Il Psi e le banche
Già da tempo abbiamo sollevato il problema e abbiamo fondato, lo ha fatto Angelo Santoro con altri nostri compagni, l’associazione Interessi comuni per sensibilizzare tutte le autorità preposte agli abusi del potere finanziario. L’Avanti ha dedicato un suo spazio specifico a questo tema. Santoro e l’avvocato Biagio Riccio, uno degli esperti più apprezzati in Italia di diritto bancario, hanno raccolto i loro interventi in un libro presentato al Senato e in mezza Italia. I senatori socialisti hanno presentato due proposte di legge, una sui guadagni bancari attorno ai fallimenti e l’altra sulla centrale rischi ove, se un cliente entra, più non esce.
Mercoledì mattina al Senato il Psi presenterà le sue proposte in merito alla riforma del sistema bancario e con riferimento alla recente vicenda delle quattro banche e in particolare delle gravissime conseguenze determinate agli obbligazionisti. L’Avanti seguirà quella conferenza stampa e dedicherà ampio spazio all’iniziativa, che è diventata oggi di pressante attualità. La vicenda che ha interessato le quattro banche (le Casse di Risparmio di Ferrara e Chieti, la Banca delle Marche e la Banca dell’Etruria) mette in risalto essenzialmente tre ordini di problemi.
Il primo riguarda il rapporto con gli ordinamenti europei e in particolare col cosiddetto Bail in, che prevede di non intervenire col soldi pubblici per salvare le banche, mettendo a rischio non solo gli azionisti, ma anche gli obbligazionisti e i correntisti con conto superiore ai centomila euro. Si tratta di una normativa recepita dal Senato italiano e non ancora dalla Camera, chiaramente incostituzionale. E che i socialisti intendono avversare, almeno nel punto che concerne il prelievo sui conti correnti. Teniamo presente che la Germania ha impiegato addirittura 250 miliardi di fondi pubblici per salvare le sue banche acquistandone azioni, che la Spagna ne ha impiegati 50 per lo stesso motivo, mentre l’Italia ha prestato 4 miliardi al Monte dei Paschi e li ha riavuti indietro con gli interessi.
Ammettiamo anche che sia giusto, d’ora in avanti, questo comportamento. Resta il fatto, e questa è la seconda questione, del discutibile motivo che ha spinto il governo a non tutelare anche gli obbligazionisti attraverso lo stesso meccanismo messo in atto per tutelare i correntisti e cioè con l’intervento delle altre banche attraverso il Fondo interbancario, che è assolutamente lecito. Bastava alzare l’asticella comprendendo anche i 790 milioni dei 10.500 risparmiatori obbligazionisti. Perché non lo si è fatto? Che c’entra Bruxelles, visto che si sarebbe trattato di soldi privati e perché lo avrebbe dunque vietato? Il terzo tema ricorda la mancata vigilanza. Possibile che la Consob è la stessa Banca d’Italia si accorgano sempre delle difficoltà delle banche solo quando esse sono ormai prossime al collasso? E legata a questa questione ve n’é un’altra. Possibile che gli organi di vigilanza non abbiano emesso norme chiare sull’acquisto delle obbligazioni e sui modi spesso truffaldini coi quali vengono vendute ai clienti?
Adesso si è deciso l’arbitrato e anche la commissione di indagine parlamentare. Bene la seconda, ma sulla prima esprimo il seguente dubbio. Visto che si intende stabilire quali sono i risparmiatori che non avevano conoscenza della natura dell’investimento, quanti saranno quelli che sosteranno, contro il loro interesse, di essere stati consapevoli e di avere rischiato dopo averne avuto corretta conoscenza da parte della banca? Visto che un arbitrato implica poi l’esistenza di due parti, da chi sarà rappresenta l’altra parte visto che le banche in questione sono tutte commissariate? E poi, eventualmente, chi avviserà quel povero pensionato suicida, che le sue obbligazioni saranno in toto o in parte rimborsate e che il suo suicidio, dunque, se lo poteva risparmiare?
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