze.
Compagno Allende non morirai mai
Avevo anche scritto una canzone dopo il colpo di stato in Cile. Nel 1973 suonavo la chitarra e avevo anche composto un gruppo musicale prevalentemente folk. “Compagno Allende”, diceva la canzone, “non morirai mai, resterai il simbolo di libertà”. Ero rimasto sconvolto da una violenza criminale scatenata contro un governo democratico, che aveva avuto la fiducia del popolo alle elezioni del 1970. Era una via democratica al socialismo che sfidava il metodo castrista e anche quello sovietico. Era il metodo dei socialisti democratici. Per di più Allende era un socialista che capeggiava un governo di Unitad popular che gli Intillimani celebravano così: “Pur que sta vez non se trata de cambiar un presidente sera el pueblo che construja un Chile bien differente”. Mi capitò anche di parlare, poco dopo, in un palasport strapieno e gli altri movimenti giovanili concessero proprio a me il privilegio di intervenire anche a nome loro. In fondo era giusto così. Allende era socialista come me. E c’era Rafael Alberti e appunto gli Intillimani che da allora accompagneranno con le loro musiche tutte le manifestazioni pro Cile. Read the full story »