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Allarme democratico

29 Gennaio 2011 1.219 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Una considerazione sullo stato delle cose e una sulla possibile conseguenza. La magistratura ha nelle mani il presidente del Consiglio, il quale si difende con un attacco senza precedenti alle toghe rosse in diretta televisiva. Un noto giornalista televisivo, intelligente, ma schierato politicamente, annuncia di scendere in piazza con un altro famoso predicatore per inneggiare alla procura di Milano, mentre il presidente della Camera è oggetto di un’offensiva politica sulla vendita di una casa a Montecarlo alla quale si prestano il ministro degli Esteri e il presidente del Senato. Dal canto loro il Csm e l’Anm gridano alla violazione della Costituzione. Siamo di fronte alla più grave crisi istituzionale e di poteri della storia repubblicana, solo paragonabile a quella del cosiddetto biennio giudiziario del 1992-94. E ci sono anche gli stessi protagonisti di allora, le stesse accuse, gli stessi slogan, le stesse chiamate in piazza, lo stesso identico clima. Con una sola non marginale differenza. E cioè che mentre i partiti di allora erano ormai alla frutta, Berlusconi e la sua coalizione tengono ancora e pare riescano a convincere, ancora, la parte prevalente degli italiani. La possibile conseguenza della fine del berlusconismo (se ci sarà, ma prima o poi ci sarà)  la vedo chiara.  Non ci sarà un’alternativa politica di sistema al berlusconismo. Ci sarà il crollo di un sistema. Come avenne allora, a seguito del crollo del muro di Berlino e della fine, in Italia, del Pci. Questo sistema è nato in quelle circostanze e fu accellerato dell’indagine di Mani pulite. Come il vecchio sistema politico, che era fondato sull’alternativa tra comunismo e anticomunismo, si sgretolò dopo la fine del comunismo, questo sistema, che è fondato sul contrasto tra berlusconismo e antiberlusconismo, si sfalderà con la fine del berlusconismo. E forse, solo allora, si capirà tutto il tempo perduto. E si comprenderà che le identità politiche italiane ed europee non erano da affossare, ma solo da rinnovare. Che l’Italia è un paese europeo e non americano o africano. Che c’è bisogno di soggetti democratici che rappresentino delle storie. E che l’eterna anomalia italiana, prima costituita dalla mancanza di un’alternativa democratica per la presenza del più forte partitio comunista d’Europa in Italia, e  poi da soggetti politici inesistenti altrove e dal doppio conflitto d’interessi di Berlusconi e della magistratura, dovrà lasciare il posto, finalmente, alla politica.

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