Il bicchier d’acqua in tempesta
Il voto della Camera sulla responsabilità civile dei magistrati, pur inserito improvvisamente in un provvedimento diverso da una legge di riforma della giustizia, rappresenta un fatto nuovo e coraggioso. Finalmente anche nel Pd l’ala liberale si è fatta sentire. Poco importa che per taluni la motivazione sia stata un’altra, un segnale di insoddisfazione a Renzi, quel che conta è che i favorevoli alla responsabilità civile siano stati per la prima volta superiori ai contrari, compresi una parte significativa di deputati del Pd. Il tema non è nuovo. L’introducemmo noi col referendum del 1988, voluto da Martelli e da Pannella. I favorevoli furono più dell’ottanta per cento. Poi una legge della Camera, votata anche da noi, ma non dai radicali, introdusse la responsabilità indiretta e un meccanismo talmente farraginoso da renderla impossibile. Fu un errore anche nostro, al quale abbiamo rimediato sostenendo i referendum radicali.
Da allora siamo stati più volte richiamati dalla Corte europea, essendo l’Italia l’unico paese in cui le norme sulla responsabilità civile sono in distonia con quelle comunitarie. Una cosa è l’indipendenza, altra l’impunibilità. Non riesco proprio a comprendere le reazioni di Vietti e del CSM che in nome di un principio costituzionale invocano di fatto l’impossibilità del Parlamento a legiferare sulla giustizia. Ha ancora una volta ragione il presidente della Repubblica Napolitano che invita i magistrati a non confondere indipendenza e privilegio. Bene hanno fatto i socialisti alla Camera a votare a favore dell’emendamento e ancora una volta bene ha fatto il senatore Buemi ha sostenere che assumerà analoga posizione quando la legge approderà al Senato.
Stona quell’enunciazione di Renzi che, dopo aver minimizzato il voto, definendolo “una tempesta in un bicchier d’acqua”, rinvia la questione al Senato, annunciando modifiche. Questa eventualità sarebbe sì una tempesta e non in un bicchier d’acqua. Vedo già l’ennesimo tentativo di difendere l’anomalia italiana. Rinviare la questione all’annunciata riforma sulla giustizia, prendere tempo, chiedere ai partner di governo intanto di soprassedere. Dico subito che i nostri tre senatori non devono abboccare. Su queste questioni non si scherza e non si media. La strategia politica può anche essere quella di guardare al Pd, ma con le nostre idee, con la nostra testa. E col coraggio che merita la nostra storia. Noi eravamo, siamo e saremo per un giustizia giusta, europea, di stampo liberale. Siamo per la responsabilità civile anche dei magistrati e per la separazione delle carriere. Buemi ed io presentammo alla Camera nel 2007 una proposta di legge organica sulla giustizia, che conteneva questi due principi. Dobbiamo restare fermi lì. E fare in modo, per ora, che il bicchier d’acqua di Renzi resti in tempesta.
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