Magda Olivero e Reggio Emilia
Personalmente l’ho conosciuta nel corso di una riunione del circolo Verdi che si tenne in via Zandonai nel 1998, durante la quale dovevo tenere una conferenza sulla Traviata. Parlare di Violetta davanti a Magda Olivero non era facile. Lei, che di Violette ne aveva interpretate tante, mi osservava interessata mentre commentavo i passaggi di un video dove l’interprete principale era la romena Angela Gheorghiu, di oltre cinquant’anni più giovane di lei. Poi mi venne un’idea. Dovevo commentare la lettera di Germont a Violetta che, come tutte le lettere, tranne quella di Falstaff, viene recitata e non cantata. E le chiesi di recitarmi quell’E’ tardi… Con drammatica solennità. Lo fece con inusitata sapienza, come se fosse a teatro. Come sempre. Mi bastò quella frase per capire la sua grandezza. Ma anche la sua modestia e disponibilità, che si addice a pochi. Magda Olivero è stata una dei più grandi soprani del Novecento. E dispiace che i giornali e le televisioni le abbiano riservato così poco spazio. Paolo Isotta ben ne descrive l’estro nel suo pur stringato ricordo pubblicato dal Corriere, definendola “la più grande Adriana Lecouvreur della storia del novecento”. Eppure Magda, nata a Saluzzo nel 1910, e morta dunque a ben 104 anni suonati d’età, ha conosciuto tutto il repertorio lirico italiano. Il suo debutto risale al 1932 in un’opera moderna di Nino Cattozzo, “I misteri gaudiosi”, ma fu il 1938 che segnò il suo trionfo. Fu Mimì al teatro La Scala di Milano, ruolo che interpretò l’anno dopo al teatro Municipale di Reggio Emilia con al fianco il giovane tenore Ferruccio Tagliavini, che in quel ruolo aveva debuttato l’anno prima a Firenze. Quella Bohème veniva allestita l’anno dopo la riapertura del teatro, chiuso per tredici anni a causa di motivi economici e riaperto nell’ottobre del 1938 con una Tosca diretta da Antonino Votto. Magda, nello stesso 1939, interpretò anche il ruolo di Liù nella Turandot che andò in scena nell’ottobre, ma era già conosciuta a Reggio per avere cantato proprio Traviata nell’estate del 1938 (la cantò anche nel 1940 sempre al Municipale) col Carro di Tespi al campo Mirabello. Il Carro di Tespi era un sontuoso teatro viaggiante che veniva montato d’estate negli stadi e nelle piazze italiane. Magda fu ancora a Reggio nel 1952 e ancora in Bohème nella stagione di Primavera e due anni dopo, nel 1954, fu Manon nell’opera di Puccini, che ben sapeva esaltare le sue doti drammatiche. In Italia e nel mondo non si contano i suoi trionfi, solo interrotti, dopo il matrimonio con l’industriale Aldo Busch, da un decennio di inattività. Nel 1951 fu lo stesso Cilea a volerla di nuovo in teatro per la sua Adriana, pensando che senza di lei quella parte fosse senza eguale protagonista. Il suo debutto negli Usa è tardivo, solo nel 1967 in Medea, mentre al Metropolitan interpretò Tosca a 65 anni, nel 1975, per dare poi l’addio alle scene solo nel 1981, a ben 71 anni. Ne aveva ancora più di trenta da vivere. Sempre vicina a Reggio volle spesso essere ospite delle trasmissioni del giornalista Gian Matteo Sidoli, e non smise mai di cantare e di insegnare. Innamorata della musica se n’é andata forse come Adriana, una donna di teatro come lei, respirando viole profumate. Non velenose, ma garbatamente odorose, come la Primavera.
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